Calimala
Calimàla (spesso normalizzata come via Calimala) è una strada del centro storico di Firenze, situata tra via Porta Rossa/piazza del Mercato Nuovo e piazza della Repubblica. La strada era il tratto sud dell'antico cardo romano di Florentia. Si innestano lungo il tracciato: via dei Lamberti e via Orsanmichele. StoriaIl toponimo è antico e di significato oltremodo discusso. Calimala per alcuni deriverebbe dal latino Callis malus, cioè 'strada cattiva', per altri da Callis maius, cioè 'strada maggiore'. Ciò spiegherebbe l'omissione di 'via', poiché già nel nome ci sarebbe l'attributo di callis. Per altri ancora, ma con poca credibilità, Calimala deriverebbe da altre lingue, come il greco (Kalòs màllos, cioè bella lana con riferimento alle contrattazione dell'Arte dei Mercatanti, o ancora da Kalimèra, cioè "buongiorno") o addirittura l'arabo Kali che significherebbe "spirito", lo spirito con cui venivano trattate le lane e le altre merci[1]. Il Bigazzi nelle Iscrizioni e memorie di Firenze lascia prudentemente al lettore la scelta tra una delle etimologie possibili, sia essa legata al latino malus, che porterebbe al malaffare o al meretricio, o al greco, che porterebbe a una forma di saluto. Sicuramente oggi prevale ll'interpretazione che vuole il termine derivare da Calle Maia, "strada grande"[2]. È certa l'importanza della via nella città antica, identificandosi con il cardo massimo della città romana, che andava a incrociare il decumano in prossimità del luogo dove è la colonna dell'Abbondanza, in piazza della Repubblica. Nel Medioevo mantenne la sua importanza, garantendo la comunicazione tra i due principali poli commerciali della città, il mercato Vecchio e il mercato Nuovo. Vi avevano sede la maggior parte delle botteghe dell'Arte dei Mercatanti, nota appunto anche come Arte di Calimala, ossia la corporazione che importava e lavorava le materie prime come la lana grezza dall'Inghilterra e dalla Francia, ma anche l'Arte della Lana aveva qui la sede di rappresentanza e botteghe. Queste botteghe, risalenti al XIII secolo in poi, avevano per lo più un grande ingresso coperto da tettoia per proteggere dalle intemperie, non esistendo anticamente le grondaie; per dare luce agli ambienti interni erano state aperte delle grandi finestre sopra le tettoie[3]. Tra le famiglie che qui ebbero le loro case ci furono i Compiobbesi, i Cavalcanti, i Malatesti, i Siminetti, i Nobili, i Bostichi. Più volte la via fu danneggiata da gravi incendi. Nel 1304 Neri degli Abati, priore di San Pier Scheraggio, appiccò fuoco per vendetta alle case dei suoi consorti tra Orsanmichele e Calimala: nel propagarsi delle fiamme andarono bruciate circa millenovecento tra case e botteghe. Un altro incendio il 26 febbraio 1601 fece gravi danni tra la piazza del Mercato Nuovo e la chiesa di Sant'Andrea, lasciando illeso solo un tabernacolo della Madonna all'angolo con via Malborghetto: da allora la strada venne detta anche via del Fuoco. I proprietari della casa su cui sorgeva il tabernacolo, i Del Rosso da Signa, arricchirono l'immagine votiva di una cornice con un'iscrizione[4]: DIE XXVI. FEBR. MDCI Secondo il Lastri esisteva poi un'iscrizione che ricordava l'incendio, dettata da Giovanni Battista Strozzi (il Bigazzi tuttavia non riusciva già più a leggerla, sia che fosse coperta dalla sporcizia della lastra a protezione dell'immagine sacra o sbiadita sul cartiglio in alto[2]): «Arse, ruppe, spezzò l'orribile fuoco / fin qui volando; ma l'immagin pia / ogni poter troncogli in questo loco». Di questa storia tuttavia ben poco oggi rimane nell'immagine complessiva della strada, essendo stata questa interessata dal progetto di risanamento dell'area del Mercato Vecchio, quando venne allargata (soprattutto a ovest) e raddrizzata, con il conseguente atterramento delle antiche fabbriche (negli anni 1893-1895, fatta eccezione, per questo tratto, del palazzo dell'Arte della Lana) e la costruzione di grandi palazzi in cui la tradizione poggiana si stempera a favore di un gigantismo, che ben poco deve allo stile locale e che molto attinge invece alle coeve esperienze a Roma[5]. DescrizioneLa strada continua ad essere una di quelle più frequentate, sia per la presenza di attività commerciali sia per il suo essere arteria pedonale di collegamento tra la zona del Ponte Vecchio, piazza della Repubblica e piazza Duomo. La carreggiata è pavimentata a lastrico, con ampi marciapiedi laterali. Una particolarità sono i riquadri per i "madonnari", opere estemporanee realizzate coi gessetti sul selciato: l'attività è regolata dal Comune. Edifici
LapidiPer essendo un strada antichissima e ricca di storia, nel rifacimento ottocentesco perse tutte quelle memorie di stemmi, pietrini e iscrizioni che dovevano un tempo ornarne gli edifici. Fa eccezione l'unico edificio preesistente ancora esistente, il palazzo dell'Arte della Lana, che su questo lato presenta due iscrizioni. La prima sopra il fornice al 16 rosso mostra si trova uno stemma dell'Arte della Lana (con l'Agnus dei sormontato in capo dal lambello gigliato della Casa d'Angiò) e l'iscrizione:
Tradotto: "1308, indizione VII, 11 settembre. Casa e curia dell'Arte della Lana della città di Firenze". La seconda è sul portale da cui si accadeva alla scalone buontalentiano:
La traslitterazione in latino corrente è: "Archivium hoc perpetuitati publicorum moni mentorum conservanae dicatum Serenissumus Cosmus Medices erexit quaprimum Magnus Dux Etruriae salutatus regiaque corona insignitus est MDLXIX". Si può tradurre come: "Il Serenissimo Cosimo de' Medici fece edificare quest'archivio destinato a conservare per sempre i documenti pubblici allorché fu salutato come primo Granduca di Toscana e insignito di corona regia. 1569". Note
Bibliografia
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