Animali velenosiCon il termine animali velenosi, si intende indicare una specifica cerchia di esseri viventi che usano sostanze con effetti dannosi temporanei o permanenti, fino a letali, attraverso un meccanismo chimico. Questi animali possono essere trovati in quasi tutte le categorie tassonomiche definite dal sistema di classificazione scientifica. La disciplina scientifica che studia i veleni e la loro azione è la tossicologia. Altre discipline studiano singoli aspetti scientifici, così la medicina veterinaria studia una sostanza in grado di contrastare l'azione di un veleno chiamata "antidoto". Per ovviare all'impossibilità di comparare la tossicità delle dosi di veleno per ogni specie vivente vista l'enorme diversificazione delle stesse, si è ricorso a una formula in base alla quale si asserisce che LD50 (Lethal Dose 50, dose letale 50) è la dose in mg di una sostanza in grado di uccidere la metà di una popolazione campione (misurata in kilogrammi) di ratti adulti esposta ad essa. Per fare un esempio dunque la vipera comune possiede un LD50 pari a 6, e ciò significa 6 mg di veleno per kilogrammo di topi; per il calabrone yak-killer il valore scende a 3 mentre nel Taipan dell'interno è pari ad appena 0,025. Animali velenosi pericolosi per l'uomoSerpentiNell'immaginario comune lo stereotipo di animale velenoso è il serpente. Tutti i serpenti che sono dotati di veleno lo iniettano nella vittima grazie ai loro denti cavi, attraverso la ferita procurata dal morso. Il veleno viene secreto dalle ghiandole situate su entrambi i lati della testa ed espulso da muscoli specializzati. La diversa composizione del veleno inoltre può comportare vari sintomi per ogni morso e solo il 15% circa dei serpenti possiede un veleno pericoloso per l'uomo. Il numero di morsi e di morti umane che i serpenti causano è in parte sconosciuto, ma alcune stime affidabili tuttavia indicano che ogni anno ci siano da 425.000 a 1.800.000 avvelenamenti da ofidi che causano 20.000-94.000 morti[senza fonte]. In Italia gli ofidi velenosi appartengono alla famiglia dei viperidi, il cui veleno comporta sintomi simili per tutte le specie: inizialmente compare un dolore intenso nel punto della morsicatura, poi una tumefazione dovuta al morso, alla quale segue una sintomatologia generale da shock, con dolori gastrici ed intestinali, vomito e diarrea; in determinati casi specifici inoltre, in assenza di cure mediche adeguate, la morsicatura può portare addirittura al decesso. L'Australia è il paese dei serpenti più velenosi al mondo; qui è possibile trovare almeno 18 specie di serpenti pericolosi per l'uomo, è inoltre la patria delle tre specie più letali in assoluto:
Altre specie sono segnalate dagli ofiologi per la loro pericolosità:
Altri rettiliCnidariNumerosi cnidari sono capaci di infliggere punture dolorose per l'uomo e, in certi casi, letali. In particolare, alcuni membri della classe dei Cubozoi (a volte soprannominate "vespe di mare") sono molto pericolosi e talvolta mortali, come nel caso della medusa tropicale Chironex fleckeri. Nello strato esterno del corpo delle meduse (ectoderma), soprattutto sui tentacoli, sono presenti cellule urticanti, gli cnidociti, che hanno funzioni difensive ma soprattutto offensive (per paralizzare la preda). Esse si attivano quando vengono toccate, grazie a un meccanocettore detto cnidociglio, ed estroflettono dei filamenti urticanti. La preda, in genere, viene uccisa per shock anafilattico[1]. La Carybdea marsupialis è una specie di Cubomedusae della famiglia Carybdeidae diffusa nel Mar Mediterraneo, il cui veleno può provocare serie ustioni. La già citata Chironex fleckeri (più nota come vespa di mare o medusa scatola) è conosciuta per essere il secondo animale più velenoso al mondo in assoluto dopo il serpente Taipan[2]. È diffusa nella fascia costiera dei mari del nord dell'Australia e del Sudest asiatico, dove si nutre di crostacei e piccoli pesci. Ogni tentacolo è ricoperto da decine di migliaia di microscopiche nematocisti, che sono attivate dalla pressione e da un innesco chimico, iniettando veleno che può causare l'arresto cardiaco. Le meduse Irukandji sono meduse di piccole dimensioni estremamente velenose, che si trovano soprattutto presso le coste australiane. La puntura di una medusa Irukandji appunto causa dei sintomi noti come “Sindrome di Irukandji”. Sono stati documentati per la prima volta da Hugo Flecker nel 1952. Si sa poco sul ciclo di vita e sul veleno delle meduse Irukandji; in parte questo è dovuto alle loro piccole dimensioni, ed alla loro fragilità, che non consente di conservarle in normali bocce per pesci o in acquari; i ricercatori ritengono che il veleno possegga una forza sufficiente a stordire in modo immediato le prede delle meduse Irukandji, che sono pesci piccoli e veloci. La Sindrome di Irukandji è causata da una quantità molto ridotta di veleno e produce dolori a varie parti del corpo (tipicamente crampi ai muscoli crociati di braccia e gambe, intenso dolore alla schiena ed ai reni, e sensazioni simili a quelle causate da ustioni alla pelle ed in particolare al viso), emicrania, nausea, insonnia, sudorazione accentuata, vomito, tachicardia e ipertensione arteriosa. Dal 2007 il Solfato di magnesio viene usato per trattare la Sindrome di Irukandji. La caravella portoghese, Physalia physalis, è un sifonoforo e quindi non una medusa, bensì una colonia composta da quattro diversi tipi di polipi. È diffusa nei mari tropicali e subtropicali, ma occasionalmente la si incontra anche nel Mare Mediterraneo occidentale. Dispone, sui suoi tentacoli, di 10 tipi di veleni diversi che possono provocare la paralisi e persino l'arresto cardiaco nell'uomo. Aracnidi e insettiI principali aracnidi pericolosi o velenosi per l'uomo sono la zecca, gli scorpioni, la scolopendra e i ragni quali la vedova nera, il ragno violino, la malmignatta, la tarantola (Theraphosidae e Lycosidae), ecc. I principali insetti velenosi appartengono invece alla classe degli imenotteri (vespe, specialmente i calabroni, api, ecc.); le zanzare, i flebotomi, le mosche, le pulci e i pidocchi possono trasmettere malattie. Note
Voci correlate
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