Chalcides ocellatus
Il gongilo (Chalcides ocellatus Forsskål, 1775) è un piccolo sauro appartenente alla famiglia degli Scincidi. DescrizioneDa adulto, può raggiungere i 30 cm di lunghezza ma solitamente restano più piccoli. Ha una testa piccola, corpo cilindrico, e cinque dita su ciascun piede. Le zampe sono poco usate e di solito si muove serpeggiando. I gongili sono molto agili e si trovano spesso nelle zone aride.[1] È strettamente imparentato con il Chalcides colosii, che in precedenza era considerato una sua sottospecie.[2] C. ocellatus è notevole per la presenza di ocelli e per la sua enorme varietà di pigmentazione. BiologiaLe femmine di queste specie danno alla luce 3-10 piccoli vivi. Preda vari insetti inclusi quelli con un esoscheletro coriaceo ed aracnidi, ma si nutre anche di lombrichi, larve, porcellini di terra e tutta una vasta gamma di altri artropodi. Mangia inoltre frutta dolce, uova bollite, pezzi di carne, pane e pasta, foglie di diversi vegetali (come la lattuga o il broccoletto). È fortemente sinantropico e si può trovare abbastanza facilmente nei pressi di case dotate di giardino con una vegetazione più o meno abbondante. Tollera la presenza con altre specie animali pacifiche, come Testudo hermanni. È diurno e se spaventato scappa silenziosamente nascondendosi tra le fronde delle piante o sotto diversi oggetti, principalmente in delle buche precedentemente scavate o sotto delle grosse rocce. Trascorre il letargo invernale sotto terra o sotto grandi massi. Distribuzione e habitatÈ presente in Grecia (incluso Peloponneso), Sardegna, Sicilia, Malta[3], Nord Africa, Turchia, Cipro, Vicino Oriente[4][5][6], e più in generale in quasi tutto il Mediterraneo. Nel 1736 è stato introdotto nel Parco della Reggia di Portici. Frequenta luoghi soleggiati ed aridi, aree sabbiose, macchia mediterranea costiera o nell'entroterra, vigneti, campagne, zone rocciose[7], oliveti, muretti a secco. TassonomiaNe esistono 6 sottospecie:[6]
ConservazioneÈ disturbato dalla presenza umana nei suoi habitat. Sebbene considerato a rischio minimo dalla Lista rossa della IUCN[9], è protetto dalla Convenzione di Berna (Allegato III)[7]. Il gongilo nella cultura popolare sicilianaMolti dei nomi dialettali siciliani del gongilo (tiru, tiruni, tiraxiatu, tiraciatu, tiruneddu) fanno riferimento a una presunta capacità di "tirare", ossia bloccare, il fiato ad altri animali, esseri umani compresi. In particolare è diffusa la falsa credenza popolare che il gongilo sia attratto dai lattanti, più precisamente dal latte che quest'ultimi ingeriscono, e che possa soffocarli entrando loro in gola[10]. Tuttavia esiste anche una leggenda che attribuisce al gongilo un ruolo positivo, infatti durante la notte sveglierebbe con la coda gli uomini in pericolo.[11] Una differente ipotesi etimologica vorrebbe invece far discendere il nome tiru dalla velocità con cui il rettile è in grado di scappare («più veloce di un tiro di schioppo»), mentre il nome tiraciatu deriverebbe dal fatto che le persone tratterrebbero il fiato per lo stupore durante le improvvise apparizioni e rapide scomparse del gongilo tra i loro piedi[12]. Per il colore della pelle simile a quello delle sardine (azzurro argentato), nella zona di Castelvetrano è invece denominato sardazza. Anche nel ragusano è chiamato con un nome simile: cuocciu i sarda. Il nome pisci lavuraturi deriverebbe invece dalla capacità di scavare rapidamente cunicoli nel terreno per nascondersi[13]. Note
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