Via dei Barbadori
Via dei Barbadori è una strada dell'Oltrarno nel centro storico di Firenze, che va da via de' Guicciardini a via de' Ramaglianti. Lungo il tracciato si innesta via dei Belfredelli. StoriaLa denominazione fu conferita dal Comune il 7 luglio 1954, in ricordo della famiglia Barbadori che nel XIII secolo ebbe in questa zona le sue case e le sue torri. La data è indicativa anche degli anni in cui fu aperto il tracciato: si tratta infatti di una via sorta solo nel Dopoguerra, parallelamente alla ricostruzione di questa zona a seguito delle vaste distruzioni provocate dalle mine poste e fatte brillare dall'esercito tedesco in ritirata nell'agosto del 1944, con l'intento di creare con le macerie una barriera per impedire l'accesso al Ponte Vecchio e di conseguenza l'attraversamento dell'Arno. DescrizioneAd esclusione dell'antica torre dei Ramaglianti posta al temine della strada e degli edifici che segnano la stessa via dei Ramaglianti che la chiude, tutti i fabbricati che la delimitano sono ugualmente recenti e realizzati con cantieri avviati negli anni cinquanta e per lo più conclusi nei primi anni sessanta del Novecento. Si tratta di casamenti progettati con criteri e materiali moderni che tuttavia cercano di riproporre per articolazione dei volumi e forme le caratteristiche di un antico tessuto urbano. Si vedano, ad esempio, i temi degli sporti e delle vie interne che, seppure maggiormente evidenziati nelle altre aree circostanti alla nostra e ugualmente oggetto di ricostruzioni, non mancano anche in questo caso, come accade con la galleria che collega la strada a via de' Guicciardini. Da segnalare come la strada si apra con un grande arcone realizzato nel casamento tra borgo San Jacopo e la stessa via de' Guicciardini (si veda alla voce Torre dei Rossi Cerchi) e termini con la via dei Ramaglianti segnata da una carreggiata particolarmente ridotta, di modo che la nostra strada assume quasi il carattere di spazio chiuso e appartato rispetto alle movimentate vie circostanti.
PreesistenzeL'edificio di carattere moderno situato all'angolo con via dei Belfredelli sorge al posto della Casa Strozzi Novellucci. Al tempo di Fantozzi (1843) e ancora del Garneri (1924) era qui infatti un palazzo Novellucci già appartenuto alla famiglia Strozzi, che vi aveva riunito una rara libreria poi acquistata dal granduca Pietro Leopoldo e ripartita tra le pubbliche biblioteche. La facciata era adorna di stemmi del Cinquecento e il cortile era segnalato dalla letteratura come costruito da Michelozzo (per Limburger l'opera rimandava invece alla maniera di Baccio d'Agnolo). Il palazzo, che a suo tempo era stato interessato da un intervento di restauro su progetto di Luigi Zumkeller, appariva nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale. L'attuale esteso casamento, che in pianta si sviluppa attorno a due corti interne, fu realizzato tra il 1956 e il 1961 su progetto dell'architetto Eugenio Maria Rossi di Roma e su committenza dell'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro. L'altezza totale dell'edificio è adeguata a quella degli edifici distrutti, mantenendosi comunque inferiore a quella delle due antiche torri che guardano al prospetto su via de' Belfredelli (la Torre dei Belfredelli e la torre dei Ramaglianti), "mentre la volumetria complessiva incorpora diversi lotti di singoli edifici lasciati liberi dalle distruzioni belliche, superando la precedente eterogeneità che caratterizzava il tessuto"[1]. Le facciate (cinque piani più un corpo in soprelevazione a fungere da attico) rimandano velatamente, per il leggero aggetto dei piani superiori rispetto al terreno, agli sporti propri dell'architettura medievale, secondo principi comuni alle molte realizzazione post belliche della zona[2]. Note
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