Armillaria gallica
Armillaria gallica Marxm. & Romagn., 1987[1], conosciuta anche come Armillaria bulbosa, è una specie di "chiodino" simile ad Armillaria mellea, da cui si distingue essenzialmente per la caratteristica forma "clavata" del gambo, che è anche più scuro nella sua parte inferiore. EtimologiaIl nome deriva dal latino Gallica, della Gallia. Descrizione della specieFino a 12–14 cm, inizialmente convesso, poi più spianato, umbonato, margine lievemente striato e fioccoso; di colore variabile, dal giallo-ocraceo al nocciola, fino al marrone scuro, con cuticola granulosa o escoriata, maggiormente al centro. Subdecorrenti, fitte, inizialmente bianche, poi gialle, infine con chiazze rossastre. Clavato, pieno e consistente, con base bulbosa, a volte di larghezza considerevole (in casi molto rari anche 6–8 cm), striato, con fibrille e residui del velo. Di colore bruno, con base più scura. Giallo oppure giallo-sporco, fragile, spesso sfrangiato o consunto in età. Soda sul cappello e nella parte superiore del gambo, coriacea e fibrosa nella parte inferiore del gambo (poco coriacea negli esemplari giovani), legnosa vicino al substrato di crescita, di colore bianco, carnicino in età avanzata.
Caratteri miscroscopiciEllittiche, lisce, bianche in massa. Distribuzione e habitatL'Armillaria gallica cresce in autunno, gregario oppure cespitoso, sui tronchi marcescenti oppure su legname/radici interrati. CommestibilitàBuono, con cautela; velenoso da crudo. Come Armillaria mellea è un fungo dal sapore eccellente, purché ben cotto ed escludendo il liquido di cottura. Contiene infatti tossine di natura proteica ("emolisine") termolabili a 65-70 °C. Di norma si fa bollire per 15/20 minuti e si butta l'acqua di cottura. Non consumare esemplari congelati da freschi: il gelo "fissa" alcune tossine, che non vengono più inattivate con il calore. Pertanto prima della eventuale congelazione, va effettuata la prebollitura. TassonomiaSinonimi e binomi obsoleti
Specie simili
Curiosità
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