Catene di Porto PisanoLe catene di Porto Pisano vennero usate per proteggere il porto della città di Pisa nel 1290, durante la guerra contro la Repubblica di Genova. In seguito alla disfatta della flotta della città toscana, le catene vennero portate a Genova e collocate in varie zone della città, a scherno dei pisani vinti e a monito della potenza ligure. Altre catene vennero sottratte un secolo dopo dai fiorentini ed esposte sulle colonne del Battistero.
StoriaPremesse storicheLa battaglia della Meloria, combattuta nel 1284 fra Genova e Pisa, vide la rovinosa sconfitta di quest'ultima: secondo le cronache, circa undicimila pisani furono fatti prigionieri e deportati a Genova dove, in larga maggioranza, perirono, venendo poi sepolti nella zona che ancora oggi porta il nome di Campopisano. La battaglia della Meloria segnò l'inizio del declino della repubblica marinara toscana. La battaglia contro Genova(LIJ)
«Che a travaggiava con garie armè / (IT)
«[La grandezza di Genova è universalmente conosciuta] perché lavorava con galee armate, / Nel 1290, in seguito ad una pace siglata fra Genova e Pisa (1288), ma da quest'ultima non rispettata, la flotta genovese decise di dirigersi nuovamente verso quello che allora costituiva il Porto Pisano, tuttavia chiuso da una grossa catena. Secondo le cronache, fu il genovese Noceto Ciarli (o Chiarli) ad aver avuto l'idea di accendere un fuoco sotto di esse, in modo da poter indebolire il metallo e da rompere facilmente gli anelli che chiudevano il porto. L'astuta mossa dei genovesi permise loro di entrare nel porto di Pisa e di raderlo al suolo, interrandolo e cospargendolo di sale (esattamente come i Romani avevano fatto con Cartagine), in modo da renderlo totalmente infertile ed inutilizzabile. La catena che avrebbe dovuto proteggere il porto fu spezzata in varie parti e portata a Genova; queste vennero appese in varie chiese ed edifici della città, a scherno dei pisani e a monito della potenza dell'omonima repubblica. La battaglia contro FirenzeDurante i primi anni del XV secolo, un secolo dopo l'annientamento per mano genovese, il porto di Pisa fu nuovamente messo sotto attacco via mare dalla Repubblica di Firenze (che si servì tuttavia di alcune galee genovesi assoldate allo scopo). L'attacco fu dovuto a diversi contenziosi riguardanti l'assoggettamento di alcune città toscane, fra cui Volterra e Pietrabuona[1]. Porto Pisano venne nuovamente espugnato e le catene che lo racchiudevano, similmente a quanto Genova aveva fatto un secolo prima, vennero inviate a Firenze ed esposte pubblicamente lungo le colonne del Battistero. La restituzioneLe catene di Porto Pisano furono restituite alla città di Pisa rispettivamente nel 1848 da Firenze e nel 1860 (quasi seicento anni dopo il saccheggio di Porto Pisano) da Genova.[2] Esse vennero collocate - e sono ancor oggi conservate - presso il Camposanto monumentale; alcuni anelli rimangono tuttavia conservati ancor oggi in Liguria (rispettivamente a Murta e a Moneglia). Le catene di Porto Pisano a GenovaI frammenti di catene, spezzati, furono collocati a Genova nei seguenti luoghi[3]:
Note
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