Addis Abeba

Addis Abeba
città autonoma
አዲስ አበባ
Addis Abäba
Addis Abeba – Stemma
Addis Abeba – Bandiera
Addis Abeba – Veduta
Addis Abeba – Veduta
Localizzazione
StatoEtiopia (bandiera) Etiopia
Amministrazione
Amministratore localeAdanech Abiebie (Partito della Prosperità)
Data di istituzione1886
Territorio
Coordinate9°01′38″N 38°44′13″E
Altitudine2 355 m s.l.m.
Superficie2 360[2] km²
Abitanti3 273 000[4] (stima 2015)
Densità1 386,86 ab./km²
Altre informazioni
Prefisso11
Fuso orarioUTC+3
ISO 3166-2ET-AA
Cartografia
Addis Abeba – Localizzazione
Addis Abeba – Localizzazione
Sito istituzionale

Addis Abeba (amarico: አዲስ አበባ, Addis Abäba [adˈdis ˈaβəβa] ascolta, con significato di "nuovo fiore"; oromo: Finfinne, un'onomatopea che indica le sorgenti presenti nel luogo; Ge'ez: በረራ, Bərəra) chiamata spesso dai suoi residenti anche con il nome di Sheger, è la capitale dell'Etiopia e la sede centrale dell'Unione Africana con 3 273 000 abitanti stimati a luglio 2015.[3]

Geografia fisica

Addis Abeba vista dal satellite

Territorio

Addis Abeba si trova ad un'altitudine di 2 407 metri su un altopiano dominato da lande ai piedi delle montagne di Entoto, poste sullo spartiacque del bacino dell'Auasc. La città presenta una notevole escursione altimetrica: nel punto più basso, ove è situato l'aeroporto internazionale di Bole, l'altitudine è di 2 326 metri sul livello del mare; nel punto più alto, nella periferia a nord della città, situato a oltre 3 000 metri di quota, sorge il sistema montuoso di Entoto.

Clima

L'immagine satellitare tratta di una striscia di urbanizzazione che collega Addis Abeba e la città di Debre Zeyit (angolo in basso a destra dell'immagine)

Addis Abeba ha un clima temperato e umido, caratterizzato da precipitazioni abbondanti, anche nei mesi più secchi (Classificazione di Köppen, Cwb). La temperatura media annua è di 16.3 °C e la piovosità media è di 1143 mm.[5] Data la notevole escursione altimetrica, la città presenta in alcune zone un clima alpino (Classificazione di Köppen, E), che hanno tra di loro un'escursione termica anche di 10 °C. L'elevata altitudine mitiga le temperature, che rimangono pressoché costanti durante tutto l'anno, data la vicinanza all'Equatore.

Il periodo secco va dalla metà di novembre a gennaio. Durante questa stagione la temperatura massima giornaliera solitamente non supera i 23 °C, mentre la temperatura minima notturna non supera i 10 °C. Da febbraio a maggio si verifica un aumento delle precipitazioni, che si attesta tra i 40 mm di febbraio e gli 80 mm di maggio; le temperature massime giornaliere non superano i 25 °C, mentre le minime notturne si attestano tra i 10 e i 15 °C, con una significativa diminuzione dell'escursione termica tra giorno e notte rispetto al periodo secco.

La stagione delle piogge va da giugno a settembre. Sebbene il periodo coincida con l'estate, l'abbondanza di precipitazioni mitiga la temperatura massima giornaliera, che di rado supera i 23 °C, mentre la minima notturna non subisce significative variazioni rispetto al periodo febbraio-maggio. Il periodo autunnale che va da ottobre alla prima metà di novembre è un periodo di transizione dalla stagione piovosa a quella secca.

Mese[6][7] Mesi Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic
T. max. media (°C) 23242525252321202223232223
T. media (°C) 16171819191817161717161517,1
T. min. media (°C) 9911121312121212108810,7
Precipitazioni (mm) 133058828413828029014927771 165
Giorni di pioggia 357101020272618411132
Umidità relativa media (%) 4751,547,554,553,067,579,579,071,547,548,045,557,7
Eliofania assoluta (ore al giorno) 9987863358997

Storia

Menelik II e la fondazione di Addis Abeba

Monumento dedicato a Menelik II, imperatore d'Etiopia, per commemorare la vittoria nella battaglia di Adua del 1º marzo 1896

Addis Abeba venne fondata dall'imperatore Menelik II, come sua nuova capitale. Prima della fondazione di Addis Abeba, numerosi siti nelle vicinanze funsero da capitali temporanee del regno di Scioa: Wechecha, Yerrer, Entoto e soprattutto Ankober; quest'ultima, posta 160 km a nord di Addis Abeba e capitale durante la seconda metà del XVIII secolo, presenta ancora le rovine del palazzo reale, poste sul ciglio di una grande scarpata famosa per il suo panorama. Menelik, Negus dello Scioa, riteneva il monte Entoto un'importante base strategica per condurre operazioni militari nella parte meridionale del suo regno e, nel 1879, visitò le rovine di una città medievale e di una chiesa rupestre incompiuta, testimonianze di attività precedenti alle campagne di Ahmad Gragn.

L'interesse dell'imperatore crebbe quando sua moglie Taitù avviò il restauro di una chiesa sul monte Entoto e Menelik stesso decretò la costruzione di un'altra chiesa nella zona. L'area tuttavia non incoraggiava la fondazione di una città, a causa della scarsità di legna e acqua; infatti uno stanziamento effettivo cominciò nella vallata a sud della montagna solo nel 1886. Inizialmente Taitù fece costruire una casa vicino alle sorgenti termali di Filwoha, conosciute dagli oromo, una popolazione immigrata originaria della provincia di Bale, come Finfinne, dove i membri della corte reale trascorrevano le vacanze; il resto della nobiltà e il personale di servizio si stabilirono nelle vicinanze. Menelik ampliò la casa della moglie, trasformandola nel Palazzo imperiale, ancora oggi sede del governo nella città.[8]

Addis Abeba divenne la capitale dell'Etiopia quando Menelik II divenne imperatore d'Etiopia nel 1889. A causa della costante penuria di legna da ardere, cui dovette fare fronte la popolazione di Addis Abeba in rapida espansione, Menelik decise di trasferire la capitale in un'altra città di nuova fondazione; nel 1896 iniziò quindi la costruzione di Addis Alem, circa 40 km a ovest di Addis Abeba. Nel 1903 vennero avviati i lavori per la realizzazione della prima strada pavimentata d'Etiopia tra Addis Abeba e la nuova capitale. Menelik introdusse inoltre l'eucalipto, una pianta a crescita rapida. I numerosi alberi di eucalipto, voluti da Menelik lungo le principali strade della città, sono ancora oggi ben visibili.

Il periodo coloniale italiano (1936-1941)

Il cinema Italia ad Addis Abeba, poi reintitolato cinema Ethiopia (1937)

Il 5 maggio del 1936, all'apparente termine della guerra d'Etiopia, Addis Abeba fu conquistata dalle truppe italiane guidate dal maresciallo Pietro Badoglio e quattro giorni dopo, l'impero d'Etiopia fu aggregato all'Africa Orientale Italiana insieme a Eritrea e Somalia italiana;[9] nonostante la conquista decisiva non fosse avvenuta e vi fossero ancora vasti territori sotto il controllo dei ras e dei vari feudatari. Il 1º giugno la città, nominata capitale dei possedimenti coloniali italiani nel Corno d'Africa, entrò a fare parte del Governatorato di Addis Abeba, dall'11 novembre del 1938 inglobato nel nuovo Governatorato dello Scioa.[10]

Il 19 febbraio del 1937, nel corso di una cerimonia per celebrare la nascita di Vittorio Emanuele di Savoia, il Piccolo Ghebì imperiale, residenza del viceré d'Etiopia, fu teatro di un attentato ai danni del governatore Rodolfo Graziani, che fu ferito insieme a cinquanta persone, mentre altre sette morirono;[11] nei tre giorni successivi gli italiani misero in atto una violenta e indiscriminata repressione ai danni degli abitanti della capitale, nota come strage di Addis Abeba, durante la quale furono uccisi migliaia di cittadini.[12]

Nel 1938 il governo italiano predispose un ambizioso piano regolatore per la città, a firma degli architetti Cesare Valle e Ignazio Guidi, prevedendo la realizzazione di nuovi quartieri; i lavori furono avviati con la costruzione di una serie di strade ed edifici che modernizzarono in parte il volto della capitale, raggiunta in cinque anni da oltre 43 000 coloni italiani.[13][14] Tuttavia, l'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale il 10 giugno del 1940 causò una brusca interruzione di molti cantieri, molti dei quali non furono nemmeno avviati.[15]

Dall'indipendenza alla fine del secolo XX

Soldati etiopi ad Addis Abeba mentre ascoltano il proclama che annuncia il ritorno nella capitale dell'imperatore Hailé Selassié (maggio 1941)

Durante la campagna dell'Africa Orientale Italiana, nel marzo del 1941 il fronte sud della Somalia britannica, conquistata dagli italiani l'anno precedente, non resistette alle forze britanniche[16] che, unitamente ai combattenti etiopi arbegnuoc, raggiunsero alla fine di aprile Addis Abeba;[17][18] la città, ormai indifendibile, fu abbandonata per decisione del viceré Amedeo di Savoia, che raggiunse un accordo con le forze inglesi per evitare rappresaglie contro i numerosi civili italiani;[16] Hailé Selassié rientrò quindi trionfalmente ad Addis Abeba il 5 maggio del 1941, esattamente dopo 5 anni di occupazione.[19]

L'Imperatore negli anni seguenti operò una serie di interventi urbanistici ad Addis Abeba, in parte riprendendo il piano regolatore italiano del 1938.[20] Nel 1944 completò i lavori della cattedrale della Santissima Trinità di rito copto, da lui iniziata nel 1931, e la destinò, oltre che a mausoleo della famiglia imperiale, a memoriale e luogo di sepoltura dei patrioti che combatterono contro l'occupazione italiana.[21] Dal punto di vista culturale, sotto il regno di Hailé Selassié vennero fondate la biblioteca pubblica (1944), l'Università (1950), il Teatro nazionale (1955) e il Museo nazionale (1958).[22] Sempre durante il regno di Selassié, Addis Abeba venne dotata di nuove infrastrutture, come il servizio di trasporti pubblici (1945) e l'aeroporto di Bole (1961).

In ambito politico internazionale, l'imperatore incoraggiò la fondazione dell'Organizzazione dell'unità africana nel 1963, invitando il nuovo organismo a mantenere il suo quartier generale nella città. La OUA venne dissolta nel 2002 e sostituita dall'Unione Africana, sempre con sede ad Addis Abeba. La Commissione economica delle Nazioni Unite per l'Africa (UNECA) ha anch'essa sede in città.[23] Nel 1965 si tenne ad Addis Abeba il Concilio delle Chiese Ortodosse Orientali.

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

La cattedrale di San Giorgio
  • Cattedrale di San Giorgio, posta all'estremità settentrionale di Churchill Road, costruita nel 1896 per commemorare la vittoria sugli italiani; l'edificio, di pianta ottagonale, presenta al suo interno numerosi dipinti e mosaici, oltre a un museo.[24]
  • Cattedrale della Santissima Trinità, di rito ortodosso tewahedo; è uno dei più importanti edifici sacri in Etiopia, luogo di sepoltura dell'imperatore Hailé Selassié e della famiglia imperiale, oltre che delle vittime della strage di Addis Abeba, degli Arbegnuoc (patrioti) che combatterono contro l'occupazione italiana e degli ufficiali governativi uccisi dal regime comunista del Derg.[24]
  • Moschea di Grand Anwar, nel distretto del Mercato; è il più grande edificio dedicato al culto islamico ad Addis Abeba, costruito durante l'occupazione italiana.[25][26]
  • Cattedrale della Natività, di rito cattolico romano, nel distretto del Mercato.[27]
  • Chiesa di Santa Rachele, voluta dalla imperatrice Menen dopo la Liberazione.
  • Cattedrale ortodossa di Medhane Alem ("Salvatore del mondo") vicino all'aeroporto internazionale di Bole.[28]

Ex palazzi reali

Palazzo Guenete Leul

Edifici governativi

Monumenti[33]

Monumento al Meyazia 27

Teatri

Teatro Hager Fikir

Altri edifici

Sobborghi

Addis Abeba è circondata da una serie di sobborghi: a nord Shiro Meda ed Entoto; a est Urael e Bole; a sud-est Nifa Silk; a sud Mekanisa; a ovest Keraniyo e Kolfe. Kolfe è menzionata nell'autobiografia di Nelson Mandela, in quanto qui ricevette l'addestramento militare.[35]

Società

Evoluzione demografica

In base al censimento del 2007, la popolazione di Addis Abeba è di 2 739 551 abitanti, con una densità di 1 160,83 ab./km².

Etnie

Tutti i gruppi etnici etiopi sono presenti ad Addis Abeba, ripartiti così: amhara (57,04%), oromo (16,42%), guraghé (15,74%), tigrè (6,18%), silt'e (2,94%), gamo (1,68%).

Religione

La religione professata dalla maggioranza degli abitanti di Addis Abeba è il cristianesimo ortodosso etiope (74,7%), seguito dal Islam (16,2%), dal protestantesimo (7,77%) e dal cattolicesimo (0,48%).

Addis Abeba è la città "sacra" per i rastafariani nel mondo, la religione fondata da Marcus Garvey, in quanto qui ras Tafari, poi imperatore etiopico come Hailé Selassié I, salì sul trono d'Etiopia nel 1930.

Qualità della vita

Sempre secondo il censimento del 2007, il 98,64% delle unità abitative aveva accesso all'acqua potabile, ma solo il 14,9% presentava adeguati servizi igienici. Nell'indagine condotta nel 2005 sulla qualità della vita in Addis Abeba, lo 0,1% degli abitanti viveva in una situazione di assoluta indigenza; il 93,6% degli uomini e il 79,95% delle donne aveva ricevuto un'istruzione; la mortalità infantile era di 45 su 1000 nascite, e la metà dei decessi avveniva entro il primo mese di vita; il dato è comunque minore rispetto alla media nazionale (77 su 1000).[36]

Cultura

Istruzione

Università

Università Addis Abeba

L'Università di Addis Abeba venne fondata nel 1950: dall'anno di fondazione al 1962 venne chiamata Collegio universitario di Addis Abeba, mentre dal 1962 al 1975 fu intitolata all'imperatore Hailé Selassié; nel 1975, dopo la deposizione dell'imperatore, ha assunto il nome attuale. L'Università è formata da sette campus, di cui sei ad Addis Abeba, ed è inoltre sede dell'Istituto di Studi Etiopici e del Museo Etnografico.[37] In città sono presenti altre università pubbliche e private, come la Ethiopian Civil Service University,[38] la Admas University College[39] e la Unity University.[40]

Musei

Altri musei sono il Museo di Storia naturale etiope, il Museo delle ferrovie e il Museo delle poste;[46] Addis Abeba è inoltre sede dell'Archivio nazionale etiope.

Museo memoriale dei martiri del Terrore rosso

Media

La stampa

Il primo giornale di Addis Abeba fu il settimanale Aemiro, del greco Andreas Kavadias, fondato nel 1911 e totalmente in lingua amarica. Il giornale, oltre alla pubblicazione di decreti governativi e di articoli di natura politica, si legò in particolar modo all'iniziativa condotta dal negus Hailé Selassié e la Chiesa ortodossa etiope per l'autocefalia dal patriarcato copto di Alessandria, dalla quale era congregata.[8][47] La prima casa editrice etiope, la Berhanena Selam (Luce e Pace), venne fondata nel 1921 su iniziativa di Hailé Selassié, non ancora negus d'Etiopia, e la sua sede fu il Palazzo Guenete Leul, attualmente sede principale dell'Università; nel 1924 iniziarono le pubblicazioni del giornale che portava lo stesso nome della casa editrice. Questo settimanale e l'Aemiro continuarono a essere pubblicati fino all'invasione fascista.[8]

Dopo la liberazione (1941) iniziarono ad uscire il Bandirachin (La nostra bandiera), l'Addis Zemen (Nuova Era), e, dal 1943, l'Ethiopian Herald, in lingua inglese. Dal 1960 in poi uscirono il Mennen e il The Voice of Ethiopia.[8] Il Derg, salito al potere nel 1974, confiscò quasi tutte le case editrici private e limitò fortemente la libertà di stampa, ristabilita solamente nel 1992. Gli anni Novanta sono caratterizzati da un notevole incremento dell'industria della stampa: circa 385 pubblicazioni circolavano nel paese, in gran parte stampate ad Addis Abeba.[8]

La radio e la televisione

La prima stazione radiofonica fu fondata nel 1935 nel distretto di Akaki e fu mezzo di propaganda fascista durante l'occupazione italiana. Tra il 1948 e il 1958 la Ethiopian Telecommunications Board realizzò la copertura dell'intero Paese, estesa anche ad Asmara; accanto all'amarico, venivano prodotti programmi in lingua oromonica, in tigrino, somalo, inglese, francese e arabo per le comunità etiopi all'estero. La prima trasmissione televisiva in Etiopia andò in onda nel 1962.[8]

Il sistema radiofonico e televisivo furono caratterizzati da una notevole fedeltà nei confronti del regime monarchico e continuarono a essere mezzi di propaganda anche dopo il colpo di Stato del Derg, attraverso la diffusione della dottrina marxista-leninista e, negli ultimi anni del regime, in concomitanza con la guerra contro l'Eritrea, l'esaltazione del nazionalismo etiope. Con la fine del regime militare, nel 1991 la radio e la televisione pubblica si aprirono a un maggiore pluralismo; nel 1995 venne fondata la Ethiopian Radio and Television Agency, posta sotto il controllo del Parlamento e nel 2007 sono nate le prime stazioni radiofoniche private.[8]

Letteratura

Dall'inizio del Novecento viene prodotta in Etiopia una letteratura per l'infanzia. Il primo libro pubblicato ad Addis Abeba è del 1924, Yefikir Melikt Leitopia Lijoch (Messaggi d'amore ai bambini d'Etiopia), di Bekele Haile Mariam, ed era destinato all'uso scolastico.Gran parte delle opere per l'infanzia di quel periodo erano di carattere religioso e allegorico.[8]

Geografia antropica

Suddivisioni amministrative

Ripartizione amministrativa di Addis Abeba

La città di Addis Abeba è divisa in 10 distretti o sub-città ( amarico : ክፍለ ከተማ) e 99 reparti ( amarico : ቀበሌ). Le 10 sub-città sono:[48]

Sub-città Area (km²) Popolazione Densità (Ab/km²) Mappa
1 Addis Ketema[49] 7,41 255 372 34 463,16
2 Akaky Kaliti[50] 118,08 181 270 1 535,15
3 Arada[51] 9,91 211 501 21 342,18
4 Bole[52] 122,08 308 995 2 531,09
5 Gullele[53] 30,18 267 624 8 867,59
6 Kirkos[54] 14,62 221 234 15 132,28
7 Kolfe Keraniyo[55] 61,25 428 895 7 002,37
8 Lideta[56] 9,18 201 713 21 973,09
9 Nifas Silk-Lafto[57] 68,30 316 283 4 630,79
10 Yeka[58] 85,46 346 664 4 056,45

Infrastrutture e trasporti

Aeroporti

L'Aeroporto di Addis Abeba-Bole' (IATA: ADDICAO: HAAB) (in amarico: ቦሌ ዓለም አቀፍ አየር ማረፊያ ) è la più importante struttura aeroportuale dell'Etiopia e prende il nome dalla frazione di Bole, nella parte meridionale della città.

Mobilità urbana

Taxi ad Addis Abeba
Rete tranviaria di Addis Abeba

I trasporti sono assicurati da una rete di autobus pubblici gestiti da Anbessa City Bus Service Enterprise (con automezzi gialli) e da una di taxi collettivi privati (soprattutto van bianchi e blu). Questi ultimi sono gestiti da un autista e un weyala, sorta di bigliettaio a bordo che comunica all'autista la destinazione desiderata e riceve dai passeggeri il prezzo della corsa.

La città è servita dall'Aeroporto internazionale di Bole, dove un nuovo terminal è stato aperto nel 2003. Addis Abeba ha inoltre una connessione ferroviaria con Gibuti via Debra Zeyit e Dire Daua. La Ferrovia Addis Abeba-Gibuti fu commissionata dagli etiopi ai francesi agli inizi del Novecento, e per questo la stazione fu chiamata lagaar all'epoca ed è in stile Art Nouveau.

Rete tranviaria

L'etiope Railways Corporation ha costruito in questi anni la rete tranviaria di Addis Abeba,[59] entrata in funzione nel 2015 e costituita da due linee.

Amministrazione

Governo

Secondo la Costituzione emanata nel 1995, Addis Abeba è una delle due città autonome all'interno del Governo federale etiope. L'altra città con lo stesso status è Dire Daua, nell'est del paese, ed entrambe le città sono all'interno dello Stato di Oromia. Inizialmente, secondo le disposizioni transitorie del 1991, Addis Abeba doveva essere uno dei 14 stati federali d'Etiopia; tale condizione è stata tuttavia modificata nella carta del 1995, che non conferisce ad Addis Abeba lo status di regione federale.[60][61]

Il governo cittadino è composto da un sindaco, che possiede il potere esecutivo, e dal consiglio della città, che rappresenta il potere legislativo. Essendo inoltre parte del Governo federale, la città è vincolata alle leggi federali. I membri del consiglio cittadino sono eletti direttamente dai residenti; a sua volta il consiglio elegge il sindaco tra i propri membri. La durata del mandato del sindaco e del consiglio è di cinque anni. Il Governo federale, qualora lo ritenga necessario, ha facoltà di sciogliere il consiglio, commissariando l'amministrazione della città fino a nuove elezioni. I cittadini di Addis Abeba hanno i propri rappresentanti nella camera bassa federale, ma non nella camera alta, costituita dai rappresentanti degli stati federali.[8]

Attualmente il primo cittadino di Addis Abeba è Diriba Kuma, appartenente alla Oromo People Democratic Organisation (OPDO), eletto nel 2013.[62][63] Suo predecessore è stato Kuma Demeksa, esponente dello stesso partito, dal 2008 al 2013, eletto dopo due anni di commissariamento del governo cittadino da parte di quello federale. Altri noti sindaci di Addis Abeba sono stati Arkabe Oqubay (2003–06), Zewde Teklu (1985–89), Alemu Abebe (1977–85) e Zewde Gebrehiwot (1960–69).[8]

Gemellaggi[64]

Note

  1. ^ (EN) Statistiche Etiopia (2007) (PDF), su csa.gov.et. URL consultato il 5 settembre 2023 (archiviato dall'url originale il 18 dicembre 2008).
  2. ^ [1]
  3. ^ a b SECTION B - POPULATION (PDF) [collegamento interrotto], su csa.gov.et, Central Statistical Agency. URL consultato il 26 settembre 2015.
  4. ^ [3]
  5. ^ Clima: Addis Abeba - Grafico climatico, Grafico della temperatura, Tabella climatica - Climate-Data.org, su it.climate-data.org. URL consultato il 21 aprile 2015.
  6. ^ (EN) Addis Ababa, su worldweather.wmo.int, World Weather Information Service. URL consultato il 30 aprile 2015.
  7. ^ (EN) Climate: Addis Abeba, su climate-data.org. URL consultato il 30 aprile 2015.
  8. ^ a b c d e f g h i j (EN) Addis in the Past and Its Prospects in the New English, su Scribd Inc.. URL consultato il 4 settembre 2023 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2015).
  9. ^ Beltrami, p. 265.
  10. ^ Beltrami, p. 272.
  11. ^ Del Boca, p. 83.
  12. ^ Beltrami, p. 269.
  13. ^ Ertola.
  14. ^ Il 31 ottobre del 1940 risultavano risiedere ad Addis Abeba 43 266 italiani (cfr. Del Boca)
  15. ^ Beltrami, pp. 274-276.
  16. ^ a b Beltrami, p. 311.
  17. ^ Rochat, pp. 300-301.
  18. ^ Del Boca, pp. 338-340, 458-460.
  19. ^ Beltrami, p. 310.
  20. ^ Levin, pp. 447-450.
  21. ^ (EN) The Imperial Churches 3, su haileselassie.net. URL consultato il 29 luglio 2017.
  22. ^ Shiferaw Assefa, Ethiopia: Libraries, Archives and Museums, in Marcia J. Bates, Boca Raton, Encyclopedia of Library and Information Sciences, CRC Press, 2010, ISBN 978-0-8493-9712-7.
  23. ^ United Nations Economic Commission for Africa, su uneca.org.
  24. ^ a b Addis Ababa, su selamta.net.
  25. ^ pag. 674 Siegbert Uhlig, Otto Harrassowitz, Encyclopaedia Aethiopica: D-Ha, Verlag, 2003
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  27. ^ Cathedral of the Nativity of the Blessed Virgin Mary, su gcatholic.org.
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  31. ^ (EN) Alison Furuto, New Ethiopian Parliament Building Complex Winning Proposal / Treurniet Architectuur + Michiel Clercx Architectuur + Addis Mebratu & S7 Architects PLC, su ArchDaily, 15 febbraio 2013. URL consultato il 5 settembre 2023.
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