Biagio MiragliaBiagio Miraglia (Strongoli, 15 gennaio 1823[1] – Firenze, 10 aprile 1885[1]) è stato un presbitero, patriota e poeta italiano. BiografiaFiglio naturale di Francesco Saverio Miraglia, un possidente di Cosenza, e di Anna Loria, fece gli studi medi al seminario di Cariati, poi al famoso collegio italo albanese Sant'Adriano di San Demetrio Corone; si laureò in teologia a Napoli e venne infine ordinato sacerdote. Come poeta Biagio Miraglia si è formato nel cenacolo di giovani poeti calabresi, estremisti in politica e romantici in letteratura che attorno agli anni '40 dell'800 partecipavano al dibattito culturale con Domenico Mauro e Vincenzo Padula[2]. Tipicamente, le sue prime composizioni in versi assumevano i toni della novella byroneggiante ambientata in un cupo paesaggio della Sila[3]. Repubblicano in politica fece parte della setta "I figli della giovine Italia" fondata da Benedetto Musolino e Luigi Settembrini. Nel 1844 fu condannato a 6 anni di reclusione per adesione ai moti cosentini del 15 marzo 1844 che diedero origine alla spedizione dei Fratelli Bandiera[4]. Evitò il carcere fuggendo all'estero, in Grecia. Dopo aver gettato la tonaca, nel 1848 appoggiò le forze costituzionali e democratiche nelle Due Sicilie dirigendo giornali ("Il Calabrese", "L'Italiano delle Calabrie"[5]), partecipando alla lotta armata in Calabria con Giuseppe Ricciardi e Domenico Mauro e all'insurrezione della Calabria; repressa quest'ultima, condannato a 25 anni di carcere, si recò a Roma dove si batté per la Repubblica Romana (1849) con gli scritti, sul giornale "Il Positivo"[6] e su «Il Monitore romano»[7], e con le armi. Con l'entrata delle truppe francesi a Roma, il 2 luglio 1849, e la restaurazione del potere papale, Miraglia riparò prima a Genova, dove pubblicò la fortunata "Storia della rivoluzione romana per Biagio Miraglia da Strongoli, esule calabrese" (1850), e poi nel 1853, a Torino, dove divenne segretario del Comitato centrale dell'Emigrazione Italiana[7]. Abbandonò in questo periodo le posizioni repubblicane per avvicinarsi alla monarchia sabauda, come testimoniano "Un fiore di poesia su la tomba di Carlo Alberto" (Torino 1853), il pamphlet "Il Piemonte e la rivoluzione italiana" (Torino 1857) e l'adesione nel 1857 alla Società nazionale italiana[8] Nel luglio 1860 fu inviato a Napoli dal conte di Cavour, per osservare la situazione partenopea all'indomani della concessione di una nuova costituzione da parte di Francesco II di Borbone. Il 19 settembre 1860, Garibaldi lo nominò direttore del giornale ufficiale di Napoli. Dopo l'unità d'Italia Miraglia avrà importanti incarichi statali : revisore delle opere teatrali per le provincie napoletane (1860), direttore capo di divisione nel Ministero dell'Interno (1863), direttore dell'Archivio di Stato di Roma (1871), sovrintendente agli archivi romani (1874) e prefetto di Pisa (1873) e poi di Bari (1881)[7]. Opere
Note
BibliografiaPaolo Posteraro, MIRAGLIA, Biagio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 74, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010. Altri progetti
Collegamenti esterni
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