Angelo Caroli
Angelo Caroli, nato con il nome di Angelo Carota (L'Aquila, 7 aprile 1937 – Torino, 17 novembre 2020[1]), è stato un giornalista, scrittore e calciatore italiano, di ruolo difensore o attaccante. BiografiaNasce all'Aquila con il cognome di «Carota».[2][3] Vive in Abruzzo sino all'età di 18 anni, risiedendo in una casa di via Fortebraccio,[4] nel centro storico della città natia, e frequentando il liceo classico Domenico Cotugno. Nell'estate del 1955, a causa del trasferimento del padre, insegnante, a Torino,[3] segue la famiglia in Piemonte[2] dove coniuga l'attività calcistica con gli studi al liceo classico Massimo d'Azeglio;[1] in questo periodo cambia il proprio cognome in «Caroli».[2] Si stabilirà definitivamente nel capoluogo piemontese per la sua successiva carriera di giornalista e scrittore.[1] CarrieraGiocatore![]() Dopo gli inizi in varie discipline dell'atletica leggera — tra le altre cose, sedicenne, vinse il titolo italiano di terza categoria nel salto in lungo —,[1] intraprese la carriera calcistica nelle file del club della sua città, L'Aquila militante nel campionato di IV Serie,[3] dove venne dapprima schierato come stopper, giovando delle sue qualità fisiche, e successivamente adattato a centravanti stante l'infortunio del titolare designato, ruolo quest'ultimo in cui si mise in luce a 17 anni segnando molti gol.[1] Notato da Ermes Muccinelli dopo aver saltato un provino con la Lazio, arrivò alla Juventus,[5] acquistato per 4 milioni di lire, dove fu inserito nella rosa della squadra Ragazzi allenata da Sandro Puppo. Nella stagione 1955-1956 poté esordire con la prima squadra della Vecchia Signora, a Bologna, e nella sua prima gara in Serie A mise a segno il suo primo, e unico, gol nel massimo campionato; il giorno dopo tornò in classe per il compito di greco.[6] La stagione successiva collezionò altre presenze in A, arrivando a quota otto. A campionato 1957-1958 iniziato, nel mese di novembre si trasferì al Catania, in Serie B,[7] dove andò in gol al debutto ma poi si infortunò e fu costretto a ingessarsi, restando fermo. La stagione successiva andò alla Lucchese, in Serie C, quindi nell'annata 1959-1960 fu la volta del Pordenone dove l'allenatore Giovanni Varglien ebbe l'intuizione di arretrarlo nuovamente in difesa,[6] impostandolo come terzino.[1] Sicché, dopo un campionato positivo in questo nuovo ruolo sulla fascia, Caroli tornò alla base a Torino. Nella stagione 1960-1961 fece parte della rosa juventina che vinse lo Scudetto grazie ai campioni del Trio Magico,[1] ovvero l'italo-argentino Omar Sívori, cui l'aquilano servì un assist durante un derby della Mole,[8] il gallese John Charles e l'italiano Giampiero Boniperti, quest'ultimo alla sua ultima stagione da giocatore. Dalla società bianconera incassò anche il premio per la vittoria tricolore di 500.000 lire.[9] L'anno successivo rifiutò il rinnovo del contratto, chiedendo un ingaggio più alto, e per questo fu inizialmente messo fuori rosa;[10] successivamente reintegrato, fece in tempo a disputare la sua prima e unica gara internazionale, l'esordio in Coppa dei Campioni contro il Panathīnaïkos, prima di lasciare definitivamente la società piemontese a fine stagione. «Lascio la sede della Sisport dopo aver respirato per l'ennesima volta l'atmosfera bianconera, piena del fragrante profumo del successo, che è il succo della filosofia del club e che, insieme con lo stile, è il distintivo che la Signora non si toglie mai.» Dopo un ultimo anno al Lecco, in B, Caroli decise di ritirarsi dal calcio giocato. Dopo il ritiro![]() Appesi gli scarpini bullonati al chiodo, Caroli si sposò e, dopo avere lasciato la facoltà di legge per laurearsi all'ISEF, ricevette un incarico di insegnante a Torino.[1] Tuttavia, ben presto la carriera giornalistica prese il sopravvento.[1] Dal 1968 fu cronista di Tuttosport e inviato al campionato del mondo 1974 in Germania Ovest.[1] Nel 1976 arrivò l'assunzione alla Stampa Sera, con cui Caroli seguì i principali avvenimenti sportivi degli anni Ottanta, saltando però per problemi di salute[11] proprio il campionato del mondo 1982 in Spagna, vinto dall'Italia.[1] Fu inviato anche ai campionati mondiali di Argentina 1978 e Messico 1986, al campionato d'Europa 1988 in Germania Ovest, alle finali di Coppa Campioni della Juventus di Atene 1983 e Bruxelles 1985, quest'ultima funestata dalla strage dell'Heysel, e alla finale di Coppa Intercontinentale 1985 a Tokyo. Rimasto sempre legato al mondo juventino, collaborò per anni con l'house organ della società, Hurrà Juventus, e scrisse anche alcuni libri incentrati sulle vicende bianconere e i suoi protagonisti;[7] nel 2006, nel corso dello scandalo Calciopoli, ha scritto una lettera al suo ex giornale Tuttosport chiedendo alla società di difendere la storia juventina e non abbandonarla. «La mia è una mozione degli affetti sollecitata dalla sensazione che in casa Juve oggi si stia giocando come in un partito politico dove proliferano correnti e tendenze.» Palmarès
Opere
Note
Bibliografia
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