Giovanni Domenico Carneri, attestato a partire dal 1548, fu molto attivo al servizio dei Madruzzo. Oltre all'esecuzione di apparati trionfali, della quale non è rimasto nulla, fu molto attivo anche come scultore, anche se gli può essere attribuita con certezza soltanto la fronte di camino del Castello di Velturno (1581), fatto edificare dal principe vescovo di Bressanone Johann Thomas von Spaur. La critica riunisce poi una serie di monumenti, in particolare funebri, alla sua produzione, rifacendosi in particolare alle due figure allegoriche ricorrenti in più opere, la Fama e la Vittoria.[1] Fu inoltre pittore, ma della sua opera pittorica ci restano soltanto gli stemmi dipinti sul frontespizio del Libro della Cittadinanza nel 1577.[2]
Paolo Carneri fu il primo figlio di Giovanni Domenico, documentato a fianco del padre nel 1577 durante la realizzazione dell'arco in onore del cardinale Andrea d'Austria. Una delle sue opere più importanti è il Monumento funebre di Ludovico Lodron (1600), nel Duomo di Trento, che si allontana dalla precedente produzione clesiana, mettendo da parte l'accostamento cromatico di bianco e rosso, spostandosi verso la bicromia bianco e nero.[3]
Monumento sepolcrale Trapp, 1555-1560, cappella di Sant'Anna nella chiesa di Sant'Agata a Besenello. La lastra tombale destra vede accostati gli stemmi Trapp e Fuchs; la lastra tombale sinistra accoglie gli stemmi Trapp e Wolkenstein[5]
Monumento funebre di Giambattista e Francesco d'Arco, 1580-1595, chiesa della Madonna del Carmine a Sarche (Madruzzo). In collaborazione con i figli Paolo e Simone, poiché egli risulta già morto nel 1588 e il monumento riporta la data di conclusione dei lavori, 1595[11]
Paolo Carneri
Monumento funebre del canonico Simone Thun, 1584, pietra rossa ammonitica di Trento, 200 x 100 cm, transetto meridionale del Duomo di Trento[12]
Monumento funebre del canonico Girolamo Roccabruna, 1599, pietra bianca ammonitica di Trento, 355 x 116 cm, quarta campata della navata settentrionale del Duomo di Trento[14]
Altare Savioli, 1599, marmo breccia viola, chiesa di San Marco a Rovereto. Uno dei primi altari marmorei trentini, attribuito a Paolo Carneri per via della presenza di nicchie laterali fuori scala rispetto ad altri elementi architettonici, del tutto simili a quelli del Monumento di Ludovico Lodron[15]
Monumento funebre di Ludovico Lodron, 1600, marmo bianco di Carrara, pietra di paragone, 480 x 290 cm, transetto sud del Duomo di Trento[16]
Monumento funebre del botanico Andrea Mattioli, 1617, pietra bianca e rossa ammonitica di Trento, pietra di paragone, 490 x 234 cm, navata meridionale del Duomo di Trento, a destra della porta di ingresso principale[19]
Monumento funebre del canonico Ernesto Wolkenstein, 1621, pietra bianca ammonitica di Trento, 220 x 140 cm, transetto meridionale del Duomo di Trento. In collaborazione con il figlio Mattia
Monumento funebre del canonico Ernesto Wolkenstein, 1621, pietra bianca ammonitica di Trento, 220 x 140 cm, transetto meridionale del Duomo di Trento. Il monumento fu realizzato dal padre Paolo Carneri in collaborazione con il figlio, che fu pagato uno zecchino per aver aiutato il padre.[22]
Altare della Beata Vergine, 1644-1647, transetto destro del Duomo di Padova[24]
Monumento a Gian Domenico Sala, 1644-1648, parete occidentale della navata destra della basilica del Santo a Padova. Carneri è autore inoltre delle due figure allegoriche (Allegoria del Tempo e Allegoria della Fama) e del busto[25]
Andrea Bacchi, "Mattia Carneri", in: Scultura in Trentino. Il Seicento e il Settecento. Volume secondo, a cura di A. Bacchi & L. Giacomelli, Trento, Provincia Autonoma di Trento. Servizio Beni Culturali, 2003 (pp. 105-114).
Andrea Bacchi & Luciana Giacomelli, "Dai Carneri ai Sartori: architetture d'altari e sculture", in: Scultura in Trentino. Il Seicento e il Settecento. Volume primo, a cura di A. Bacchi & L. Giacomelli, Trento, Provincia Autonoma di Trento. Servizio Beni Culturali, 2003 (pp. 86-241).
Eleonora Callovi & Luca Siracusano (a cura di), Guide del Trentino. Val di Non. Storia, arte, paesaggio, Trento, TEMI, 2005.
Enrico Castelnuovo (a cura di), Il Duomo di Trento. Pitture, arredi e monumenti. Volume secondo, Trento, TEMI, 1993.
Francesco Cessi (a cura di), Mattia Carneri. Architetto e scultore (1592-1673), Trento, Saturnia. Artisti trentini, 1964.
Ilaria Conzatti, Riconsiderazioni sull'altare della Beata Vergine nel Duomo di Padova, opera di Mattia Carneri "scultor in Venetia", in «Studi trentini. Arte», 90/2, 2011 (pp. 245-258). (online)
Monica De Vincenti & Simone Guerriero, "Monumenti sepolcrali del Seicento", in: La pontificia basilica di Sant'Antonio a Padova. Archeologia, storia, arte e musica, a cura di Luciano Bertazzo & Girolamo Zamperi, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2021 (pp. 1397-1458). (online)
Luciana Giacomelli, "Tra apparati effimeri e macchine d'altare: il ruolo di Mattia Carneri nella formazione di Andrea e Jacopo Antonio Pozzo", in: Artifizi della metafora: saggi su Andrea Pozzo, a cura di Richard Bösel & Lydia Salviucci Insolera, Roma, Artemide, 2011 (pp. 33-41).
Laura Leonardi, "Paolo Carneri", in: Scultura in Trentino. Il Seicento e il Settecento. Volume secondo, a cura di A. Bacchi & L. Giacomelli, Trento, Provincia Autonoma di Trento. Servizio Beni Culturali, 2003 (pp. 115-116).
Laura Leonardi, "Simone Carneri", in: Scultura in Trentino. Il Seicento e il Settecento. Volume secondo, a cura di A. Bacchi & L. Giacomelli, Trento, Provincia Autonoma di Trento. Servizio Beni Culturali, 2003 (p. 117).
Roberto Pancheri, "Il 'mondo alla rovescia' e la decorazione pittorica di Casa Thun a Revò", in: Anaunion. Antologia di Studi. I, Fondo (TN), Associazione Culturale G.B. Lampi, 2004 (pp. 73-93).
Nicolò Rasmo, Storia dell'arte nel Trentino, Trento, Dolomia, 1988 [1982].
Luca Siracusano, Giandomenico Carneri e la scultura trentina del secondo Cinquecento (con una proposta per Paolo), in «Studi trentini di scienze storiche. Sezione seconda», 88, 2009 (pp. 83-105). (online)