Vintilă HoriaVintilă Horia (IPA: [vinˈtilə ˈhori.a]), pseudonimo di Vintilă Caftangioglu (Segarcea, 18 dicembre 1915 – Collado Villalba, 4 aprile 1992) è stato uno scrittore rumeno. BiografiaLa giovinezza a BucarestVintilă Horia svolge gli studi liceali presso il Collegio Nazionale San Sava di Bucarest, dove debutta nel 1932 con alcune poesie sulla rivista studentesca "Vlăstarul". Successivamente si iscrive alla facoltà di giurisprudenza e frequenta quella di lettere a Perugia. Dal 1936 inizia a collaborare alla rivista Gândirea, diretta dal filosofo conservatore cristiano Nichifor Crainic. Appare la sua prima raccolta di versi Procesiuni (1937) a cui seguiranno Cetatea cu duhuri (1939) e Cartea omului singur (1941). Nel 1939, fonda a Bucarest la rivista letteraria Meşterul Manole e collabora sporadicamente anche con le pubblicazioni nazionaliste Sfarmă-Piatră e Porunca Vremii. Nella seconda guerra mondialeNel luglio 1940 viene nominato addetto stampa dell'Ambasciata romena di Roma, incarico che ricoprirà solo per alcuni mesi. Appare il suo primo romanzo Acolo şi stelele ard (1941). Nello stesso anno si trasferisce a Vienna grazie ad una borsa di studio assegnatagli dalla Fondazione Alexander von Humboldt[1]. Dal marzo 1942 fino all'agosto 1944 svolgerà la funzione di addetto stampa presso l'Ambasciata romena della capitale austriaca. Dopo l'arresto del Generale Ion Antonescu e il passaggio della Romania al fianco dell'esercito sovietico, lo scrittore, assieme a tutti gli altri diplomatici, viene posto agli arresti domiciliari, e successivamente trasferito dalle autorità tedesche nei campi di prigionia di Karpacz in Slesia e di Mariapfarr in Austria, da dove sarà liberato dalle forze militari inglesi per poi essere trasferito in un campo sfollati nei pressi di Bologna. In seguito si sposta prima a Roma e poi, nel 1945, ad Assisi. Il dopoguerraNel 1946 si trasferisce a Firenze, dove stringe una fraterna amicizia con lo scrittore Giovanni Papini.[2] Durante questo periodo collabora con diverse riviste letterarie e giornali, tra cui il Perseo di Magda Gaggioli e l'Ultima di Adolfo Oxillia. Il periodo fiorentino sarà rievocato dall'autore nel libro Giovanni Papini, pubblicato a Parigi nel 1963 da Wesmael-Charlier. Nel frattempo, il 21 febbraio 1946, il Tribunale del Popolo lo condanna in contumacia ai lavori forzati a vita con l'accusa di avere sostenuto, tramite la sua attività giornalistica, l'alleanza della Romania alle forze dell'Asse[3]. In questo contesto lo scrittore matura la decisione di non fare più rientro nella patria romena dove si era instaurato il nuovo regime comunista. Nel 1948, assieme alla famiglia emigra in Argentina, dove insegnerà lingua e letteratura romena presso l'Universidad de Buenos Aires. Nella capitale argentina collaborerà con le riviste La Nacion, Sexto Continente e Historium e fonderà i periodici Nouvelles d'Argentine e, assieme a Alexandru Frâncu e Nelu Mânzatu, La Rumania[4]. Nel 1953, grazie a una borsa di studio, lo scrittore rumeno rientra in Europa e si stabilisce a Madrid dove continua ad insegnare presso la Escuela Oficial de Periodismo de Madrid[5]. Nella capitale iberica inizia ad elaborare, prima in spagnolo e poi in francese, il romanzo Dieu est né en exil (Dio è nato in esilio), un diario tenuto dal poeta latino Ovidio negli anni del suo esilio. Il premio GoncourtL'opera appare a Parigi nel 1960 presso le Edizioni Arthème Fayard (precedentemente era stato rifiutato dalle Edizioni Plon e Seuil) e immediatamente riscuote un rilevante successo di pubblico e di critica[6]. Nel novembre dello stesso anno, una giuria formata da Hervé Bazin, Roland Dorgelès, Gérard Bauer, Philippe Hériat, André Billy, Jean Giono, Pierre Mac Orlan, Raymond Queneau e Armand Salacrou, assegna al romanzo il prestigioso Premio Goncourt. Nei giorni immediatamente successivi alla decisione della giuria, il quotidiano comunista l'Humanité, grazie alla collaborazione con le autorità comuniste romene, pubblica diversi articoli firmati da André Wurmser nei quali si rivelano le trascorse simpatie politiche di Vintila Horia, citando vari passaggi tratti da riviste nazionaliste romene degli anni '30 e '40, in cui lo scrittore sosteneva apertamente la politica delle forze dell'Asse e del maresciallo Antonescu[7]. La campagna diffamatoria orchestrata dalle autorità romene viene ripresa su tutta la stampa francese e dai maggiori media internazionali. Per mettere fine alle polemiche Vintilă Horia decide di rinunciare al Premio Goncourt che, per l'edizione 1960, quindi non sarà materialmente consegnato a nessuno. Negli anni seguenti otterrà altri premi, come la Medalla de Oro de „Il Conciliatore”, a Milano (1961), il “Bravo para loshombres que unem en la verdad”, a Madrid (1972), e il Premio “Dante Aligheri", a Firenze (1981). Docente universitario a MadridDopo un soggiorno a Parigi (1960-64), Horia fa rientro a Madrid, dove continua a collaborare intensamente a diverse pubblicazioni spagnole (ABC, Ya, Madrid, El Alcazar, Semana, Estafeta literaria, Indice, Revista de literatură, Tercer programa) e internazionali (Ecrits, Antaios, Totalità, il Roma, il Tempo, Intervento, La destra). Alla fine degli anni '60 intraprende un lungo viaggio intorno al mondo per conto della rivista Tribuna Médica, durante il quale intervisterà numerosi intellettuali, scrittori e scienziati. Il materiale raccolto in questi due anni sarà pubblicato nel volume Viaje a los centros de la tierra (Viaggio ai centri della terra)[8]. Diviene professore di Letteratura universale e comparata presso la Universitad Computense di Madrid. Negli anni successivi collaborerà anche con l'Università di Alcalà. Tra gli anni '70 e gli '80 fonda la rivista Futuro Presente e collabora con la rivista nazional-conservatrice El Alcázar. Continua a pubblicare romanzi, prosa breve, saggi, poesie e traduzioni in francese, spagnolo e italiano. Solo dopo la caduta del regime di Nicolae Ceaușescu i suoi libri saranno pubblicati nella sua patria di origine. Muore a Collado Villalba, nei pressi di Madrid, il 4 aprile 1992. Opere
Traduzioni in lingua italiana
Note
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