Capo Šelagskij
Capo Šelagskij (in russo мыс Шелагский; in ciukcio Ерри, Erri[1], o Ытрин,Ytrin[2]) si affaccia sul mare della Siberia orientale, in Russia, a ovest dello stretto di De Long e di capo Billings. È situato nel Čaunskij rajon del Circondario autonomo della Čukotka. Capo Šelagskij è il punto d'ingresso orientale della baia del Čaun, ed è il punto occidentale di un promontorio roccioso con un'altezza di 470 m[3]. Si trova a nord delle isole Routan e della città di Pevek; sul lato settentrionale del promontorio c'è un faro[3]. StoriaScoperto nel 1648 dall'esploratore Semën Ivanovič Dežnëv (qui si schiantò uno dei koč della spedizione[4]) che lo chiamò capo Pervyj Svjatoj Nos[5]; un anno dopo il capo fu raggiunto da Michail Staduchin[6]. Poi nel 1660 (o 1700) il mercante Taras Staduchin (Тарас Васильевич Стадухин, Taras Vasilij Staduchin[7]) lo denominò Velikij Čukotskij. Nel 1764 qui perse la vita l'industriale Nikita Šalaurov (Никита Шалауров[8]). Con la spedizione del barone Ferdinand von Wrangel (1820-1824) venne fatta un'ampia descrizione del luogo: «composto di alte scogliere costituite da granito a grana fine, mescolato con feldspato verde e mica»[1] e appare per la prima volta nella mappa di Wrangel del 1841 il nome capo Šelagskij. Nome che deriva dall'etnonimo Šelagi[9], tribù ormai estinta di indigeni che abitavano la zona della Yakuzia vicino al fiume Kolyma, la baia del Čaun e, appunto, capo Šelagskij. I Šelagi si sono estinti forse nella continua faida con Tungusi e Jukaghiri o si sono fusi con altre tribù[5][9]. È anche possibile che si siano estinti per un'epidemia di vaiolo che infuriò nella seconda metà del XVII sec[9][10]. Note
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