Batone di Sinope

Batone di Sinope (in greco antico: Βάτων ὁ Σινωπεύς?, Bátōn ho Sinōpéus; Sinope, seconda metà del III secolo a.C. – ...) è stato uno storico e grammatico greco antico, di epoca ellenistica.

Biografia

Batone, citato come "retore"[1], dunque interessato soprattutto alla ricerca erudita e letteraria, fu attivo nella seconda metà del III secolo a.C., come si può dedurre dal fatto che con lui avevano polemizzato Polibio[2] ed Eratostene di Cirene (che aveva composto uno scritto Contro Batone). A questo torno di tempo può ricondurre la menzione, nei suoi frammenti, della morte del tiranno Geronimo di Siracusa nel 215-14 a.C..

Un altro appiglio cronologico è offerto da Plutarco[3], che affermaː

«Batone di Sinope, tuttavia, dice che Agide stesso non era disposto a dare battaglia nonostante Arat lo sollecitasse; ma Batone non ha letto ciò che scrisse Arato al riguardo, esortando per legittima difesa a ritenere meglio, ora che i contadini avevano raccolto quasi tutti i loro raccolti, lasciar passare il nemico, invece di rischiare tutto in battaglia.»

Poiché le Memorie di Arato di Sicione furono pubblicate dopo la sua morte, nel 213 a.C., il fatto che Batone non conoscesse l'opera conferma quantomeno gli anni indicati della morte di Geronimo e non oltre.

Opere

Delle opere di Batone restano titoli e frammenti[4], tali da farci ritenere che il suo stile potesse essere più vicino a quello di Filarco che a quello di Polibio, il che può spiegare il fatto che sia stato descritto come "retore" da Ateneo[5]. Infine, il fatto che Batone fosse citato sia da Plutarco che da Ateneo dimostra che la sua opera continuò ad essere letto in modo diretto fino al II secolo d.C., pur in assenza di una sua voce biografica nella Suda, che suggerisce che non abbia mai raggiunto l'importanza di altri storici ed eruditi.

In primo luogo, opere storiografiche, quali un'opera Sulla Persia[6], seguita da opere di interesse locale, come Sui tiranni di Efeso (Περὶ τῶν ἐν Εφέσῳ τυράννων)[7], Su Tessaglia ed Emonia (Περὶ Θεσσαλίας καὶ Αἱμονίας)[8] e Sulla tirannide di Ieronimo (Περὶ τῆς τοῦ Ίερωνύμου τυραννίδος)[9]. Un frammento che rivela l'interesse mitografico ed etnografico di Batone è riportato da Ateneo [10], in modo testuale, proprio dal trattato Sulla Tessaglia e l'Emoniaː

«Mentre tutti i Pelasgi celebravano una festa comune, un uomo che si chiamava Peloro portò la notizia a Pelasgo che c'erano stati alcuni violenti terremoti nell'Emonia, a causa dei quali i monti chiamati Tempe erano stati squarciati e che l'acqua del lago aveva rotto lo squarcio e cadeva tutta nel torrente del Peneo; e che tutto il paese che prima era stato coperto dal lago era ora aperto e che, quando le acque si erano prosciugate, si vedevano pianure di meravigliosa grandezza e bellezza. Di conseguenza Pelasgo, udendo questa affermazione, fece apparecchiare davanti a Peloro una tavola imbandita con ogni prelibatezza; e tutti gli altri lo accolsero con grande cordialità, e portarono quello che avevano di meglio, e lo misero sulla tavola davanti a colui che aveva portato questa notizia; e Pelasgo stesso lo serviva con grande allegria, e tutti gli altri nobili gli obbedivano come suoi servi ogni volta che se ne presentava l'occasione. Per questo dicono che, dopo che i Pelasgi occuparono la zona, istituirono una festa come una sorta di imitazione della festa che si svolgeva in quella occasione; e, sacrificando a Zeus Pelorios, servono tavole mirabilmente arredate e tengono un'assemblea molto cordiale e amichevole, in modo da ricevere ogni straniero al banchetto, e liberare tutti i prigionieri, e far sedere i loro schiavi e banchettare con ogni sorta di libertà e licenza, mentre i loro padroni li servono. E, in breve, anche oggi i Tessali la celebrano come la loro festa principale, e la chiamano Peloria.»

Una delle caratteristiche più intriganti di questo passaggio è che (nella parte precedente, citata non testualmente da Ateneo) Batone collega direttamente la festa dei Peloria ai Saturnali, che vengono descritti come Ἑλληνικωτάτη ("del tutto greci"). Questo, insieme al fatto che scrisse sui tiranni siciliani, suggerisce che Batone avesse interesse ad esplorare la connessione tra costumi e storia greca e romana.

Ancora, forse di tipo biografico-grammaticale era un trattato Sul poeta Ione (Περὶ Ϊωνος τοῦ ποιητοῦ), da cui abbiamo un brevissimo frammento sul carattere del poeta[11] e uno scolio papiraceo all' Iliade[12] cita un'opera intitolata Chreia in almeno due libri, visto che ne è citato il primo e di cui, però, non possiamo dire nulla.

Note

  1. ^ Ateneo, XIV 639d.
  2. ^ VII 7.
  3. ^ Agide, 15, 2.
  4. ^ 8 frammenti in FGrHist 268.
  5. ^ T 2 Jacoby.
  6. ^ Citata da Strabone, XII, 546C.
  7. ^ In Ateneo, VII 289c.
  8. ^ In Ateneo, XIV 639d.
  9. ^ In Ateneo, VI 251e.
  10. ^ XIV, 639d-640a.
  11. ^ In Ateneo, X 436fː Βάτων δ´ ὁ Σινωπεὺς ἐν τοῖς περὶ Ἴωνος τοῦ ποιητοῦ φιλοπότην φησὶ γενέσθαι καὶ ἐρωτικώτατον τὸν Ἴωνα ("Batone di Sinope, nell'opera Sul poeta Ione, dice che Ione era amante del bere e portato in sommo grado per l'amore").
  12. ^ Scolio a Iliade, XXIV, 721 (P. Mus. Brit.128).

Bibliografia

  • F. Jacoby (ed.), Die Fragmente der Griechischen Historicher, Berlin-Leiden, Weidmann-Brill, 1923-1998, vol. III A, n. 268, pp. 77–79.

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