Dopo l'Ultima Cena (svoltasi nel cosiddetto Cenacolo), Gesù e i discepoli vanno al Getsemani, un giardino collocato sul limitare della valle del Cedron (che gli studiosi ritengono essere un oliveto)[senza fonte]. Una volta che sono giunti là, Gesù lascia il gruppo degli Apostoli per pregare in disparte.
L'episodio evangelico
L'orazione nell'Orto degli ulivi
È Giovanni a dare la precisa ubicazione del giardino nel quale Gesù venne arrestato. L'evangelista scrive infatti che il maestro "uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cedron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli"[5]. Questa indicazione basta a far comprendere che Gesù si diresse con gli apostoli nella zona del monte degli Ulivi, testimonianza confermata esplicitamente dai vangeli sinottici, i quali comunicano che il giardino si chiamava Getsemani, il cui nome (gath shemanim) significa precisamente "torchio d'olio" e presuppone dunque la presenza di un oliveto, munito di pressoio.
Già dal IV secolo si indicava come il Getsemani un luogo poco oltre il Cedron, lungo l'odierna strada da Gerusalemme a Betania, dove sono ancora oggi superstiti parecchi ulivi di età centenaria se non addirittura millenaria.[senza fonte] In quello che è ritenuto l'orto degli ulivi è stata edificata una basilica, la cosiddetta "basilica dell'Agonia".
Il podere apparteneva probabilmente a un seguace di Gesù[senza fonte] poiché il maestro, secondo la testimonianza di Giovanni, era solito recarvisi con i propri apostoli[6] tanto che lo stesso Giuda era certo che Gesù si sarebbe recato lì durante la notte.
Non appena giunsero nel giardino, Gesù ordinò ai dodici di accamparsi lì, mentre lui si allontanava per pregare. Presi poi con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, già testimoni della Trasfigurazione, si ritirò in un luogo più appartato. I sinottici Marco e Matteo rendono nota la profonda angoscia di Gesù, che chiedeva anche ai tre compagni di rimanere svegli con lui e pregare[7]. Il Vangelo secondo Giovanni si discosta però da questa immagine di angoscia e mostra un Gesù che ha sempre assoluto controllo degli eventi, inclusi questi momenti dell'arresto e, come evidenziano gli esegeti dell'interconfessionale Bibbia TOB, "lungi dall'essere sorpreso, Gesù ha piena coscienza dell'imminenza e della portata degli avvenimenti della passione"[Nota 1]; anche il Vangelo di Luca, a differenza degli altri due sinottici, è quello che presenta un'immagine di Gesù imperturbabile durante la sua Passione[Nota 2], fatto salvo l'episodio dell'Agonia di Gesù al Getsemani, ritenuta da molti studiosi un'interpolazione successiva, come sotto meglio evidenziato.[8][9][10] Poi, scostatosi da loro "quasi un tiro di sasso"[11] Gesù si accasciò a terra per pregare, chiedendo a Dio di potersi allontanare da quel "calice"[Nota 3] al quale era destinato.
Secondo una versione romanzata della vicenda, seguita anche da Mel Gibson ne La passione di Cristo avvenne qui, nell'estremo momento di debolezza, il secondo incontro con il demonio, preannunciato da Luca con la frase "il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato".
Nel Vangelo secondo Luca è presente l'unica testimonianza della cosiddetta Agonia di Gesù al Getsemani. L'evangelista narra infatti che «Allora gli apparve un angelo dal cielo per rafforzarlo. Ed essendo in agonia, egli pregava ancor più intensamente; e il suo sudore diventò come grosse gocce di sangue che cadevano in terra».[12] Il Vangelo secondo Luca, infatti, tra i sinottici, è quello che presenta un'immagine di Gesù più composta anche nei momenti più difficili, inclusa la sua Passione.
Tornato indietro Gesù trovò i tre apostoli prediletti che dormivano e li richiamò alla preghiera: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole"[13]. Tornato a pregare, pregò con la stessa intensità di prima ma ritrovò i discepoli ancora addormentati. Dopo averli risvegliati, si ritirò a pregare per la terza volta e con le stesse parole già ripetute prima. In lontananza si udiva già l'arrivo delle guardie del Sinedrio e Gesù, richiamati a sé i discepoli gli ordinò di alzarsi perché il traditore era ormai arrivato.
La cattura di Gesù
Mentre Gesù parlava con i discepoli entrò nel giardino Giuda Iscariota, seguito da una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti e, secondo Luca[14], con la presenza degli stessi sommi sacerdoti,
Giuda, ingaggiato dal Sinedrio, fungeva da guida, poiché era certo che il maestro si sarebbe recato nell'orto del Getsemani durante la notte. Giuda aveva dato un ordine alle guardie del seguito: "Quello che bacerò è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta"[15]. Giunto vicino al maestro, il traditore lo baciò su una guancia, ricevendo come risposta: "Con un bacio tu tradisci il Figlio dell'uomo?"[16].
Visto eseguito il segnale convenuto, le guardie vennero avanti verso Gesù. Giovanni ci testimonia un fatto alquanto ambiguo. Gesù chiede ai suoi aggressori chi cercassero e, saputo che volevano arrestarlo, dichiarò che era pronto a essere preso. Non appena concluse quella frase i soldati indietreggiarono e caddero a terra. Probabilmente l'evangelista voleva riferirsi a un episodio analogo dell'antico testamento riguardante il profeta Elia[17] nel quale però questi distrugge l'armata venuta per catturarlo, ma evidentemente si voleva sottolineare il fatto che Gesù, benché potesse difendersi, era pronto a morire, chiedendo di lasciar andare liberi i suoi apostoli.
Non appena le guardie afferrarono Gesù scoppiò una piccola rissa fra le truppe e i discepoli dell'arrestato. Uno di essi, identificato da Giovanni come Pietro,[18] afferrata una spada ferì uno degli inservienti del tempio, chiamato Malco (sempre secondo indicazione di Giovanni; i sinottici omettono sia il nome dell'aggressore che dell'aggredito) tagliandogli un orecchio. Fu lo stesso Gesù a interrompere l'impeto dell'apostolo ricordandogli che chi avrebbe impugnato la spada sarebbe morto di spada.
Nel vangelo di Luca, Gesù, dopo aver rimproverato il feritore, pensò di rimediare al suo gesto e, avvicinatosi a Malco, gli risanò l'orecchio con un semplice tocco di mano[19].
I soldati e le guardie legarono dunque Gesù e lo condussero verso la casa del sommo sacerdote Caifa, dove si era già radunato il sinedrio. Gli apostoli fuggirono quindi via dall'orto degli ulivi e solo Pietro e Giovanni seguirono Gesù durante le prime fasi del processo.
Il misterioso ragazzino che fugge nudo
Il solo Marco ci narra di un ragazzino che, rivestito soltanto di un lenzuolo, seguiva a distanza lo squadrone dei soldati. Alcuni studiosi han visto in lui lo stesso evangelista, che ritengono fosse un parente del proprietario del cenacolo[20]. Il giovinetto venne però avvistato dalle guardie del Sinedrio, che tentarono di afferrarlo; ma questi fuggì nudo, lasciando nelle mani dei suoi inseguitori il lenzuolo che lo avvolgeva.
Uno dei maggiori critici del vangelo, Alfred Loisy, vide in quest'episodio una finzione, creata solo per dimostrare avverato uno dei passi del profeta Amos[21], benché sia l'ambientazione che l'argomento siano totalmente diversi.
Tale brano (Mc14,50-52[22]) è stato comunque oggetto di speculazioni di ogni genere, pur senza alcuna prova al riguardo, e si è anche supposto che il giovane fuggito nudo potesse essere - tra gli altri, oltre a Marco - Giovanni di Zebedeo o Giacomo il fratello di Gesù o un angelo o Gesù stesso o "un omosessuale che era venuto per un incontro privato con Gesù [e per questo era seminudo]".[23]Raymond Brown[24], ritiene che "queste ipotesi siano null'altro che fantasiosi voli di fantasia" e osserva altresì, oltre alla mancanza di alcuna prova in merito, come sia improbabile che il fuggitivo fosse uno dei Dodici (come Marco) sia perché "il versetto precedente indica che tutti i discepoli erano già fuggiti", sia perché "nella logica della narrativa sicuramente egli non avrebbe potuto andare all'Ultima Cena con gli altri discepoli di Gesù, indossando solo un lenzuolo [sindōn] per coprire la propria nudità"[Nota 4].
La questione della storicità
Il teologo Raymond Brown si domanda "se la descrizione di Giovanni dell'arresto sia storica, teologica o entrambe. Che sia teologica e simbolica dovrebbe essere evidente. Sia le truppe romane che ebraiche che sono venute a catturare Gesù di Nazaret, e a dispetto della loro apparente forza, cadranno a terra di fronte a lui".[25][26][27]
Raymond Brown ritiene decisamente non plausibile che i sommi sacerdoti "siano usciti la notte di Pasqua per arrestare un criminale, in mezzo a uomini armati"[25][26][27] A questa notizia dei Sinottici, Giovanni aggiunge che vi era una coorte di soldati romani[Nota 5] comandata da un tribuno[Nota 6]. Quest'ultima precisazione appare, però, storicamente non plausibile. Infatti, la coorte - intervenuta secondo Giovanni per l'arresto di Gesù, in aggiunta alle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei - era un'unità militare dell'esercito romano composta da 600 legionari e costituiva la decima parte di una legione[Nota 7]. Appare storicamente inverosimile che - per trarre in arresto un predicatore non violento[Nota 8], accompagnato da uno sparuto gruppo di seguaci in un ritiro notturno di preghiera - sia stata inviata dal governatore Ponzio Pilato (l'unico titolato a far muovere tale contingente) un'intera coorte di 600 soldati, oltretutto anche con l'aiuto delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei[Nota 9]. Secondo gli esegeti curatori del "Nuovo Grande Commentario Biblico", questa aggiunta di Giovanni non è storica ma può essere un errore di trasmissione delle fonti giovannee oppure può sottolineare la volontà dell'evangelista di dimostrare come Gesù avesse pieno controllo della situazione, appositamente esagerata, creatasi intorno a lui[Nota 10].[28][29]
I due versetti del Vangelo di Luca che presentano Agonia di Gesù al Getsemani sono considerati da alcuni studiosi un'interpolazione antica e dunque mancavano nel testo originale, essendo infatti assenti dai manoscritti più antichi ed autorevoli a nostra disposizione; secondo questi studiosi, alcuni copisti avrebbero apportato tale aggiunta nel II e III secolo per contrastare la dottrina cristologica di un Gesù esclusivamente divino.[30] Alcuni gruppi tra i primi cristiani[Nota 11] sostenevano che Gesù fosse unicamente divino, al contrario della cristologia cattolica che lo considerava anche vero uomo e, nei primi secoli, alcuni copisti - per sottolinearne l'umanità anche nel testo lucano - aggiunsero quindi questo passo[Nota 12] in cui si evidenzia un Gesù che prova profonde sofferenze umane.[31][32]
Studiosi, come lo storico e teologo Rudolf Bultmann, ritengono che la narrazione del bacio di Giuda - richiamante episodi dell'Antico Testamento come 2Sam20,9-10[33][34] e Prov27,6[35][36] - non sia storica ma "colorata da motivi leggendari", non essendo inoltre tale azione necessaria per riconoscere un personaggio già perfettamente noto alle autorità; gli studiosi sottolineano, inoltre, come appaia superflua anche la figura di un delatore, quando sarebbe stato sufficiente far seguire Gesù.[37][38][39] Oltre ad un discorso puramente fisiognomico, va inoltre osservato che vi sono "due diversi resoconti della identificazione", in quanto "i Sinottici riportano che Giuda lo fa con un bacio; Giovanni riporta che Gesù si identifica da solo"[Nota 13]. Per il biblista Gianfranco Ravasi l'episodio del bacio è invece verosimile. Gesù era conosciuto, ma la sua fisionomia non poteva essere nota a tutti in modo preciso, come sarebbe avvenuto oggi con i moderni mezzi di comunicazione; inoltre la visibilità era limitata per il buio e la presenza di alberi.[40]
Il teologo Raymond Brown rileva i dubbi di alcuni studiosi sulla storicità della narrazione della cattura di Gesù: "i critici hanno sollevato la questione del perché i discepoli non furono arrestati con Gesù. Una simile questione evidentemente sorse già in antichità, per esempio nel vangelo di Pietro 7,26, dove, descrivendo gli eventi che riguardavano la morte di Gesù, Pietro dice «noi ci stavamo nascondendo»" e "in particolare i critici obiettano che c'è una mancanza di logica nel non catturare quello che attaccò il servo del sommo sacerdote con una spada"[Nota 14].
L'episodio della caduta a terra dei soldati viene comunque considerato non storico ma apologetico da alcuni studiosi, come lo storico John Dominic Crossan, tra i cofondatori del Jesus Seminar, oppure Raymond Brown, il quale sottolinea come "gli standard critici suggeriscono che [il Vangelo secondo Giovanni] si è spostato dalla storia alla parabola nel riportare che questi soldati e la polizia ebraica caddero all'indietro quando Gesù parlò loro".[41][42][43]
In merito al momento della cattura, gli esegeti dell'interconfessionale Bibbia TOB rilevano un'incongruenza storica tra gli evangelisti, in quanto "in Gv Gesù viene incatenato fin dal suo arresto; secondo i sinottici soltanto dopo la sentenza"[44].[45]
^Gli stessi esegeti notano anche come "Il racconto giovanneo della passione sottolinea particolarmente questa sovrana libertà di Gesù" e "la perfetta padronanza che caratterizza sino alla fine Gesù nel compimento della sua missione"; anche lo storico John Dominic Crossan, tra i cofondatori del Jesus Seminar, evidenzia come "per Giovanni, non c'è alcuna agonia, Gesù protegge i suoi discepoli e ha sotto controllo l'intera situazione".
^Lo storico Bart Ehrman sottolinea che "una delle cose più stupefacenti del racconto che Luca fa della Passione di Gesù è che quest'ultimo non sembra provare nessuna angoscia di fronte al destino che lo aspetta".
^Il termine "calice" è espressione metaforica, frequente negli scritti rabbinici, per designare la sorte assegnata a qualcuno.
^L'episodio, come precisa Brown, è probabilmente simbolico, introdotto nel Vangelo di Marco per sottolineare che "il tentativo del giovane [come nuovo discepolo] di seguire Gesù nella sua prova [peirasmos] è un misero fallimento; quando Gesù è arrestato, egli è così ansioso di scappare che lascia nelle mani dei suoi rapitori l'unico abito che indossa e sceglie il totale disonore di fuggire nudo, una fuga anche più disperata di quella scelta dagli altri discepoli. La nudità non è qualcosa di positivo, come interpretazione simbolica; è qualcosa da evitare, come in Mt25,36; Gv21,7; Giac2,15; Ap3,17 e Ap16,15 ".
^( Gv18,3, su laparola.net.) La Bibbia CEI riporta: "Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati". La versione delle altre Bibbie è invece: "Giuda dunque, presa una coorte": la Vulgata Sisto-Clementina ("Judas ergo cum accepisset cohortem"), la Bibbia Martini ("Giuda pertanto avuta una coorte"; Monsignor Antonio Martini, La Sacra Bibbia secondo la Volgata, Tipografie di Prato, 1817/1832), la Bibbia Edizioni Paoline (La Bibbia, Edizioni Paoline, 1991, p. 1667, ISBN 88-215-1068-9), la Bible de Jérusalem ("Judas donc, menant la cohorte"; La Bible de Jérusalem, Les Éditions du Cerf, 1998, p. 1856, ISBN 2-204-06063-1), la Riveduta e la Nuova Riveduta.
^( Gv18,12, su laparola.net.) Il tribuno era un alto ufficiale dell'esercito romano. La Bibbia CEI riporta "Allora il distaccamento con il comandante", le altre bibbie precisano che si trattava di una coorte e del tribuno che la comandava: la Vulgata Sisto-Clementina ("Cohors ergo, et tribunus"), la Bibbia Martini ("La coorte pertanto, e il tribuno"; Monsignor Antonio Martini, La Sacra Bibbia secondo la Volgata, Tipografie di Prato, 1817/1832), la Bible de Jérusalem ("Alors la cohorte, le tribun"; La Bible de Jérusalem, Les Éditions du Cerf, 1998, p. 1856, ISBN 2-204-06063-1), la Riveduta e la Nuova Riveduta.
^Il teologo Raymond Brown aggiunge: "Benché ci siano stati dei tentativi di tradurre il greco speira nel latino manipulus (200 soldati), questa è una parola normale per la coorte Romana (un decimo di una legione, 600 soldati). Che Giovanni intenda la seconda è suggerita dal titolo chiliarchos dato al comandante in 18,12, che dal greco viene normalmente tradotto in tribunus militum, che comandava una coorte. Quelli che riducono una coorte a un manipulus devono ridurre questo tribuno a un decurio, una sorta di caporale" [e] "se si considera la tradizione sottostante, possiamo avere qui la (confusa) memoria di una speira che Marco 15,16 e Matteo 27,27 dislocano al pretorio di Pilato quando l'intera coorte è chiamata a presenziare lo scherno e la flagellazione di Gesù". (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 248-250, ISBN 978-0-300-14009-5.).
^Lo stesso Ponzio Pilato, noto per la sua fermezza e crudeltà, non troverà in Gesù alcuna colpa e alla fine se ne laverà le mani, rifiutandosi di condannarlo. Pilato, inoltre, quando Gesù gli verrà portato di fronte sembrerà non essere a conoscenza del motivo dell'arresto: "Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest'uomo?». Gli risposero: «Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato»." ( Gv 18,29-30, su laparola.net.).
^Appare, inoltre, storicamente poco plausibile che un tale contingente, una volta catturato Gesù, lo abbia consegnato prima ai sommi sacerdoti Anna e Caifa (ovvero due sudditi dei Romani) invece che al governatore romano Pilato.
^Osserva il teologo Raymond Brown: "Besnier ("procès" 198) stima che ci fossero troppo pochi soldati Romani in Gerusalemme per costituire una coorte o un qualunque numero così grande [di soldati] da essere inviato contro un uomo disarmato [e inoltre] una coorte Romana sotto un centurione Romano non si sarebbe unita ad un arresto pianificato senza un ordine del prefetto Romano. L'evidenza nei vangeli, includendo il resoconto di Giovanni, non dà alcun suggerimento che Pilato fosse stato coinvolto con l'arresto di Gesù prima che le autorità ebraiche glielo consegnassero". (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah, Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 250-251, ISBN 978-0-300-14009-5.).
^Come ritiene il teologo Raymond Brown, che aggiunge: "La tradizione di Giovanni non conosceva un'immagine così vivida, che sarebbe stata così velocemente e ampiamente diffusa dalla tradizione orale Cristiana? [...] O, più probabilmente, Giovanni eliminò dalla tradizione il bacio di Giuda, il quale riportava l'iniziativa di un essere umano nel determinare il destino di Gesù (anche successivamente nel racconto della Passione, Giovanni quasi sicuramente elimina la memoria di Simone di Cirene che interferisce con lo sforzo di Gesù di portare la croce da solo)? ". (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 252-255, 259, ISBN 978-0-300-14009-5.).
^Aggiunge tale studioso: "In Marco questo non è un problema perché l'aggressore con la spada non è ritratto come un discepolo e il Vangelo non sarebbe interessato al fato di un estraneo. Per Matteo, dove l'aggressore con la spada è un discepolo, forse noi possiamo intendere che questo scappò con tutti i discepoli quando questi fuggirono. La questione è più complicata in Giovanni dove Simon Pietro, il principale membro dei Dodici, ha perpetrato un'aggressione con una forte ostilità che sarà ricordata, come vedremo, nella domanda posta dal parente di Malco in 18,26. Presumibilmente l'evangelista voleva che pensassimo che Simon Pietro non poteva essere toccato a causa della protezione di Gesù. Tuttavia, in tutto questo, l'evangelista potrebbe aver adattato un background scritturale [...] ho già notato molti paralleli tra questa scena di Gesù sul Monte degli Ulivi nel giardino oltre la Valle del Cedron e la scena che inizia nel secondo libro di Samuele capitolo 15 quando Davide deve fuggire attraverso la Valle del Cedron a causa della cospirazione di Assalonne e Achitofel. Nel secondo libro di Samuele 17,1-2 Achitofel chiede il permesso ad Assalonne di catturare Davide la stessa notte [...] Gli Evangelisti potrebbero aver trovato qui la ragione del perché nella tradizione, quando Giuda venne con i soldati per l'arresto, solo Gesù fu catturato". (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah, Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 290-291, ISBN 978-0-300-14009-5.).
Riferimenti
^Mt 26,47-56, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^Mc 14,43-52,15, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^Lc 22,47-53, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^Gv18,1-11, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^"Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante?" ( Lc22,52, su laparola.net.).
^Mc14,50-52, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^Raymond E. Brown, The Death of the Messiah, Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 294, 299-302, ISBN 978-0-300-14009-5. Cfr anche: Corrado Augias e Remo Cacitti, Inchiesta sul cristianesimo, Mondadori, 2012, p. 137, ISBN 978-88-04-59702-5.
^Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 294-304, ISBN 978-0-300-14009-5.
^abRaymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 250, 262, ISBN 978-0-300-14009-5..
^abRaymond E. Brown, The Death of the Messiah: From Gethsemane to the Grave. A Commentary on the Passion Narratives in the Four Gospels, Doubleday, 1994, pp. 282, 1358-1359.
^Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, p. 1283, ISBN 88-399-0054-3.
^John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, pp. 80-81, 176, ISBN 978-0-06-061480-5.
^Kurt Aland, e Barbara Aland, The Text of the New Testament: An Introduction to the Critical Editions and to the Theory and Practice of Modern Textual Criticism, William B. Eerdmans Publishing Company, Grand Rapids, Michigan, 1995, p. 310; Bruce Metzger, The Text of the New Testament: Its Transmission, Corruption, and Restoration (Oxford University Press: 2005), p. 286; Bart Ehrman, The Orthodox Corruption of Scripture (Oxford University Press: 1993), pp. 187-194; Bart Ehrman, Gesù non l'ha mai detto - Millecinquecento anni di errori e manipolazioni nella traduzione dei vangeli, Mondadori, 2007, pp. 160-166, ISBN 978-88-04-57996-0.
^Bruce Metzger e Bart Ehrman, Il testo del Nuovo Testamento, Paideia Editrice, 2013, pp. 250-251, ISBN 978-88-394-0853-2.
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^2Sam20,9-10, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^Ioab disse ad Amasà: «Stai bene, fratello mio?» e con la destra prese Amasà per la barba per baciarlo. Amasà non fece attenzione alla spada che Ioab aveva nell'altra mano; Ioab lo colpì al basso ventre e ne sparse le viscere a terra; non lo colpì una seconda volta perché era già morto.
^Prov27,6, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^Leali sono le ferite di un amico, fallaci i baci di un nemico.
^Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, pp. 268-269, 279-281, ISBN 1-56563-041-6.
^John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, pp. 81, 176, ISBN 978-0-06-061480-5.
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^Raymond E. Brown, The Death of the Messiah, vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, p. 282, ISBN 978-0-300-14009-5; Raymond E. Brown, The Death of the Messiah, vol. 2, Anchor Yale Bible, 2010, p. 1028, ISBN 978-0-300-14010-1.