Torre Caligo
La torre Caligo (o torre del Caligo) era un antico fortilizio che sorgeva nell'attuale comune di Jesolo; si trovava ad ovest del capoluogo, sulle rive del canale Caligo, il quale si dirama poco prima dal Sile[1]. Ne resta oggi solo il basamento[2]. Ha origini altomedievali (gli Annali Camaldolesi ne collocano l'edificazione nel 930)[3] ma fu probabilmente realizzata su un precedente edificio di epoca imperiale. Certamente è romano il materiale utilizzato: conci di pietra alla base e quindi corsi di mattoni[2]. Le mappe antiche indicano inoltre una seconda torre omonima, situata a sud ovest, verso la foce del canale (località Lio Maggiore). A questa si aggiungeva una serie di altre costruzioni simili che si collocavano lungo il canale Revedoli, le quali tuttavia risultano già scomparse nel XVI secolo[2]. Il sistema difensivo serviva a sorvegliare una zona strategica, controllando i canali diretti in laguna e la campagna coltivata dei dintorni[2]. Questa torre funzionò soprattutto come pedaggio: per il Caligo, infatti, passava un ingente traffico commerciale (legname) mettendo in comunicazione il Piave con la Laguna Veneta e Venezia[4]. Tuttavia, con l'apertura delle Porte del Cavallino (fine del XVII secolo), i traffici furono spostati più a sud e la torre rimase inutilizzata. Una mappa del 1713 la rappresenta ancora integra, ma è probabile che negli anni successivi venisse smantellata per reimpiegarne i materiali da costruzione[5]. Attorno alla costruzione sorgevano anche alcuni edifici sacri. Secondo una tradizione, nei pressi della fortezza sorgeva un monastero che avrebbe ospitato San Romualdo (si riferiscono a questo episodio i semplici rilievi, di origine piuttosto recente, alla destra dell'ingresso). Nel 1551 è però documentato un oratorio dedicato a San Pietro frequentato dagli abitanti del luogo. La torre stessa rappresentò un luogo devozionale, come dimostrano alcuni elementi (croci, probabili resti di un altare, un tabernacolo)[2]. Nel 1927, infine, fu collocata sulla parete più alta una croce in ferro proveniente dalla vecchia chiesa di San Donà, distrutta durante la grande guerra. Durante la grande guerra i soldati italiani che combattevano lungo il fronte del Piave vi allestirono un deposito di munizioni. I resti costituiscono un sito archeologico tutelato in base al d. lgs. 42/2004[2]. Note
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