Amanita porphyria
Amanita porphyria Alb. & Schwein., Consp. Fung.: 142 (1805). L'Amanita porphyria si distingue per la base del gambo bulbosa marginata, il suo cappello marrone, i frammenti grigiastri di velo universale e l'anello. Descrizione della specieCappello5-8(10) cm, inizialmente campanulato, poi convesso, infine appianato-disteso, a volte con un breve umbone.
LamelleLibere, fitte, intercalate da lamellule, di colore bianco o appena grigiastre. Gambo6-12 x 1-2 cm, cilindrico progressivamente attenuato verso l'apice, glabro e liscio al di sopra dell'anello e più o meno decorato da fibrille grigiastre, disposte a zig-zag, al di sotto dell'anello, da biancastro a grigio violaceo chiaro, alla pressione diventa brunastro, prima pieno poi farcito o cavo, con alla base un grosso bulbo marginato avvolto dalla volva. AnelloA disco poi cadente, membranoso, molto sottile e poco durevole, bianco grigiastro poi viola brunastro. VolvaSub-membranosa, circoncisa, inguainante, grigiastra o biancastra con riflessi rossastri. CarneBiancastra o grigiastra, soda e abbastanza fragile. Spore8-10 x 7,5-9 µm, globulose, lisce, amiloidi, bianche in massa. HabitatL'Amanita porphyria fruttifica solitario o gregario, dall'estate al tardo autunno, su suoli acidi, nei boschi di conifere con cui stabilisce legame micorrizico, specialmente sotto abeti, faggi e pini. CommestibilitàConsiderato non commestibile, per non aver alcun valore di commestibilità. Per il facile scambio con la Amanita pantherina è assolutamente meglio evitare di consumare questo fungo. EtimologiaIl nome deriva dal latino porphyrius, purpureo, per via del caratteristico colore delle tracce presenti nel cappello. Specie simili
Nomi comuni
Sinonimi e binomi obsoleti
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