Tragica notte (film)
Tragica notte è un film del 1942 diretto da Mario Soldati. TramaIl giovane cacciatore di frodo Nanni, dopo aver scontato in carcere un periodo di reclusione per la sua attività, aggredisce il guardiacaccia Stefano, responsabile di averlo denunciato. Stefano, allora, insinua che la moglie di Nanni durante la sua assenza abbia avuto una relazione con il conte Paolo, proprietario della riserva di caccia. Nanni, accecato dalla gelosia, sembra cadere in un primo momento nella trappola, rendendosi però conto nel momento decisivo della perfidia di Stefano. Nel duello finale tra Nanni e Stefano, sarà quest'ultimo a soccombere, ma il conte Paolo, venuto a conoscenza dell'intrigo, dichiara di aver incidentalmente ucciso il proprio dipendente, in un incidente di caccia, assumendosene tutte le responsabilità. ProduzioneGirato negli stabilimenti Scalera e tratto dal romanzo La trappola del 1928 di Delfino Cinelli, e tale è stato il titolo di lavorazione del film[1]. Sulla sceneggiatura tratta dal romanzo si accese una polemica, nelle pagine del settimanale "Film" (tra l'ottobre 1941 e il luglio 1942)[2]: Cinelli si duole dei mutamenti apportati al proprio racconto; Emilio Cecchi, in risposta all'accusa di aver travisato il romanzo di Eugenio Giovannetti, afferma che il suo copione era ben diverso da quello realizzato. L'intervento del regista Soldati probabilmente chiude la polemica: «Cecchi non ha nulla a che vedere con la sceneggiatura di Tragica notte, e soltanto per eccessiva bontà e amicizia verso di me ha acconsentito a mettere il suo nome sui titoli di testa del film. [...] L'altra sceneggiatura di Tragica notte, a cui collaborò effettivamente anche Cecchi, era più fedele al libro di quella girata, e probabilmente avrebbe dato risultati migliori. Ho sbagliato!». DistribuzioneIl film venne distribuito nel circuito cinematografico italiano dal 20 marzo del 1942. Critica«[...] Noi non sosterremo, come altri ha fatto, che Soldati ha sbagliato solo perché ha preteso di allontanarsi dal romanzo di Cinelli [...]. Ci rammarichiamo, piuttosto, che proprio a Soldati sia venuto a far difetto una essenziale sostanza narrativa. [...] Senza contare poi le situazioni costruite solo per dar luogo a pezzi di bravura, come è quella della trebbiatura e l'altra il duello finale tra Ninchi e Checchi, o addirittura per creare un gratuito gioco di compiacenza formale [...]. Da ciò si comprendono, anche come le azioni degli attori sottolineate sino all'eccesso, risultino lente e vuote di significato e perché i personaggi appaiano tutti fuori fuoco» «[...] Il film, lo si vede subito, è pieno di ambizioni ma questa volta Soldati le ha inspiegabilmente mal servite [...], per quanto egli sia da elogiare per la scelta e il drammatico sfruttamento dell'arido cretoso paesaggio, un paesaggio che avrebbe dovuto ispirare un dramma ben più emozionante e serrato. Doris Duranti ha realmente e intensamente sofferto la sua parte. Andrea Checchi ha anch'egli approfondito il suo personaggio conferendogli una certa coerenza. Ninchi ha variato con sfumature acute il gioco discreto della sua recitazione. Rimoldi un po' troppo leggero per le circostanze.» Note
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