BONUS CUM BONIS NOCENS NOCENTIBUS Trinciato merlato innestato di rosso e d'argento di dieci pezzi, a sei crescenti volti, ordinati in bande, tre e tre, dell'uno e all'altro.
I Cenci sono una delle più antiche famiglie romane dal passato potente ed illustre.
Famiglia romana tuttora esistente, dal 1775 Cenci Bolognetti.
Il maschio primogenito porta i titoli di Principe di Vicovaro, Conte, Patrizio Romano, Coscritto, Nobile di Tivoli e di Bologna mentre gli altri membri della famiglia portano i soli titoli di Patrizio Romano, Nobile di Tivoli e di Bologna.
Sin dall'IX secolo parteciparono attivamente alla vita politica del libero comune di Roma difendendone l'autonomia anche con sacrificio della vita. Furono ricevuti negli Ordini di Malta e di Santo Stefano.
L'origine della famiglia Cenci si fa risalire alla gens Cincia (Marco Cincio Alimento autore della Lex Cincia donis ac muneribus, Lucio Cincio Alimento). Tra i suoi membri si trovano, Cardinali, Legati Pontifici, Governatori, Podestà, prelati, letterati, uomini d'arme, diplomatici e uomini politici dello Stato Pontificio. Alla famiglia Cenci è stato anche attribuito papa Giovanni X (914-928). In età medievale, membri del casato ricoprirono vari incarichi pubblici tra i quali la carica di Senatore di Roma e di Prefetto di Roma. Risultava composta di vari rami fin dal sec. XI.
Nell'archivio Cenci, oggi presso l'Archivio di Stato di Roma, sono custoditi documenti di famiglia risalenti al XII secolo.
I Cenci risultano imparentati con diverse famiglie romane tra cui i Crescenzi. Tuttavia l'uso molto comune del nome Cencio e dei crescenti in alcuni stemmi nell'area romana, presenta ancora incertezze sulle relazioni tra le famiglie e sulla riconducibilità ad un medesimo capostipite.
Storia
Si ritiene che il capostipite della famiglia fu Stefano, Prefetto dell'Urbe[1] e padre del Cencio che, nella notte di Natale del 1075, rapì il Papa Gregorio VII; altri li fanno discendere dal senatore di RomaGrisotto di Cencio vissuto nel 1148[3].
La famiglia possedeva una torre ed un balneum almeno dal XIII secolo; da essi prese nome il Monte dei Cenci[4][5] sorto, come si riteneva secondo una teoria ormai senza fondamento, sulle rovine, del teatro di Cornelio Balbo[6]. Nel 1554 ottennero il patronato sulla chiesa di S. Tommaso, costruita nel medesimo complesso.
Già nel Rinascimento la famiglia annoverava circa duecento componenti, divisi in quattro rami[7].
Ramo di Arenula
Tra i vari rami il più noto è quello detto di Arenula dal rione dove ebbero le loro abitazioni: non risiedendo lontano dal Tevere e dall'Isola Tiberina, essi diedero poi nome ad un tratto di Lungotevere.
I Cenci di Arenula, sin dal secolo XIII, ebbero membri che ricoprirono cariche cittadine come facenti parte della nobiltà municipale.
A questo ramo appartenne nel secolo XIV Giovanni di Giacomo, Cancellarius Urbis prima (1367) e Senatore di Roma poi (1380), nominato Romani populi generalem capitaneum, ordinatorem et reformatorem ad partes et loca districtus Urbis in Tuscia, Colinea et Sabinea constituta[8], fu costui a presiedere alla cerimonia di sepoltura di S. Caterina da Siena a Roma[9]; così come altri membri della famiglia ricoprirono ancora la carica senatoriale e ripetutamente la carica di Conservatore[10].
Nel 1432 il nobile Giacomo di Lello di Alessio Cenci acquistava il casale di Falcognana ed altre tenute confinanti da Prospero e Odoardo Colonna per 5.652 fiorini[11].
L'intensa attività mercantile esercitata durante il secolo XVI soprattutto da Cristoforo, già canonico di San Pietro[12] che divenne Tesoriere generale della Camera Apostolica (1550-1560)[13], gli consentì di accumulare notevoli ricchezze oltre a quelle già possedute grazie al commercio sul grano.
Al ramo di Arenula appartennero Francesco e la figlia Beatrice, protagonisti di un clamoroso caso giudiziario alla fine del Cinquecento.
Principi di Vicovaro
motto Bolognetti: nusquam tuta fide
Il principato di Vicovaro pervenne ai Cenci per eredità Bolognetti grazie al matrimonio tra Virginio Cenci e Anna Maria Bolognetti, sorella di Giacomo Bolognetti, III principe di Vicovaro. Da questa unione ebbe origine la casata dei Cenci Bolognetti principi di Vicovaro:
^Il Senato romano nelle sette epoche di svariato governo da Romolo fino a noi... di Luigi Pompili Olivieri, Gaetano Moroni, Josè Maria Fonseca de Evora, Roma 1840, p.186.
^Nella Pianta di Giovanni Battista Nolli l'area del Monte dei Cenci è contraddistinto dai numeri 749-752 al confine con il Ghetto. Pier Luigi Tucci, L'entrata di un magazzino romano sotto la chiesa di San Tommaso ai Cenci, 1996
^Mario Bevilacqua, Il monte dei Cenci. Una famiglia romana e il suo insediamento urbano tra Medioevo e barocco, Roma 1988
^Guglielmo Gatti, Il teatro e la crypta di Balbo in Roma, 1978
^"Agli inizi del
Cinquecento i quattro rami in cui si suddivideva costituivano uno dei clan piú numerosi fra i gruppi di potere non legati alla Curia, ma alle superstiti e declinanti autonomie comunali. Uno stuolo di servitori, clienti e famigli ne curava le proprietà agricole, il bestiame e i macelli, e gravitava intorno alle attività commerciali che esercitavano con successo": Mazzacane Aldo, Diritti e miti: il caso di Beatrice Cenci, Studi storici: rivista trimestrale dell'Istituto Gramsci (Carocci): 51, 4, 2010, p. 938.
^trad. Capitano generale del popolo romano, ordinatore e riformatore dei luoghi del distretto dell'Urbe in Tuscia, Collina e Sabina. Vittorio Formentin, Un nuovo testo per la storia del romanesco medievale, in Vicende storiche della lingua di Roma; 2012
^E. Martinori, Annali della Zecca di Roma, 1917, p.29
^Claudio De Dominicis, Membri del Senato della Roma pontificia, Senatori, Conservatori, Caporioni e loro Priori e Lista d’oro delle famiglie dirigenti, (secc. X-XIX)
^Brunelli Giampiero, Un falso storiografico: la Congregazione del Terrore degli Ufficiali di Roma di Paolo IV, Società e storia : 151, 1, 2016 (Milano : Franco Angeli).
^Massimo Carlo Giannini, Note sui tesorieri generali della Camera Apostolica e sulle loro carriere tra XVI e XVII secolo, 2005
^J. Coste, I casali della campagna di Roma nella seconda metà del Cinquecento, in Archivio Società Romana di Storia Patria, a.1971
A. RUGGERI, Le terre dei Cenci nell'Agro Romano: dalla via Aurelia alla via Ardeatina, in I Cenci. Nobiltà di sangue, Fondazione Marco Besso, Roma, Colombo, 2002.
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