Chelidonium majusChelidonium majus (L., 1753), comunemente nota come celidonia, è una pianta erbacea, spontanea in Italia, appartenente alla famiglia delle Papaveraceae[2]. EtimologiaIl nome deriva dal greco chelidòn (= rondine), secondo Maurice Mességué perché porzioni di pianta vengono strofinate dalle rondini sugli occhi non ancora aperti dei piccoli. Il latice caustico aprirebbe i lembi di pelle consentendo ai rondinini di vedere. DescrizionePianta erbacea perenne, alta da 30 a 90 cm, a fusto ramificato e a nodi ingrossati. ![]() ![]() ![]() Le foglie sono lobate, alterne, imparipennate, color verde-bluastro, più chiare o grigie nella pagina inferiore. I fiori hanno calice composto da due sepali caduchi e corolla con 4 petali gialli, venti stami, ovario supero. Il frutto, allungato, apparentemente una siliqua, in realtà è una capsula, ovvero un frutto secco deiscente che deriva da un ovario pluricarpellare. Un esempio di capsula lo si può trovare nel Papaver somniferum, definito anche papavero da oppio. Dai rametti spezzati esce un latice giallo-arancio che è uno dei tratti inconfondibili della pianta. Il colore è dovuto ad un alcaloide benzilisochinolinico contenuto nel latice stesso, definito chelidonina. Esposto all'aria, il lattice si ossida rapidamente e scurisce. Distribuzione e habitatHa un areale centrato nel bacino del Mediterraneo ma la si può trovare anche in Europa Settentrionale e Russia europea. Cresce spontaneamente nei boschi e nelle zone abbandonate. Viene considerata un'indicatrice di presenza di composti azotati. Cresce anche nei giardini e nelle aiuole, e ricresce ogni anno, per cui è considerata infestante. UsiFitoterapia
AltroUsata nel secolo XVIII come pianta decorativa, per aiuole, forse per il colore delle foglie. È evitata dalle bestie da pascolo, per il sapore acre e disgustoso. È pianta visitata dalle api. Note
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