Una verità lapalissiana o verità di La Palice[1][2][3] (in francese: lapalissade o vérité de La Palice)[1][3][4] è un fatto di tale evidenza e ovvietà che la sua enunciazione è del tutto inutile se non proprio umoristica,[5] come nell'espressione «l'acqua è bagnata».[6] L'aggettivo lapalissiano deriva dal nome del maresciallo Jacques de Chabannes, signore di Lapalisse (La Palice).[2][4][5]
Fenomeno analogo alla verità lapalissiana è il truismo.[4][7]
L'origine dell'aggettivo lapalissiano nel significato di «ovvio, scontato» è ricondotta a un aneddoto legato alla sconfitta dei francesi nella battaglia di Pavia (1525). I soldati agli ordini del maresciallo La Palice, morto nell'assedio della città, per rendere onore al coraggio del loro comandante avrebbero composto e intonato la seguente strofa, introducendovi però una grossolana ovvietà.
(FR)
«Hélas ! la Palice est mort, il est mort devant Pavie ; Hélas ! s'il n'estoit pas mort, il seroit encore en vie.»
(IT)
«Ahimè! La Palice è morto, è morto davanti a Pavia; Ahimè! se non fosse morto, sarebbe ancora in vita.»
Dove «se non fosse morto, sarebbe ancora in vita» è appunto una verità lapalissiana. Si sostiene a volte che in realtà la strofa originale proclamasse una verità affatto diversa e tutt'altro che scontata.
(FR)
«Hélas ! la Palice est mort, il est mort devant Pavie ; Hélas ! s'il n'estoit pas mort, il feroit encore envie.»
(IT)
«Ahimè! La Palice è morto, è morto davanti a Pavia; Ahimè! se non fosse morto, farebbe ancora invidia.»
Il sostantivo envie («invidia») e l'espressione en vie («in vita») sono infatti omofoni in francese (/ɑ̃ˈvi/). Se così fosse, la somiglianza delle due versioni avrebbe prodotto nel tempo la confusione tra i verbi feroit e seroit, stravolgendo il senso della quartina. È stato sostenuto che tale confusione sia sorta nella tradizione orale, per assonanza, oppure forse nello scritto, per ambiguità grafica della s e della f, che all'epoca si scrivevano in modo simile: rispettivamente ſ e f. I due caratteri differiscono solo per il trattino orizzontale.
Una moderna versione della strofa recita invece "un quart d'heure avant sa mort il était encore en vie" ("un quarto d'ora prima della sua morte egli era ancora in vita").
Il curioso necrologio, nella sua forma alterata, fu "scoperto" più di un secolo dopo da un accademico di Francia (Bernard de La Monnoye, 1641 - 1728) che, parodiandone il carattere di comica ovvietà, compose una canzoncina ove aggiunse altre quartine di sua composizione a quella originaria. La canzoncina ebbe molto successo, ma cadde poi nell'oblio, finché fu riscoperta nel secolo XIX da Edmond de Goncourt (noto scrittore e pubblicista insieme al fratello Jules), che coniò il termine lapalissade per indicare un'affermazione all'interno della quale si ripete un assunto già espresso in precedenza e che è, dunque, del tutto inutile tanto è ovvia. In lingua francese il termine è quindi sostantivo, mentre in Italia si utilizza l'aggettivo derivato: "lapalissiano". L'ortografia di entrambi comunque proviene dal nome moderno della città di Lapalisse, che ospita il castello storico di Jacques de La Palice.
^Il poeta italiano Gianni Rodari riprese questa burla componendo una filastrocca per bambini, musicata e cantata da Sergio Endrigo il cui soggetto era Napoleone Bonaparte. La musica era ispirata a la Marsigliese. Per citare un esempio: «C'era una volta un imperatore, si chiamava Napoleone / e quando non aveva torto, di sicuro aveva ragione» o «Di tutti gli uomini della terra, Napoleone era il più potente / e quando aveva la bocca chiusa, non diceva proprio niente». Il brano fu inserito nell'album Ci vuole un fiore.