Acropora latistella fotografato nel Triangolo dei coralliCorallo fotografato nella zona occidentale di Mindoro
Il nome attribuito a quest'area geografica deriva dal fatto che essa contiene oltre i tre quarti delle specie di corallo nel mondo[4]. Inoltre, la regione è racchiusa in una sorta di triangolo che ha per vertici le Filippine (a nord), Bali (a sud-ovest) e le Isole Salomone (a sud-est)[5].
Oltre che per i coralli, questa regione geografica è nota anche per essere la sede della più densa biodiversità di mangrovie del mondo dato che sono presenti fino a 46 specie su 70 conosciute[7].
Secondo uno studio che riguarda alcuni pesci criptici ed endemici (nello specifico due specie di Eviota, dunque appartenenti alla famiglia dei Gobidi) e il loro alto tasso di speciazione, il numero di specie ittiche nel Triangolo dei coralli potrebbe essere di gran lunga maggiore di quello stimato[8]. A prescindere da ciò, la varietà di fauna marina nella zona è notevole, al punto da averla fatta soprannominare "Amazzonia dei mari"[9].
Infatti, a fare del Triangolo dei coralli il proprio habitat sono oltre 3000 specie di pesci[1], circa 2200 dei quali sono pesci di barriera[9] che costituiscono il 37% di quelli mondiali[10].
Oltre che balene, delfini e squali[1], nel Triangolo dei coralli vivono sei delle sette tartarughe marine conosciute[10][1] e (a eccezione di una in Giappone e una seconda in Sudafrica) tutte le specie scoperte di cavalluccio marino pigmeo[11].
Teorie alla base dell'elevata biodiversità
Tre sono le ipotesi formulate per spiegare la ricchezza del Triangolo dei coralli[12]:
Centro di origine: il Triangolo dei coralli sarebbe stato il luogo dove sono nate svariate specie marine che (a causa della configurazione geografica) non sarebbero riuscite a diffondersi troppo oltre la zona.
Centro di accumulo: la speciazione sarebbe avvenuta in zone periferiche e isolate alla quale sarebbe seguita una diffusione verso il Triangolo dei coralli
Regione di sovrapposizione: la speciazione si sarebbe verificata separatamente nell'oceano Indiano e nell'oceano Pacifico quando nel Pleistocene erano divisi fisicamente da una striscia di terra. In seguito alla deglaciazione, i due gruppi di biodiversità si sarebbero incontrati nell'attuale Triangolo dei coralli.
Minacce
L'equilibro del Triangolo dei coralli è minacciato sia da problemi globali, come il cambiamento climatico, che dall'inquinamento, dal turismo non sostenibile e dalla pesca illegale o eccessiva[1][9].
L'innalzamento della temperatura delle acque causa lo sbiancamento dei coralli (che muoiono se sottoposti a stress continuativo), mentre l'acidificazione degli oceani blocca la formazione del loro scheletro calcareo. Entrambi i fenomeni hanno come conseguenza la distruzione delle barriere coralline che porta alla riduzione di fauna nella zona (a fronte di una sempre crescente domanda ittica internazionale)[1].
Circa un terzo degli abitanti locali fa affidamento sulle acque del Triangolo dei coralli in quanto fonte di cibo e di reddito[1], quindi il 15 maggio del 2009 al Leaders' Summit a Manado fu lanciata la Coral Triangle Initiative on Coral Reefs, Fisheries and Food Security (CTI-CFF)[13]. L'iniziativa si pone come obiettivo quello di salvaguardare la salute del Triangolo dei coralli combattendo o prevenendo le minacce[5]. L'iniziativa coinvolge sei stati membro (Indonesia, Isole Salomone, Filippine, Malesia, Papua Nuova Guinea e Timor Est), ma ha anche l'appoggio di organizzazioni come il WWF[1][5].
Aree protette del Triangolo dei coralli
Anche grazie all'intervento della CTI-CFF, all'interno del Triangolo dei coralli esistono diverse aree marine protette[14] che, fino al 2018, insieme coprivano circa il 2% dell'intera zona[4]. Di seguito alcune di esse divise per stato.
Indonesia Sia circa metà delle zone dell'Indonesia rilevanti per le tartarughe che circa metà di quelle per i dugonghi rientrano nelle aree marine protette[4].
Kepulauan Togean Le Isole Togian erano già un'area marina protetta (il parco marino nazionale di Kepulauan Togean)[15] quando nel 2019 più di due milioni di ettari che le comprendono sono diventati patrimonio dell'UNESCO in quanto Riserva della biosfera (nominata Togean Tojo Una-Una)[16].
Tun Mustapha Park Vista la biodiversità dell'area, il WWF era impegnato nella creazione di una riserva marina in Malesia già dal 2003, ma solo nel maggio del 2016 è stato inaugurato il Tun Mustapha Park. Frutto della collaborazione tra il WWF e il Sabah Park, l'area protetta si estende oltre la punta a nord dell'isola del Borneo[18].