Il camepizio (nome scientifico Ajuga chamaepitys (L.) Screb., 1774) è una pianta appartenente alla famiglia delle Lamiaceae, nota anche come canapicchio o iva artritica.[1]
Etimologia
Il nome generico (ajuga) deriva dal latino. Si tratta di una parola composta da due termini: "a" che significa negazione, privazione e "jugum" che significa "giogo". Probabilmente il nome vuole indicare l'assenza del labbro superiore nella corolla (altrimenti presente in altri generi delle labiate). Altri autori comunque danno etimologie diverse (vedi la voce del genere).[2] ll nome specifico (chamaepitys) deriva da due termini greci: "chamae" che significa "a terra, umile, strisciante" e "pitys" che significa "pino" e fa rieferimento all'habitus basso simile a un piccolo pino, soprattutto per la somiglianza delle foglie.[3][4] Il nome "chamaepitys" è stato usato da Teofrasto per una pianta di pino nano.[5]
Il nome scientifico della specie è stato definito per la prima volta da Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, perfezionato successivamente dal naturalista germanico Johann Christian Daniel von Schreber (1739 - 1810) nella pubblicazione "Plantarum Verticillatarum Unilabiatarum Genera et Species - 24 (p. "xxiiii")." del 1774.[6]
Descrizione
Queste piante sono alte da 5 a 20 cm. La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Sono possibili anche altre forme biologiche come emicriptofita scaposa (H scap) oppure emicriptofita bienne (H bienn), ossia piante erbacee con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e si distinguono dalle altre per il ciclo vitale biennale (H bienn) oppure perenne (H scap). Tutta la pianta è fortemente aromatica (sono presenti delle ghiandole contenenti oli eterici).[7][8][9][10][11][12]
La parte aerea del fusto è ramosa a portamento prostrato e ascendente all'apice. La sezione è quadrangolare con i fasci collenchimatici posti agli angoli.
Foglie
Le foglie lungo il caule sono disposte in modo opposto. Quelle basali sono picciolate, mentre quelle superiori sono sessili. La lamina è completamente divisa in tre lacinie lineari triforcate, ed è almeno 5-6 volte più lunga che larga. Non sono presenti stipole. Dimensione delle lacinie: larghezza 1 – 2 mm; lunghezza 15 – 20 mm.
Infiorescenza
Le infiorescenze sono delle spighe a verticillo (fascetti sovrapposti di fiori) con fiori per lo più solitari. Ogni fascetto è provvisto di 2 brattee simili alle foglie.
Fiore
I fiori sono ermafroditi, zigomorfi, tetrameri (4-ciclici), ossia con quattro verticilli (calice – corolla - androceo – gineceo) e pentameri (5-meri: la corolla e il calice sono a 5 parti). Lunghezza del fiore: 10 – 17 mm.
Formula fiorale: per questa pianta viene indicata la seguente formula fiorale:
X, K (5), [C (2+3), A 2+2] G (2), (supero), drupa[7][12]
Calice:il calice è gamosepalo con cinque denti (la base del calice è un tubo gozzuto); il tipo di calice è più o meno attinomorfo. La superficie è pubescente e sparsamente ghiandolosa. Lunghezza del tubo gozzuto: 4 mm; lunghezza dei denti: 2 – 3 mm.
Corolla: la corolla, con parte basale a forma più o meno cilindrica, è gamopetala con apici lobati. Il tipo di corolla è pseudobilabiata (zigomorfa) con labbro superiore atrofizzato o mancante e ridotto a due denti e quello inferiore a tre lobi. Il tubo corollino internamente è provvisto di un anello di peli. Il colore è giallo-pallido.
Androceo: l'androceo possiede quattro stamididinami, due grandi e due piccoli e tutti fertili (un quinto stame posteriore è sempre abortito). I filamenti sono adnati alla corolla. Gli stami sono parzialmente sporgenti dal tubo corollino. Le teche sono del tipo da divergenti a divaricate (confluiscono nella zona della deiscenza). I granuli pollinici sono del tipo tricolpato o esacolpato.
Gineceo: l'ovario è supero formato da due carpelli saldati (ovario bicarpellare) ed è 4-loculare per la presenza di falsi setti. La placentazione è assile. Gli ovuli sono 4 (uno per ogni presunto loculo), hanno un tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell'ovulo, ridotta a poche cellule).[13] Lo stilo inserito alla base dell'ovario (stilo ginobasico) è del tipo filiforme bifido; gli stigmi (sono due) sono semplici. Il nettario è abbondante.
Fioritura: da aprile a ottobre.
Frutti
I frutti sono drupe, racchiuse dal calice persistente, composte da 4 nucule (tetrachenio). I semi sono minuti e provvisti di endosperma (o scarso).
Habitat: l'habitat tipico per questa pianta sono i prati aridi, i pascoli e gl incolti; ma anche i campi e le colture. Il substrato preferito è calcareo ma anche calcareo/siliceo con pH basico/neutro, bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere secco.[15]
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1500 ms.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: montano e collinare (oltre a quello planiziale – a livello del mare) e in parte quello subalpino.
Fitosociologia
Dal punto di vista fitosociologicoAjuga chamaepitys appartiene alla seguente comunità vegetale:[15]
Formazione : delle comunità terofiche pioniere nitrofile
Classe: Stellarietea mediae
Ordine: Papaveretalia rhoeadis
Alleanza: Caucalidion lappulae
Tassonomia
La famiglia di appartenenza della specie (Lamiaceae), molto numerosa con circa 250 generi e quasi 7000 specie[7], ha il principale centro di differenziazione nel bacino del Mediterraneo e sono piante per lo più xerofile (in Brasile sono presenti anche specie arboree). Per la presenza di sostanze aromatiche, molte specie sono usate in cucina come condimento, in profumeria, liquoreria e farmacia. Nelle classificazioni meno recenti la famiglia è chiamata Labiatae. Il genere Ajuga si compone di circa 60 specie, mezza dozzina delle quali vivono in Italia.
La specie di questa voce in realtà ha un aspetto abbastanza diverso dal resto del genere; infatti nella sua prima classificazione (fatta da Linneo) era assegnata ad un altro genere: Teucrium; e si chiamava appunto Teucrium chamaepitys L.. Soltanto nel 1773 per opera del naturalista Johann Christian Daniel von Schreber si venne a conoscere la stretta affinità tassonomica con il genere Ajuga.
Il basionimo per questa specie è: Teucrium chamaepitys L., 1753[15]
Chamaepitys trifida var. glabriuscula (Holuby) Holub
Chamaepitys vulgaris Hill
Chamaepitys vulgaris Link
Teucrium arvense Salisb.
Teucrium chamaepitys L.
Usi
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Farmacia
Secondo la medicina popolare questa pianta ha le seguenti proprietà medicamentose:[18]
antireumatica (attenua i dolori dovuti all'infiammazione delle articolazioni);
stimolante (rinvigorisce e attiva il sistema nervoso e vascolare).
Altre notizie
L'iva artritica in altre lingue è chiamata nei seguenti modi:
(DE) Gelber Günsel, Acker-Günsel
(FR) Bugle petit pin, Bugle jaune
(EN) Ground-pine
Nella farmacopea ufficiale italiana questa pianta compare con il nome di Ivae arteticae herba. Una delle prime descrizioni medicinali di questa pianta è stata fatta per opera di Dioscoride (Anazarbe, 40 circa – 90 circa), medico, botanico e farmacista greco antico che esercitò a Roma ai tempi dell'imperatore Nerone. Anche Gaio Plinio Secondo (Como, 23 – Stabiae, 25 agosto 79]) che è stato uno scrittore, ammiraglio e naturalista romano, conosceva questa pianta con il nome di "Abiga".[10]
Note
^abcIva artritica, su The Plant List. URL consultato il 7 settembre 2015.
^Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 7 settembre 2015.
^Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 7 settembre 2015.
^Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 7 settembre 2015.
David Gledhill, The name of plants (PDF), Cambridge, Cambridge University Press, 2008. URL consultato il 7 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p. 47, ISBN88-7621-458-5.
Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN978-88-299-1824-9.
Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole, 1996.