Tommaso Ferrero della Marmora
Tommaso Ferrero della Marmora (Torino, 11 gennaio 1768 – Napoli, 16 febbraio 1832) è stato un generale italiano, che fu insignito da re Carlo Felice del Collare dell'Ordine supremo della Santissima Annunziata e della Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Fu a lungo segretario particolare del re Carlo Emanuele IV durante gli anni dell'esilio a Roma, e dopo la sua morte riportò in Piemonte uno straordinario epistolario di corte e numerosi, importanti documenti che si aggiungeranno all'archivio di palazzo La Marmora a Biella. BiografiaNacque a Torino l'11 gennaio 1768, decimo degli undici figli di Ignazio e di Cristina San Martino d’Agliè e di San Germano.[1][2] All'età di nove anni diviene Paggio d'Onore del re, e nel 1784 ricopre lo stesso incarico per la regina del Piemonte.[1] Inizia giovanissimo la carriera militare e nel 1776, all'età otto anni, diviene porta stendardo del Reggimento "Dragoni della Regina", venendo poi promosso luogotenente e capitano di compagnia nello stesso reggimento.[2] Nel 1787 assume l'incarico di gentiluomo di bocca del re Vittorio Amedeo III.[3] Nel 1798 suo fratello Celestino viene informato dallo zio materno, il balivo di Malta Raimondo di San Germano, che è prossimo un accordo con i generali francesi che consegnerà definitivamente il Piemonte a Napoleone Bonaparte.[2] Resosi conto che, per assicurare la sicurezza della famiglia in futuro, ponendola al riparo da eventuali cambi di potere, è necessario rimanere legati alla corte dei Savoia nonostante per questa stessa per andare in esilio, Celestino[N 1] gli propose di rimanere accanto alla famiglia reale.[3] Nel 1799 viene promosso scudiero della regina e partì con la corte per la Sardegna da dove seguì i Savoia a Poggio Imperiale, ospiti del Granduca di Firenze e, dopo la battaglia di Marengo (1800), a Roma, Frascati e quindi a Napoli ricevendo dal fratello Celestino una pensione.[2] Nel 1802, data in cui il Piemonte viene ufficialmente annesso alla Francia, a Napoli muore la regina Maria Clotilde e il re Carlo Emanuele IV, malato, abdica.[4] Egli decide comunque di rimanere fedele ai Savoia e, tramite i fratelli Celestino e Carlo Vittorio, ottiene dall'ambasciatore francese a Roma il documento che gli consente di non essere richiamato in Piemonte come era stato stabilito dall'Imperatore in quegli anni.[3] Insignito nel 1815 da Vittorio Emanuele I del rango di maggiore generale delle Regie Guardie, rimane sempre accanto a Carlo Emanuele IV[N 2] anche quando quest'ultimo si ritira nel Noviziato dei gesuiti di Sant'Andrea a Roma dove si spegne il 6 ottobre 1819.[4] Nel corso di quell'anno rientra a Torino, dove viene insignito della Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, del titolo di Cavaliere dell'Ordine imperiale di Leopoldo per volontà dell'Imperatore Francesco I e di quello di Cavaliere di prima classe dell'Ordine di Sant'Anna dallo Zar Alessandro di Russia.[4] Il 2 ottobre 1821 re Carlo Felice lo insignì del Collare dell'Ordine supremo della Santissima Annunziata e nel 1822 diventa cavaliere d'onore della regina Maria Cristina.[4] Nel 1824, insieme al nipote Edoardo, segue la corte nei suoi viaggi in Savoia e viene incaricato di concludere l'acquisto e avviare il progetto di trasformazione dell'abbazia di Hautecombe,[N 3] in Francia, nel mausoleo della dinastia dei Savoia.[3] Nel 1830, nonostante fosse affetto da una malattia che lo aveva colpito l'anno precedente e quasi ucciso, si mise in viaggio al seguito dei Savoia che si spostano a Nizza da dove, in quello stesso anno, seguì la regina, rimasta vedova, a Napoli.[2] In questa città morì il 16 febbraio 1832.[4] Il suo corpo venne imbalsamato e deposto nella cripta della reale arciconfraternita di San Ferdinando di Palazzo a Napoli,[4] da dove poi, via mare, fu trasferita a Genova e quindi trasportata e sepolta nella basilica di San Sebastiano a Biella.[3][2] Onorificenze— 2 ottobre 1821.
Onorificenze estereNoteAnnotazioni
FontiBibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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