Centaurea benedicta
Il cardo santo (Centaurea benedicta (L.) L., 1763) è una pianta erbacea, angiosperma dicotiledone, annuale, appartenente alla famiglia delle Asteracee.[1][2] DescrizioneQuesta pianta è alta 10–60 cm, e in condizioni favorevoli può anche arrivare al metro; la radice è gracile e fistolosa, i fusti e rami sono angolosi grigio-rossastri o anche aracnoideo-pubescenti, con peli più o meno ghiandolosi. Il caule è eretto e i rami più lunghi del fusto principale sono ridotti spesso ad un capolino. La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie.[3] FoglieLe foglie inferiori sono brevemente picciolate, grandi con forme da lirate a pennatosette, a lobi triangolari e dentati; i lobi e i denti finiscono in una spina. Quelle basali sono lunghe 30 cm con 4 - 6 coppie di segmenti; le caulinari sono lunghe fino 10 cm, larghe la metà, sessili, un po' scorrenti sul fusto, sinuato-dentate, spinose, leggermente coriacee, con nervature bianche anastomizzate. Le ultime in alto sono lunghe 8 – 12 cm, larghe 2 – 3 cm. La superficie delle foglie è verde, da bianco-lanosa a sparsamente pubescente. InfiorescenzaIl capolino è avvolto completamente dalle foglie superiori (foglie bratteali a forma lanceolata larghe 8 mm e lunghe 30 mm). Il periclinio (involucro a forma ovoidale con un diametro di 20 mm) è formato da numerose brattee, le esterne sono simili alle foglie caulinari ovali, lanceolate e verdi, le mediane sono larghe fino a mezzo centimetro e terminano in un'appendice spinosa, breve e semplice; le altre sono più strette ed hanno l'appendice spinosa lunga e pennata, rossiccia, diretta in fuori. Tutte sono glabre e verdi sulla faccia esterna, bianche lucenti sulla parte opposta, al posto della spina si trovano inseriti peli lunghissimi che avvolgono il capolino. FioriI fiori in genere sono tubulosi (del tipo actinomorfi)[4], e sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (ogni verticillo ha 5 elementi). I fiori sono inoltre ermafroditi e fertili. Molto raramente sono presenti dei fiori periferici radiati e sterili.
FruttiIl frutto è un achenio cilindrico, lungo quasi un centimetro (6 – 8 mm) e largo 3 mm, bruno, lucente e con fitti solchi paralleli longitudinali (circa 20), tagliato obliquamente alla base, con ilo laterale. Il pappo è formato da due serie ben distinte di setole (in quella esterna le setole sono più lunghe dell'achenio; in quella interna le setole sono più brevi dell'achenio). SemiI semi sono lunghi meno di mezzo millimetro e sottili. Biologia
Distribuzione e habitat
TassonomiaLa famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[7], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[8] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[9]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1] La tribù Cardueae (della sottofamiglia Carduoideae) a sua volta è suddivisa in 12 sottotribù (la sottotribù Centaureinae è una di queste).[10][11][12][13] Il genere Centaurea elenca oltre 700 specie distribuite in tutto il mondo, delle quali un centinaio sono presenti spontaneamente sul territorio italiano. FilogenesiLa classificazione della sottotribù rimane ancora problematica e piena di incertezze. Il genere di questa voce è inserito nel gruppo tassonomico informale Centaurea Group formato dal solo genere Centaurea. La posizione filogenetica di questo gruppo nell'ambito della sottotribù è definita come il "core" della sottotribù; ossia è stato l'ultimo gruppo a divergere intorno ai 10 milioni di anni fa.[12][13][14][15] La Centaurea benedicta appartiene al gruppo delle centauree le cui brattee (o squame) dell'involucro terminano con delle rigide spine a forma pennata o palmata e il pappo è formato da due serie ben distinte (in quella esterna le setole sono più lunghe dell'achenio; in quella interna le setole sono più brevi dell'achenio). (In base alla suddivisione proposta da Pignatti[3]). Questa suddivisione comunque è priva di valore tassonomico ma puramente di comodo dato il grande numero di specie spontanee presenti sul territorio italiano.[16][17] Specie similiPuò essere confusa con:
Principi attiviContiene glucosidi amari quali cnicina, olio etereo, zuccheri, mucillagini, sostanze tanniniche, resinose e gommose, lascia abbondanti ceneri con presenza di salli di potassio, calcio e magnesio.[18] UsiViene utilizzata in fitoterapia, la pianta essiccata intera (tolte le parti più grandi e del fusto) e fiorita, ha con proprietà amare, toniche, stimolanti, emagoghe, diuretiche, diaforetitiche, il sovradosaggio provoca bruciori tracheo-esofagei, vomito e coliche accompagnate da diarrea. È sconsigliata in chi soffre di ipercloridria o con lesioni renali. Viene inoltre utilizzata anche in liquoreria. RaccoltaUn tempo anche coltivata, con semina ad aprile in file con sesto di 60–70 cm x 30 cm. Le piante venivano tagliate all'inizio fioritura in estate, con possibilità di effettuare un secondo sfalcio in autunno.[19] Note
Bibliografia
Voci correlateAltri progetti
Collegamenti esterni
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