L'arcivescovado di Ocrida era una Chiesa ortodossa orientale autocefala fondata in seguito alla conquista bizantina dell'impero bulgaro nel 1018 e alla riduzione del patriarcato bulgaro a sede arcivescovile con ampia autonomia. Nel 1767 l'autocefalia dell'arcivescovado fu abolita e l'istituzione fu posta sotto la tutela del patriarcato di Costantinopoli. Gli arcivescovi portavano il titolo di "arcivescovi di Giustiniana Prima e di tutta la Bulgaria".[1]
Storia
Nella seconda metà del X secolo, iniziò il crollo del primo impero bulgaro, la cui parte orientale, corrispondente all'odierna Bulgaria, divenne protettorato bizantino dopo l'assedio di Dorostolon del 971. I patriarchi bulgari si rifugiarono nella parte occidentale dell'impero, rimasto sotto il controllo dei Bulgari del generale Samuele, e dopo varie peripezie, posero la loro residenza a Ocrida (o Acrida), sede degli ultimi due patriarchi, Filippo (circa 1000-1016) e Davide (1016-1018).
A Davide succedette Giovanni, che assistette nel 1018 alla definitiva sconfitta dei Bulgari e alla loro sottomissione all'impero bizantino. Lo stesso anno l'imperatore Basilio II Bulgaroctono pose fine al patriarcato bulgaro di Ocrida, e ridusse la circoscrizione ad arcidiocesi, nell'ambito del patriarcato di Costantinopoli. Tuttavia Giovanni fu confermato nella sua sede, e con due decisioni imperiali del 1018 e del 1020, Basilio II riconobbe a Giovanni e ai suoi successori la stessa giurisdizione e la medesima estensione territoriale, che fu dei patriarchi bulgari, preservando contestualmente l'autonomia e un certo grado di autocefalia dell'arcivescovado.[2]
L'arcivescovado continuò ad esistere anche dopo la restaurazione del patriarcato bulgaro nel 1235 da parte del concilio di Lampsaco, quando tutti e quattro i patriarchi di Costantinopoli (residenti a Nicea), di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme decisero di ripristinare la dignità patriarcale della chiesa bulgara con sede a Veliko Turnovo.[3]
L'arcivescovado fu soppresso dal sultano di Costantinopoli il 16 gennaio 1767 e le sue istituzioni (l'arcidiocesi di Ocrida e le metropolie e diocesi che ne dipendevano), furono incorporate a pieno titolo nel patriarcato di Costantinopoli. A questa decisione contribuirono le pressioni del patriarcato di Costantinopoli, che mirava al controllo di tutte le chiese ortodosse comprese nell'impero ottomano (cf. l'anno prima la stessa sorte era toccata al patriarcato serbo di Peć).[4]
Al momento della sua istituzione l'arcivescovado comprendeva 32 sedi suffraganee.[5] Tuttavia, nel corso dei decenni successivi, molte delle sedi vescovili rimosse da altre giurisdizioni e concesse a Ocrida da Basilio II furono restituite alle loro metropolie originarie. Nonostante la creazione di nuovi vescovati da quelli esistenti, verso la metà del XII secolo il numero delle suffraganee, a parte la stessa Ocrida, era sceso a 23:[6]Kastoria, Skopje, Belebousdion, Serdica, Morosbisdo, Moglena, Pelagonia, Prisdiana, Strumica, Nisos, Kephalonia o Glabinitze, Morabos o Braničevo, Belegrada, Bodena, Sirmio, Lipenion, Rhasos, Selasphoros o Devil, Slanitza o Pella, Illyrikon o Kanina, Grevena, Deure e il cosiddetto "vescovado dei Valacchi".[7]
Nel 1715, nell'ultimo elenco noto delle diocesi del patriarcato di Costantinopoli, dall'arcivescovado di Ocrida dipendevano 12 sedi, di cui 7 metropolie e 5 diocesi:
^(EN) The autocephalous Byzantine ecclesiastical province of Bulgaria, pp. 379-382.
^Nelle cronotassi tradizionali la sua morte è datata 1037. Studi più recenti, pongono la sua morte nel 1025 circa. (FR) Daniel Stiernon, Léon d'Achrida, Dictionnaire de spiritualité, vol. IX, 1976, coll. 623-625.
^(FR) Daniel Stiernon, Léon d'Achrida, Dictionnaire de spiritualité, vol. IX, 1976, coll. 623-625.
^(DE) Prosopographisches Lexikon der Palaiologenzeit, CD ROM-Version, Wien, 2001, nº 10097.
^(DE) Prosopographisches Lexikon der Palaiologenzeit, CD ROM-Version, Wien, 2001, nº 11638.
^(FR) Albert Failler, Pachymeriana quaedam, Revue des études byzantines, 40, 1982, pp. 196-199.
^(DE) Prosopographisches Lexikon der Palaiologenzeit, CD ROM-Version, Wien, 2001, nº 3649.
^(DE) Prosopographisches Lexikon der Palaiologenzeit, CD ROM-Version, Wien, 2001, nº 16200.
^(DE) Prosopographisches Lexikon der Palaiologenzeit, CD ROM-Version, Wien, 2001, nº 4482.
^Tra Gregorio I e Nicola le cronotassi tradizionali inseriscono il vescovo Anthimos Metokites, attestato nel 1347. Günter Prinzing condivide la tesi di Vitalien Laurent, secondo cui questo vescovo è da eliminare dalla cronotassi di Ocrida, poiché frutto delle manomissioni di un noto falsario. (FR) V. Laurent, Un prélat fantôme : l'archevêque d'Ochrida Anthime Métochite (XIVe s.), Revue des études byzantines, 15, 1957, pp. 207-211.
^(DE) Prosopographisches Lexikon der Palaiologenzeit, CD ROM-Version, Wien, 2001, nº 20429.
^(DE) Prosopographisches Lexikon der Palaiologenzeit, CD ROM-Version, Wien, 2001, nº 4483.
^Vescovo ignorato nelle cronotassi tradizionali e nella cronotassi di Snegarow. (FR) Péchayre, L'archevêché d'Ochrida de 1394 à 1767 : A propos d'un ouvrage récent, pp. 281-282.
^Vescovo ignorato nelle cronotassi tradizionali e nella cronotassi di Snegarow, ma documentato dal successore Sofronio, il quale, in una lettera, menziona i suoi tre immediati predecessori, Paisio, Acacio e Nicanore. (FR) Péchayre, L'archevêché d'Ochrida de 1394 à 1767 : A propos d'un ouvrage récent, p. 282.
^Incerto è l'epoca di episcopato di Gioacchino. Sembra già documentato nel 1588. (FR) Péchayre, L'archevêché d'Ochrida de 1394 à 1767 : A propos d'un ouvrage récent, pp. 290-291.
^abLa cronotassi di Snegarow pone, dopo Atanasio, Barlaam e Nettario (nn. 20 e 21). Péchayre, in base ad una lettura più attenta delle fonti coeve, propone di invertire la sequenza, con Nettario prima di Barlaam. L'archevêché d'Ochrida de 1394 à 1767 : A propos d'un ouvrage récent, pp. 291-292.
^(FR) Péchayre, L'archevêché d'Ochrida de 1394 à 1767 : A propos d'un ouvrage récent, p. 292.
^Il vescovo Giorgio è elencato al nº 25 nella cronotassi di Snegarow, tra Porfirio Paleologo e Ioasaf, ma indicato cronologicamente al 1617.
^(FR) Péchayre, L'archevêché d'Ochrida de 1394 à 1767 : A propos d'un ouvrage récent, p. 294.
^(FR) Péchayre, L'archevêché d'Ochrida de 1394 à 1767 : A propos d'un ouvrage récent, p. 297.
^Secondo Péchayre, che ha potuto leggere l'atto originale in cui è menzionato l'arcivescovo Panareto, questo prelato di Ocrida è da espungere dalla lista degli arcivescovi di Ocrida, perché frutto di una errata lettura del manoscritto. Si tratta in realtà di Nettario, da identificare con l'omonimo arcivescovo menzionato nel 1673. (FR) L'archevêché d'Ochrida de 1394 à 1767 : A propos d'un ouvrage récent, pp. 299-300.