I Carmelitani scacciati da Gerusalemme e condotti in Sicilia nel 1194 si insediano a Trapani nell'area dell'attuale recinto conventuale, primo abate fu Palmerio.[4]
La prima chiesetta, quella di Santa Maria del parto, è assegnata ai carmelitani, data il 1240.
Il completamento del primitivo tempio e attestato da una lapide recante la data 1332.[1]
Epoca spagnola
Risale al 1537 il completamento della Cappella della Madonna di Trapani per opera dei Gagini.[5] Essa custodisce la preziosa statua in marmo pario della Madonna di Trapani, raffigurante la Vergine con bambino, opera attribuita a Nino Pisano, sbarcata a Trapani dopo il 1300, e venerata in tutto il Mediterraneo.[7]
Ampliata nel Settecento nelle forme attuali su progetto dell'architetto trapanese Giovanni Biagio Amico.[1][8]
La navata, con sedici colonne e con stucchi argentati, fu trasformata nel 1742, su progetto dell'architetto trapanese Giovanni Biagio Amico, in stile barocco-rinascimentale.[12] Un rosone a raggiera sovrasta il portale principale.[13]
Arco trionfale.[5] Espressione del rinascimento siciliano il monumentale arco d'ingresso della Cappella della Madonna di Trapani, il portale marmoreo commissionato ad Antonello Gagini nel 1531 e completato dopo la sua scomparsa nel 1537, è frutto della collaborazione degli eredi, i fratelli Giandomenico, Antonino e Giacomo.[15] Nei tondi dei pilastri sono scolpiti i profili di 10 Profeti, nei medaglioni dei pennacchi le raffigurazioni dell'Angelo Annunciante e della Vergine Annunciata, nel timpano la mezza figura di Dio Padre Onnipotente in altorilievo con globo crucigero nella mano sinistra, circondato da putti alati su nembi. Distese sulle cimase le statue a corpo intero di Sant'Elia (a sinistra con la spada fiammeggiante) e Sant'Eliseo (a destra col libro delle Scritture), realizzate in contrasto cromatico al candore del marmo di Carrara, presenta una ricca decorazione in foglie d'acanto, ghirlande, festoni fitomorfi, grottesche e rosoni.
Cappella del Cristo risorto patrocinata dai «Mercanti di Marina», lato vangelo.[21] Ambiente altrimenti noto come Cappella dei Marinai o Cappella della Risurrezione, adibito a custodia del Santissimo Sacramento e l'Adorazione.[8]
Altare del Cristo risorto: sepolcro marmoreo sostenuto dai simboli dei quattro evangelisti, manufatto sormontato dalla statua del Cristo risorto. Quattro nicchie parietali ospitano ciascuna una statua raffigurante Centurione, ovvero i custodi dell'avello.
Nella navata le tele raffiguranti la Nascita di Maria, Presentazione di Maria al Tempio, Visitazione, Presentazione di Gesù al Tempio, Transito di Maria, Assunzione di Maria opere del gesuita Giuseppe Felici.
1735c., Vergine tra i Santi con la raffigurazione della Città di Trapani ai suoi piedi, olio su tela, opera di Domenico La Bruna.
1582, Leggìo, manufatto bronzeo documentato nel coro, opera di Annibale Scudaniglio.[20][22]
Chiostro settentrionale con cella - chiesetta di Sant'Alberto. Sull'architrave un'iscrizione recita:[26]
"HÆC FVIT ALBERTI DREPANENSI CÆLVLA SANCTI SISTE GRADVM - ATQVE PIAS PECTORE FVNDITE PRECES".
Gran parte dei locali del convento ospitano il Museo regionale Agostino Pepoli che custodisce anche il "tesoro della Madonna".
Davanti alla basilica vi è il giardino della villa Pepoli, ora villa comunale.
Congregazione
1660c., Congregazione del Crocifisso, detta la Figurella.[27] Sodalizio fondato con il compito di lavare i piedi ai pellegrini devoti.
Reliquie
San Clemente
Sotto l'altare della basilica giacciono le spoglie (alcune reliquie) di san Clemente, martire romano.
Sant'Alberto degli Abbati
Nella chiesa vi è una cappella eretta nel 1586 dove si trova la statua reliquario argenteo del trapanese sant'Alberto degli Abbati, opera dell'argentiere Vincenzo Bonaiuto, e che custodisce ancora le sue reliquie, tra cui il teschio intero del santo[14][28]
Beato Rabatà
Al fianco vi è la celletta dove abitava sant'Alberto, e dove sono le reliquie del beato Luigi Rabatà.
^abPagina 490, Diego Ciccarelli, Marisa Dora Valenza, "La Sicilia e l'Immacolata: non solo 150 anni: atti del convegno di studio - Palermo 1 - 4 dicembre 2004" [1], Volume unico, Palermo, Biblioteca Francescana, Officina di Studi Medievali, 2006.