Villa Melzi (Bellagio)
«Villa Melzi è una casa di campagna veramente gradevole: le sue sale in marmo e i suoi salotti stuccati sono l'immagine del comfort italiano - fresco, ombreggiato e arieggiato. Il giardino è molto curato; ci sono delle splendide magnolie e altri alberi in fiore…» Villa Melzi d'Eril è un museo e una dimora storica privata situata nel comune di Bellagio, di proprietà della famiglia Melzi d'Eril, oggi del suo ramo Gallarati Scotti,[1][2] proclamata, con la proprietà circostante, monumento nazionale. StoriaLa villa fu progettata nel 1808[3] dall'architetto ticinese Giocondo Albertolli,[4] su commissione di Francesco Melzi D'Eril.[3][1][5] La costruzione fu completata nel 1810,[1][5] mentre gli interni (che ospitano opere di Sanquirico,[1][5] Bossi,[1][5] Canova,[1] Lavelli, Cambiani, Manfredini,[1] Marchesi,[1] Arrigoni e Trivaglio) furono pronti solo nel 1813.[3] Alla morte del Duca, avvenuta nel 1816, la proprietà passò a suo nipote nonché figlio adottivo Giovanni Francesco.[6]. Sotto Giovanni Francesco proseguirono i lavori nel giardino e fu completata la cappella gentilizia di Villa Melzi.[6] Vennero anche avviati i lavori di costruzione della strada che collega Loppia con Bellagio, insieme ad un muro di cinta per proteggere la villa.[6] Questi lavori sono menzionati nella lapide all'ingresso nord dei giardini.[6] Quando Giovanni Francesco morì, nel 1832, lo succedette il suo primogenito Lodovico.[6] Lodovico sposò in seconde nozze Joséphine Barbò dalla quale ebbe due figlie, una delle quali si unì in matrimonio a Giancarlo Gallarati Scotti, principe di Molfetta, e con tale matrimonio portò alla famiglia del marito anche la villa di Bellagio. Tra le persone ospitate nella villa dai Gallarati Scotti si menzionano Stendhal,[1] Franz Liszt[1] e i coniugi Percy e Mary Shelley[7]. Descrizione del complessoIl complesso è costituito da:
La villaLa facciata, semplice e regolare, è arricchita da una scalinata a doppia rampa e da quattro leoni di stile egizio. Internamente, la villa ospita una serie di opere di Andrea Appiani:[1][5] due dipinti del 1803 (Francesco Melzi e Napoleone primo Console) e altrettanti busti in bronzo raffiguranti Giuseppe e Giulia Parravicini.[8] Tra le opere raccolte da Francesco Melzi e conservate nella villa si ricordano un van Dyck, un Rubens e un Van Ruysdael.[8] Ai lati del terrazzo e del parterre a lago si ergono due statue in marmo del Cinquecento, rappresentanti Apollo e Meleagro, già attribuite allo scultore Guglielmo della Porta.[5][9] I giardiniI giardini all'inglese (1815), arricchiti da sculture, furono progettati dall'architetto Luigi Canonica e dall'agronomo Luigi Villoresi,[1] entrambi responsabili della sistemazione del parco della Villa Reale di Monza.[3] Il giardino, ricchissimo di piante rare ed esotiche, sono presenti alberi secolari, siepi di camelie, boschi di azalee e rododendri giganti, pietre e monumenti, imbarcazioni e cimeli di pregio storico e artistico. Accedendo dall'ingresso di Bellagio si trova sulla sinistra una grotta contenente un'urna funeraria etrusca databile tra il 300 e il 200 a.C, portata a Bellagio dal sepolcro romano degli Scipioni.[5] Sempre sulla sinistra è situata una parte adattata a "giardino orientale", con un laghetto di ninfee dove trovano posto due statue egizie databili tra il 1400 e il 1200 prima di Cristo[5]. Procedendo, si apre la visuale sul lago e si incontra un'altra delle antichità egizie distribuite nel parco: la statua di un dignitario (arricchita da geroglifici) risalenti ai tempi di Ramses II. Più oltre, un chiosco in stile moresco conserva i busti degli imperatori d'Austria Ferdinando I e Marianna di Savoia, e del duca Lodovico Melzi con la consorte Josephine Melzi Barbò, ultimi proprietari della casata Melzi prima del passaggio alla famiglia Gallarati Scotti. Di fronte al chiosco si erge il monumento a Dante e Beatrice dello scultore Giovan Battista Comolli[5] — di fronte al quale Franz Liszt, ospite di Villa Melzi, compose la Sonata a Dante (1847-1855). L'aranciera-museoProseguendo all'ombra di un filare di platani si arriva in prossimità della villa, preceduta da quella che in origine era l'orangerie[10], cioè la serra dove venivano ricoverate le piante di aranci durante l'inverno. Oggi è un museo che conserva preziosi cimeli del periodo napoleonico (busto di Napoleone, le chiavi della città di Milano[11], stampe della Milano napoleonica, i cannoni della prima campagna d'Italia del 1796, rari reperti archeologici), una vasca di presunta origine romana[5] e due affreschi rinascimentali[1] di provenienza lariana. La cappella gentiliziaAl limite sud del giardino, a fianco dell'approdo turistico di Loppia, si trova la cappella gentilizia dei Melzi d'Eril, tempio neoclassico progettato e decorato da Giocondo Albertolli,[3][12] con stucchi a rosoni e affreschi di Angelo Monticelli, su disegni di Giuseppe Bossi. Notevoli sono le opere di scultura: il palio d'altare con la soprastante statua di Cristo Redentore di Giovan Battista Comolli[12], le opere in bronzo realizzate da Luigi Manfredini[12] e, disposti sulle pareti, i seguenti monumenti funerari:
Nella sacrestia a destra dell'altare si trovano le tombe dei Melzi; a sinistra quelle dei Gallarati Scotti. Nella parete nord esterna, verso il giardino, è stata murata la porta dell'antica casa Melzi di Milano, attribuita a Bramante,[3][2] e arricchita da una lapide di famiglia. Di fronte al portale si trova un fregio in pietra del XIII secolo, proveniente dalla vicina chiesa di Santa Maria in Loppia, con i simboli dei quattro Evangelisti. Galleria d'immagini
Note
Bibliografia
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