Il territorio rappresenta un'importante risorsa per la Sardegna. Con la legge quadro n. 31 del 7 giugno 1989[1] sono state definite le finalità e le modalità di istituzione e gestione delle aree naturali da tutelare, individuando 8 parchi regionali, 60 aree protette, 24 monumenti naturali e 16 aree di rilevante interesse naturalistico. A queste aree si aggiungono le oasi del WWF, organizzazione da tempo attivamente presente nell'Isola.
Per quanto riguarda il parco nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu vanno citate le difficoltà riscontrate nella fase di istituzione dell'area protetta e legate alle resistenze ed alla contrarietà delle comunità locali, che non furono coinvolte nella fase decisionale che avrebbe portato alla perimetrazione del Parco. Questo dissenso era dovuto al fatto che alcuni dei comuni interessati avrebbero avuto una buona parte del loro territorio sottoposto a tutela, con vincoli incerti sulle attività produttive praticabili e sull'ammontare dei finanziamenti previsti per le attività compatibili con il progetto del parco. A queste critiche si aggiungeva la scarsa rappresentanza che le popolazioni locali avrebbero avuto nel Consiglio direttivo del parco, con cinque componenti su un totale di dodici[3].
Nel 2008, con la sentenza numero 626 emessa dal Tribunale amministrativo regionale della Sardegna, è stato dichiarato improcedibile il ricorso per l'annullamento del decreto istitutivo del parco nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu. Tale decisione è stata presa in seguito alle modifiche introdotte dalla legge numero 266/2005, che prevedono l'applicazione delle misure di tutela disposte dal decreto istitutivo del parco, solamente previa intesa tra lo Stato e la regione Sardegna[4][5].
Parchi regionali
Nel 2009, 31, fu prevista l'istituzione di nove parchi regionali in altrettante aree di grande interesse naturalistico. A distanza di anni la maggior parte di questi parchi non è diventata operativa. Per alcuni vige ancora lo status di parco in via di istituzione (per esempio il parco naturale regionale del Monte Arci[6]) mentre per altri sono in corso provvedimenti istitutivi alternativi che ne modificano l'estensione, le finalità e la forma di gestione (per esempio il parco del Sulcis vedrà dimezzata la sua estensione e assumerà la denominazione di "parco regionale di Gutturu Mannu"[7]). A questi parchi si è aggiunta un'istituzione più vasta, denominata Parco geominerario storico ed ambientale della Sardegna, con il compito di gestire i beni immobili dismessi e tutelare la memoria del passato minerario della Sardegna[8].
Dopo il 1989 sono stati inoltre istituiti altri parchi regionali, non compresi nel disegno originario, ed attualmente registrati nell'elenco ufficiale del Ministero dell'ambiente:
La Sardegna è caratterizzata da un rilevante numero di zone umide rappresentate da lagune e stagni costieri, di grande o piccola estensione. L'importanza naturalistica di questi ecosistemi si deve alla presenza di specie vegetali rare o endemiche e, soprattutto, alla presenza di numerose specie di uccelli, sia stanziali sia migratori. Alcune di queste aree sono inserite nella lista ufficiale della convenzione di Ramsar[9]:
Numerose sono le formazioni classificate come monumenti naturali per la specificità sotto l'aspetto geologico o botanico e paesaggistico.
I siti istituiti con decreto dell'Assessorato regionale della difesa dell'ambiente della Regione Sardegna sono i seguenti:
^Testo integrale della Sentenza 626/2008 (DOC), su giustizia-amministrativa.it. URL consultato il 2 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2014).