Willy Bocola
Willy Bocola (San Severo, 23 novembre 1905 – Tripoli, 22 dicembre 1936) è stato un aviatore e militare italiano che, come capitano pilota della specialità caccia, fu primatista mondiale di volo rovesciato, conquistando tale record a bordo di un aereo da addestramento Breda Ba.19 il 15 maggio 1933, volando per 65 minuti e 51 secondi sull'aeroporto di Roma-Centocelle-Nord. BiografiaNacque a San Severo, provincia di Foggia, il 23 novembre 1905,[2] figlio di Alessandro e di Anna Maria Parisi.[N 1] Dopo aver frequentato l'Istituto Nautico a Piano di Sorrento, entrò nella Regia Accademia Aeronautica di Caserta, Corso Centauro[N 2] nel 1925, venendo promosso tenente il 1 aprile 1929.[1] Sempre nel 1929 venne assegnato al prestigioso 1º Stormo Caccia Terrestre di Campoformido, reparto specializzato nel volo acrobatico e nel volo in formazione, ed allora ai comandi del tenente colonnello Rino Corso Fougier. L’8 gennaio 1930, in occasione del matrimonio tra il Principe ereditario Umberto di Savoia e la principessa Maria José del Belgio, con la "Squadriglia Folle" sorvolò i cieli Roma, disegnando lo stemma della casa sabauda.[2] Il 22 giugno dello stesso anno convolò a giuste nozze con la signorina Marty Schär, e dalla loro unione nacquero due figli: Sandro e Heidy.[2] Nel periodo 1932-1934 fu pilota acrobatico della "Squadriglia Folle". Tra il 22 e il 31 luglio 1932 partecipò alla gara di alta acrobazia aerea sull'aeroporto di Zurigo-Dubendorf (Svizzera),[N 3] e poi, appena nominato comandante della 80ª Squadriglia caccia, il 14 maggio 1933 conquistò il record mondiale di volo rovesciato su velivolo Breda Ba.19, volando per 65 minuti e 51 secondi sull'aeroporto di Roma-Centocelle-Nord.[1] Nel 1935 fu trasferito al 2º Stormo Caccia Terrestre di stanza sull'aeroporto di Torino-Mirafiori, equipaggiato con i nuovi velivoli Fiat C.R.30. Trasferito poi all'aeronautica della Libia, il 22 dicembre 1936 si imbarcò su di un Caproni Ca.309 Ghibli[N 4] pilotato dal capitano Giuseppe Caggia[N 5] che dall'aeroporto di Mellaha (oggi Aeroporto militare di Mitiga) doveva portarlo sull'Aeroporto di Berca. Durante la fase di decollo, a causa dell'eccessivo carico di carburante imbarcato per consentire il volo diretto tra le due destinazioni,[N 6] a causa della pista rovinata dalla pioggia l'aereo non riuscì ad alzarsi ed andò in stallo finendo contro un edificio che si trovava ai lati della pista.[2] Rimasto illeso si attardò ad uscire per aiutare Caggia, incastrato tra i comandi di volo e il sedile del pilota, ma l'aereo prese fuoco intrappolando all'interno i due aviatori che perirono entrambi.[2] Si registrò anche una terza vittima, Enrico Barobbi.[N 7] Le salme degli sfortunati aviatori furono rimpatriate il 24 dicembre. I suoi funerali si tennero a San Severo, e lì fu tumulato nelle cappella di famiglia sita nel locale cimitero.[3] Per onorarne la memoria nel corso del 1937 gli fu intitolato il regio aeroporto di Benina a Bengasi.[2] Onorificenze— 17 maggio 1931
NoteAnnotazioni
Fonti
Bibliografia
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