Cerithium vulgatum
Cerithium vulgatum Bruguière, 1792 è una specie di molluschi gasteropodi della sottoclasse Caenogastropoda.[1] DescrizioneCerithium vulgatum, chiamato anche Torretta comune o più semplicemente Torretta,[2] ha una conchiglia medio-grande, solitamente fra 30 e 60 mm, anche se alcuni esemplari possono raggiungere gli 80 mm.[3] La conchiglia ha una forma turriculata allungata che negli esemplari adulti può avere fino a 11 spirali leggermente convesse. L'apertura è ovale e inclinata rispetto all'asse del corpo di circa 65°. Il labbro esterno è svasato e ispessito sul bordo. Canale sifonale ampio ma corto e leggermente arcuato verso il dorso. Labbro columellare arcuato, con callo marcato. La protoconca è di circa tre giri. La scultura assiale comincia dopo la protoconca ed è composta da una serie di noduli e tubercoli posti al centro delle spire. I tubercoli possono essere arrotondati o appuntiti in funzione del morfotipo. La colorazione è molto varia con il fondo che va dal grigio cenere al beige con striature dal marrone chiaro al marrone scuro-rossiccio al nero.[4] La Torretta è un mollusco vagile ed il suo habitat preferito sono i fondali rocciosi, ma può trovarsi anche su u fondi mobili (detritici o fangosi) e nelle praterie di Posidonia.[5] Alcuni studiosi hanno osservato che il Cerithium vulgatum può presentare variazioni morfologiche in funzione del tipo di fondali. In particolare, gli esemplari che vivono su fondali detritici o fangosi) presentano conchiglie più allungate e con scultura assiale poco pronunciata, mentre le specie presenti su fondali rocciosi hanno conchiglie più piccole e con scultura assiale molto pronunciata.[6] Tutte le specie di Cerithium si alimentano di detriti algali, ma la maggior parte sembra pascolare su diatomee e microalghe piuttosto che su pezzi più grandi di alghe.[7] Reperti fossili di cerithium vulgatum, sono stati rinvenuti a partire dal Miocene in cui la specie era già diffusa in tutto il Mediterraneo. In Italia reperti fossili sono stati rinvenuti in varie località: in Emilia, in val d'Arda, nelle marne di Castell'Arquato di Lugagnano e nel rio Riorzo, nel Tabianiano della Tagliata e nell’Astiano di Zappolino, nel Piacenziano del rio Cianca e nella Terramara di Gorzano, nel Tortoniano di Montegibbio e Cà di Serra, nel Tortoniano di Stazzano, nell’Astiano in varie località dell'antico bacino Ligure-Piemontese e del Piacentino.[8] DistribuzioneQuesta specie è distribuita nell'Atlantico nord-orientale e nel Mediterraneo.[8] Nel Mediterraneo è molto comune nella zona intertidale e infralitorale fino a 30 m. di profondità.[6] TassonomiaIl Cerithium vulgatum venne definito per la prima volta dal naturalista francese Jean-Guillaume Bruguière nel 1792 nell’Encyclopédie méthodique par ordre des matières. Questo mollusco possiede una notevole variabilità interspecifica che ha spinto molti autori, fra cui Locard, Monterosato e Nordsieck a definire una grande quantità di specie e sottospecie che attualmente sono considerati dei sinonimi dell'unica specie considerata valida, il Cerithium vulgatum.[9] L’unica sottospecie attualmente accettata come valida è il Cerithium vulgatum mazaravallensis Cecalupo, 2003.[1] Note
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