Venere e Adone (Tiziano Washington)
Venere e Adone è un dipinto a olio su tela (107x136 cm) realizzato nel 1560 dal pittore italiano Tiziano Vecellio. È conservato nel National Gallery of Art di Washington. Storia e descrizioneAlla metà del XVI secolo Tiziano torna insistentemente sul soggetto mitogico che in passato pure aveva frequentato (Baccanale[1], Bacco e Arianna[2], ma anche Danae[3]); lo spirito tuttavia è ben diverso: se pure il tono con cui annuncia a Filippo II una «poesia» – da porre accanto alla Danae[4], così da avere una vista completa della nudità femminile – è colloquiale, leggero e ricco di sottintesi erotici[5], tuttavia il risultato è pensoso e pessimistico. All'artista, che illustra un racconto mitologico tratto da Ovidio[6], non interessa mostrare la morte di Adone: viene invece narrato il momento immediatamente precedente, quando Adone lascia all'alba la dea, dopo una notte d'amore, per andare alla caccia, metafora della vita,[7] che lo vedrà vittima del cinghiale. Da notare che Tiziano stravolge anche il mito che vedeva invece Venere abbandonare il bel cacciatore, e questo gli fu rimproverato anche da Borghini[8]. Non è bene che l'uomo tratti troppo da vicino gli dei, perché solo disgrazia gliene potrà derivare[9]: una malinconica meditazione su cui Tiziano tornerà anche nelle successive poesie; dura morale, invero, che non troverà estimatori se non – per motivi economico-finanziari – Filippo II. Quando l'unico committente non vorrà una tela, questa resterà all'artista[7]. Di questo stesso soggetto Tiziano realizzerà almeno ben sette tele, classificate in due gruppi a seconda dello stile e di alcune varianti iconologiche. Il primo gruppo, «Prado», è caratterizzato da uno stile simile a quella della prima versione[10], oggi conservata al Prado. Il secondo gruppo – denominato «Farnese» dalla perduta tela appartenuta a questa famiglia, e a cui appartiene anche questa versione di Washington – presenta queste differenze rispetto al primo:
Il dipinto, di proprietà della contessa di Bristol, Anne Russell Digby, passò in eredità, nel 1685, alla famiglia Spencer di Marlborough, di cui rimase proprietà fino al 1924. Venduto ad antiquari e galleristi inglesi e americani, è diventato proprietà della National Gallery of Art di Washington nel 1942. Altre versioniNote
Bibliografia
Collegamenti esterni
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