VaffanculoVaffanculo (anche abbreviato in vaffa e fanculo) è un'espressione offensiva comune del registro colloquiale basso in lingua italiana che esprime rivolta o insofferenza verso qualcuno che dà fastidio o non si sopporta. Il termine sarebbe una contrazione di va 'ffa 'nculo o vai a fare in culo, espressione che indica un invito a subire, non necessariamente da parte del detrattore, un rapporto anale.[1] StoriaNel film Il ratto delle Sabine (1945) il termine è stato la prima parolaccia del cinema italiano. Il termine è stato in seguito utilizzato per iscritto per la prima volta da Aldo Palazzeschi nel suo Roma (1953) che riporta:[2] «La signora Sequi s'alzò dal divano sul quale sedeva lui, con gli occhi sbarrati e le mani sui fianchi gridò: «Va a ffanculo».» L'espressione ha subìto diverse variazioni e contrazioni mentre, per pudore linguistico, il termine è talvolta riportato con le vocali sostituite a degli asterischi.[2] Nel diritto italianoUna questione dibattuta sulla quale si sono susseguite varie sentenze è la perseguibilità giuridica dell'uso del termine come ingiuria.[3] Secondo la sentenza 27966 emessa dalla Corte di cassazione italiana nel 2007, l'uso dell'espressione verso qualcuno non necessariamente integrava la fattispecie di ingiuria.[4] Sentenze successive (tra cui la 8814 del 21 gennaio 2010) stabilirono tuttavia che il termine fosse da considerarsi sempre ingiurioso senza eccezioni.[5] Nella cultura di massaIl termine è stato utilizzato in numerose opere tra cui La domenica delle salme di Fabrizio De André (1990), il singolo Vaffanculo di Marco Masini (1993) e l'album Andate tutti affanculo degli Zen Circus (2009). Vaffanculo è stato usato anche come slogan politico in particolare in occasione del V-Day (abbreviazione di Vaffanculo-Day) e del V2-Day svoltisi nel 2007 e nel 2008, i quali portarono a successivi sviluppi politici che culminarono con la fondazione del Movimento 5 Stelle.[6] Note
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