Strozzalupo, Erba tora, Risigallo,
Erba riga, Radice del diavolo
(DE) Blauer Eisenhut
(FR) Casque de Jupiter
(EN) Monk's-hood, Aconite
Aconitum napellus (L., 1753), comunemente noto come aconito napello, è una piantaerbacea appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae, originaria dell'Europa centrale e occidentale, anche se le varie sottospecie presentano areali differenti[2]. È una delle piante più tossiche della flora italiana diffusa nelle zone montagnose delle Alpi.
Etimologia
Il nome del genere (“Aconitum”) deriva dal grecoakòniton (= pianta velenosa). La pianta infatti risulta conosciuta per la sua alta tossicità fin dai tempi dell'antichità omerica. Con questo nome probabilmente veniva indicata una pianta velenosa endemica il cui habitat frequente era tra le rocce ripide di alcune zone della Grecia. Due sono le radici linguistiche che vengono attribuite al nome: (1) akòne (= pietra) in riferimento al suo habitat; (2) koné (= uccidere), facendo ovviamente riferimento alla sua tossicità. Questo nome veniva anche usato come simbolo negativo (maleficio o di vendetta) nella mitologia dei popoli mediterranei.
Il nome del genere sembra derivare anche dall'uso che se ne faceva in guerra: dardi e giavellotti con punte avvelenate.
Plinio ci dice invece che il nome deriva da "Aconae", una località legata alla discesa di Ercole agli inferi (probabilmente vicino a Eraclea).
La pronuncia di questo nome dovrebbe essere (sulle orme di quella latina) /ako'nito/, ma si trova spesso adoperata la pronuncia "alla greca" /a'kɔnito/ (confronta, per esempio, D'Annunzio, Undulna (vv.125-128): «Azzurre son l'ombre sul mare/come sparti fiori d'acònito./Il lor tremolio fa tremare/l'Infinito al mio sguardo attonito»).
La pericolosità della pianta era ben presente agli antichi se ancora Plinio la cita come "arsenico vegetale". Si racconta anche che nell'isola di Ceo, gli anziani ormai inutili venivano soppressi con tale veleno. Nel Medioevo l'aconito venne chiamato con diversi nomi: Cappuccio di monaco o Elmo di Giove o Elmo blu, sempre in riferimento alla sommità del fiore. Nel Cinquecento era conosciuto per la sua presunta efficacia contro la puntura di scorpione (Herbal or General History of Plants - Londra 1597).
Il nome della specie (napellus) deriva dal latino per rapa in riferimento alla particolare forma del rizoma.
Il nome comune Strozzalupo deriva dal fatto che alcuni popoli antichi la usavano per avvelenare i lupi e le volpi.
La seguente descrizione va riferita alla specie Aconitum napelluss.l. (per i caratteri peculiari delle sottospecie italiane vedi il paragrafo “Sistematica”).
Sono piante erbacee, perenni la cui altezza può arrivare da 50 fino a 200 cm. La forma biologica è definita come geofita rizomatosa (G rhiz), ossia sono piante che portano le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei come rizomi, un fusto sotterraneo dal quale, ogni anno, si dipartono radici e fusti aerei. La pianta nella parte alta è glandulosa.
Parte ipogea: la parte sotterranea del fusto consiste in un rizoma tuberoso a forma conica tipo fittone. Inizialmente di colore pallido quindi col tempo acquista una pellicola marrone e si ramifica in molte radichette laterali. Questa parte del fusto è connessa direttamente allo scapo fiorifero tramite la parte epigea.
Parte epigea: la parte aerea è eretta, robusta, verde e poco ramosa (normalmente indivisa). È una pianta molto alta per cui il fusto può oltrepassare il metro e mezzo, mentre l'ingombro può arrivare a 50 – 60 cm.
Foglie
Foglie basali: le foglie basali, di colore verde scuro (lievemente brillante) nella pagina superiore e biancastre in quella inferiore, e con evidenti nervature, sono picciolate. La lamina (foglie 2 – 3 palmato-partite o anche palmatosette), in genere glabra, è pentagonale ed è divisa in 5 (o più – fino a 7) segmenti a forma lanceolata ma a volte sono anche strettamente lineare. Questi segmenti possono essere anche dentati. Lunghezza dei segmenti finali: 10 mm. Dimensioni delle foglie maggiori: larghezza 8 cm; lunghezza 12 cm.
Foglie cauline: le foglie cauline sono progressivamente più piccole, sessili, con la lamina più profondamente incisa e i lobi più stretti. La disposizione delle foglie lungo il fusto è alterna e spesso in prossimità dell'infiorescenza sono pubescenti.
Infiorescenza
L'infiorescenza è un racemo terminale simile ad una spiga; alla base è più densa. Alla diramazione dei rami sono presenti delle foglie di tipo bratteale. I fiori sono peduncolati e il peduncolo è più lungo dell'elmo, mentre le brattee sono minori del peduncolo. L'asse dell'infiorescenza si presenta con peli semplici lievemente ricurvi, ma a volte può essere anche glabro. Altezza dell'infiorescenza: 10 – 30 cm.
Fiore
I fiori
Fiore visto in sezione
Gli stami
Parte terminale di un petalo nettarifero
Frutti essiccati e semi
Questi fiori sono considerati fiori arcaici, o perlomeno derivati da fiori più arcaici dalla struttura aciclica. Il perianzio è formato da due verticilli: gli elementi esterni hanno una funzione di protezione e sono chiamati tepali o sepali (la distinzione dei due termini in questo caso è ambigua e quindi soggettiva); quelli interni sono dei nettari[3] (in questo fiore la corolla è praticamente assente). I fiori sono pentameri (a cinque elementi) a simmetria zigomorfa (o bilaterale). Il colore del perianzio è blu intenso – violetto cupo. La forma complessiva è quella di un fiore protetto e chiuso, ma adatto ad attirare le api. I fiori non sono profumati come del resto la maggioranza dei fiori delle specie della famiglia delle Ranunculaceae. Dimensione dei fiori: 20 – 30 mm.
Formula fiorale: per questa pianta viene indicata la seguente formula fiorale:
Calice: il calice ha cinque sepali (o tepali) di tipo petaloideo, molto diversi fra loro, di cui il superiore ha la forma di elmo o casco a geometria emisferica con alla base un prolungamento a forma di becco; la superficie dell'elmo può essere pubescente. Degli altri sepali due hanno una disposizione laterale a forma ovale; i due inferiori sono più lineari/lanceolati e canalicolati. I sepali non sono persistenti alla fruttificazione. Dimensioni dell'elmo: altezza 6 – 10 mm; larghezza 15 – 20 mm. Dimensione dei petali laterali: larghezza 9 – 15 mm; lunghezza 10 – 20 mm.
Corolla: la corolla è praticamente assente; i petali (parte interna del fiore) sono 8 di cui due trasformati in nettari di forma cilindrica incurvati in avanti e terminanti con un uncino per meglio trattenere i vari insetti pronubi; gli altri sono ridotti a delle semplici linguette.
Androceo: gli stami (scuri) sono numerosi a disposizione spiralata, raccolti nella parte inferiore del fiore. Lunghezza dei nettari: 9 – 10 mm.
Gineceo: i carpelli (sessili e spiralati) sono 5 (raramente di meno). I pistilli, posizionati al centro degli stami, contengono da 10 a 20 ovuli.
Fioritura: da giugno – agosto. Della famiglia delle Ranunculaceae l'Aconitum napellus è fra le ultime specie a fiorire in piena Estate.
Frutti
I frutti
La deiscenza del frutto
Il frutto con i semi
I semi
Il frutto è costituito da un aggregato di 3 (raramente 5) capsule o follicoliglabri, sessili e polispermi (frutto secco sviluppato longitudinalmente con delle fessure per la fuoriuscita dei semi). Ogni follicolo termina con un becco diritto. All'interno del follicolo sono contenuti dei piccoli semi tetraedrici, ma piatti di colore bruno lucido e dalla superficie rugosa. Dimensione dei follicoli: larghezza 5 mm: lunghezza 15 – 20 mm. Dimensione dei semi: 4 mm.
Riproduzione: la fecondazione avviene sia tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra), ma anche per divisione del piede (propagazione tipicamente orticola). In particolare la prima riproduzione avviene in primavera tramite i semi (ci vogliono fino a tre anni perché dal seme una pianta incominci a fiorire); successivamente attraverso la divisione dei tuberi durante la fioritura. Spesso vicino al vecchio tubero si formano dei tubercoli con gemme predisposte a produrre nuove piante l'anno successivo. Ogni anno il tubero principale, che ha dato origine al nuovo fusto, muore.
Habitat: in Italia l'habitat tipico di queste piante sono le zone a mezz'ombra nei pascoli alpini e sulle sponde dei torrenti. Frequente è la presenza vicino alle malghe a causa della concimazione naturale del bestiame (questa pianta può essere considerata sinantropa). Sono piante che crescono quasi sempre in gruppi numerosi e preferiscono terreni argillosi – silicei. Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo con pH neutro, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere umido.
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare dai 500 fino a 2600 ms.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e subalpino.
Tassonomia
Il genereAconitum comprende 250 specie[5] (una dozzina delle quali sono spontanee dei territori italiani) distribuite soprattutto nelle regioni temperate. La famiglia delle Ranunculaceae invece comprende oltre 2000 specie distribuite su circa 47 generi[5] (2500 specie e 58 generi secondo altre fonti[6]).
Da un punto di vista sistematico (e pratico) le specie di questo genere vengono classificate in base al colore e alla forma del fiore. In questo caso il fiore “Aconitum napellus” appartiene al gruppo delle piante vellutate con cappuccio più o meno largo quanto alto e fiori blu[7].
L'assetto tassonomico di questo aconito ha subito più di una revisione e modifica in questi ultimi decenni. Sandro Pignatti nella “Flora d'Italia”[8] descrive ad esempio quattro sottospecie (vulgare – neomontanum – corsicum – tauricum). Attualmente i testi più aggiornati[9] tendono a raccogliere le molte varietà individuate per questa pianta in un unico taxon con la seguente denominazione: Aconitum napellus L. emend. Skalicky (mentre assegnano ad una specie autonoma la subsp. tauricum).
L'Aconitum napellus inoltre è a capo del Gruppo di A. napellus[10] la cui descrizione generale (Aconitum napellus s.l.) è data nel paragrafo “Descrizione”. Si tratta di un gruppo polimorfo con un assetto tetraploide dei cromosomi e quindi variabile. La variabilità di questa specie si manifesta soprattutto nella forma delle foglie e nelle dimensioni e forma dell'elmo (elementi comunque che non permettono l'individuazione sicura dei vari taxa). Frequentemente si formano gruppi con caratteri intermedi probabilmente di origine ibridogena, ma possono presentarsi anche forme strettamente localizzate geograficamente. La difficoltà maggiore da un punto di vista sistematico si ha in quanto i limiti tra specie e specie (o anche tra sottospecie e sottospecie) sono a volte molto esigui e comunque variabili[11].
Il numero cromosomico di A. napellus è: 2n = 24, 32[12].
Variabilità
Nell'elenco che segue sono indicate alcune sottospecie, varietà e forme (quelle presenti nella flora spontanea italiana sono descritte più avanti). L'elenco può non essere completo e alcuni nominativi sono considerati da altri autori dei sinonimi della specie principale o anche di altre specie:
Sottospecie:
subsp. castellanum Molero & C. Blanche (1984) (sinonimo della subsp. lusitanicum)
subsp. compactum (Rchb.) Gàyer (1912) (sinonimo della subsp. vulgare)
subsp. corsicum W. Seitz (1969) (endemico della Corsica)
subsp. erminens (Koch) J. Murr (sinonimo della subsp. lusitanicum)
subsp. firmum (Rchb.) Gàyer (1912) (sinonimo della subsp. hianus – Distribuzione: Europa centrale e orientale)
subsp. fissurae (Nyár.) W. Seitz (1969) (Distribuzione: Balcani a sud-ovest della Russia)
subsp. formosum (Rchb.) Gáyer (1912)
subsp. hianus (Rchb.) Gàyer (1912) (forse presente in Valtellina – Originario dell'Europa centrale)
subsp. koelleanum (Rchb.) Mucher (1991)
subsp. lobelianum (Rchb.) Gàyer (inclusa nella subsp. neomontanum)
subsp. lobelii Mucher (1991)
subsp. linnaeanum (Gáyer) Dostál (1950) (sinonimo della subsp. lusitanicum)
var. giganteum (Dumort. ex Thiélens) J. Duvigneaud (1991)
var. grignae Gàyer (inclusa nella subsp. vulgare)
var. bauhini Rchb. (inclusa nella subsp. neomontanum)
var. babiogorense Zapal. (1908)
var. baicalense Regel
var. carpaticum Maloch (1932)
var. curvirostre Krylov
var. cymbulatum Schmalh. (1892)
var. delphinifolium Ser.
var. flagellare F. Schmidt (1868)
var. nanum Baumg. (1816)
var. polyanthum Finet & Gagnep. (1904)
var. refractum Finet & Gagnep. (1904)
var. rotundifolium (Kar. & Kir.) Hook. f. & Thomson (1855)
var. semigaleatum (Pall. ex Rchb.) Ser. (1823)
var. sessiliflorum Finet & Gagnep. (1904)
var. silesiacum Zapal. (1908)
var. tatrense Zapal. (1908)
var. turkestanicum B. Fedtsch. (1904)
Forme:
fo. abnorme Zapal. (1908)
fo. albidum (Bernh. ex Rchb.) Gáyer
fo. amoenum Zapal. (1908)
fo. babiogorense Zapal. (1908)
fo. carpaticum Zapal. (1908)
fo. czarnohorense Zapal. (1908)
fo. glabratum Zapal. (1908)
fo. hoverlanum Zapal. (1908)
fo. latisectum Zapal. (1908)
fo. puberulum Zapal. (1908)
fo. rodnense Zapal. (1908)
fo. subfissum Zapal. (1908)
fo. subtatrense Zapal. (1908)
fo. taurericum (Rchb.) Gáyer
fo. tenuisectum Zapal. (1908)
fo. turkulense Zapal. (1908)
fo. vestitum Zapal. (1908)
Descrizione sottospecie italiane
Tenendo presente le osservazioni esposte sopra (nel paragrafo “Sistematica”), qui vengono descritte sommariamente le due sottospecie presenti in Italia allo stato spontaneo:
Sottospecie vulgare
Denominazione scientifica: Aconitum napellus L. subsp. vulgare Rouy & Fouc.
Dimensioni: le dimensioni di questo aconito variano da 20 a 170 cm.
Foglie: i segmenti delle foglie sono a forma lineare larghi 1 – 2 mm. Il segmento di mezzo è inciso a sua volta fino a 5/7 della lunghezza.
Infiorescenza: l'infiorescenza normalmente è semplice, tuttalpiù sono presenti alcuni brevi rami nella parte basale.
Distribuzione altitudinale: il “napello volgare” vegeta a quote leggermente più alte rispetto al neomontanum.
Fitosociologia: dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale[13]:
Formazione: delle comunità perenni nitrofile
Classe: Artemisietea vulgaris
Ordine: Rumicetalia alpini
Alleanza: Rumicion alpini
Sottospecie neomontanum
Denominazione scientifica: Aconitum napellus L. subsp. neomontanum (Wulfen) Gàyer (in Pignatti[11]) - Aconitum napellus L. subsp. lusitanicum Rouy (1884) (in Flora Alpina[14] e accettato nella Checklist dei Royal Botanic Garden Edinburgh[15])
Dimensioni: in Italia è l'aconito più alto e arriva fino a 200 cm.
Foglie: i segmenti delle foglie sono a forma lineare larghi oltre a 3 mm. Il segmento di mezzo è inciso a sua volta fino a 2/3 della lunghezza.
Aconitum compactum (Reichenb.) Gáyer (1909) (sinonimo della subsp. vulgare)
Aconitum corsicum Gayer (1909) (sinonimo della subsp. corsicum)
Aconitum elatum Salisb. (1796)
Aconitum eustachyum Rchb. (sinonimo della subsp. tauricum)
Aconitum firmum Rchb. (sinonimo della subsp. firmum)
Aconitum flerovii Steinb. (sinonimo della subsp. fissurae)
Aconitum formosum Rchb.
Aconitum humile Delarbre (1800), non Salisb. (sinonimo della subsp. vulgare)
Aconitum latemarense Degen & Gáyer (sinonimo della subsp. tauricum)
Aconitum linnaeanum Gayer (1909) (sinonimo della subsp. lusitanicum)
Aconitum lobelianum Rchb.
Aconitum meyeri Reichenb. (1819) (sinonimo della subsp. lusitanicum)
Aconitum neomontanum Koelle (sinonimo della subsp. lusitanicum)
Aconitum neuburgense DC. (1817)
Aconitum occidentale Timb.-Lagr. Fil. (1880) (sinonimo della subsp. vulgare)
Aconitum pyramidale Mill.
Aconitum pyramidatum Wenderoth (1831) (sinonimo della subsp. lusitanicum)
Aconitum romanicum Wol. (sinonimo della subsp. fissurae)
Aconitum skerisorae Gayer (sinonimo della subsp. firmum)
Aconitum strictum Bernh. ex DC.
Aconitum superbum Fritsch
Aconitum tauricum Wulfen s. l. (sinonimo della subsp. tauricum, ma attualmente considerata una specie autonoma[9])
Aconitum vulgare DC. (1817)
Aconitum willemetianum Delarbre (1800) (sinonimo della subsp. vulgare)
Napellus vulgaris Clus.
Specie simili
Gli aconiti sono fiori di facile identificazione rispetto ad altri generi; più difficile è distinguere tra di loro le varie specie di aconito specialmente quelle di colore blu-violetto. Il casco (o elmo) insieme all'infiorescenza sono le parti più utili per distinguere le varie specie.
Specie
Elmo
Infiorescenza
Aconitum degeni
Aconitum napellus
Aconitum variegatum
Usi
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Farmacia
L'intera pianta (foglia, pianta erbacea, radice e tubero) è nell'elenco degli ingredienti vietati negli integratori alimentari del Ministero della Salute[18] e non deve pertanto essere utilizzata. Si consiglia di non toccare la pianta a mani nude in quanto è tossica anche per contatto con la pelle e sono stati segnalati casi mortali[19].
Tossicità
L'ingestione accidentale di aconito provoca numerosi disturbi anche gravi: senso di angoscia, perdita di sensibilità, rallentamento della respirazione, indebolimento cardiaco, formicolìo al viso, sensazione che la pelle del viso si ritiri, ronzio alle orecchie, disturbi della vista, contrazione della gola che può provocare la morte per asfissia. Sono sufficienti quantità di aconitina anche inferiori a 6 mg per causare la morte di un uomo adulto[20]. L'azione dell'aconitina si localizza immediatamente al midollo, aumentando in un primo momento la motilità ma determinando, in maniera improvvisa e spesso letale, la paralisi dei nervi motori, sensitivi e secretori. Per questo motivo questa pianta era spesso usata, specialmente dai Galli e dai Germani, per motivi militari. Infatti avvelenavano con essa le punte di frecce e lance prima del combattimento.
Sono stati segnalati fenomeni irritativi locali (con principio di intossicazione) solo tenendo un mazzo di questa pianta nelle mani in quanto attraverso la pelle possono essere assorbiti i principi attivi velenosi della aconitina. È comunque da rilevare che la velenosità delle foglie è inferiore a quella dei tubercoli.
Giardinaggio
Queste piante vengono soprattutto coltivate come fiori ornamentali grazie all'elegante contrasto tra i fiori e il ricco e decorativo fogliame. Sono piante rustiche (di facile impianto e mantenimento) e si adattano a qualsiasi tipo di terreno. Superano facilmente i rigori dell'inverno.
Nel romanzo giallo "Il passato è un morto senza cadavere" di Antonio Manzini, si fa riferimento allo 'strozzalupi' perché il vicequestore Rocco Schiavone trova questa pianta sulla tomba della vittima.
^Ashlee Blackwell, Anna Bogutskaya, James Francis (Jr), James Francis Jr., Amy Harris, Brian Hauser, Alexandra Heller-Nicholas, Ernest Mathijs, BloodyWomen. Women Directors of Horror, Lehigh University Press, 2022
Bibliografia
Wolfgang Lippert Dieter Podlech, Fiori, TN Tuttonatura, 1980.
Guido Moggi, Fiori di montagna, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1984.
1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
Ashlee Blackwell, Anna Bogutskaya, James Francis (Jr), James Francis Jr., Amy Harris, Brian Hauser, Alexandra Heller-Nicholas, Ernest Mathijs, BloodyWomen. Women Directors of Horror, Lehigh University Press, 2022.
Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 327, ISBN978-88-299-1824-9.
F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p. 46, ISBN88-7621-458-5.