Tommaso David
Tommaso David (Esperia, 28 febbraio 1875 – Genova, 11 novembre 1959) è stato un marinaio e militare italiano. Maggiore del C.R.E.M., veterano della guerra italo-turca e della prima guerra mondiale, pluridecorato al valor militare, nel corso del 1941, durante la seconda guerra mondiale, si arruolò volontario nella Milizia Volontaria Anti Comunista della Dalmazia operando in azioni di contrasto alle attività partigiane. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana e ricoprì l'incarico di comandante del "Gruppo Servizi Autonomi", il servizio di controspionaggio della RSI. Poco prima della fine delle ostilità fu convocato da Mussolini, che gli affidò un plico di documenti, che secondo alcuni autori conteneva parte del Carteggio Churchill-Mussolini, relativo agli anni 1940-1945. Nel dopoguerra fu decorato con la Medaglia d'oro al valor militare a vivente, in relazione ai combattimenti sostenuti a Zaton, Gospa e Srimska l'8 dicembre 1942. BiografiaNacque ad Esperia[N 1] il 28 febbraio 1875,[1] e si arruolò volontario nella Regia Marina nel 1896[1] come Allievo cannoniere.[2] Prese parte alla guerra italo-turca[2] (1911-1912) con il grado di capo cannoniere di 3ª classe, imbarcato sulla nave da battaglia Napoli, venendo decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare per una brillante azione a Derna.[N 2] Conseguito il diploma di Maestro d'Arme nel 1913, entrò all'Accademia Navale di Livorno con il compito di insegnante degli Allievi Ufficiali. Con l'entrata in guerra[3] del Regno d'Italia, il 24 maggio 1915, lasciò l'Accademia per partecipare alle operazioni belliche, dapprima a bordo di unità navali, e poi in seno alla Brigata "Marina".[1] Durante i combattimenti vicino a Palazzolo, nel 1917, si guadagnò una seconda Medaglia di bronzo al valor militare e la promozione a sottotenente del C.R.E.M. per meriti di guerra.[1] Nel 1919, dietro sua domanda,[N 3] passò in posizione ausiliaria riprendendo l'attività educativa e di insegnamento all'Istituto Nautico di Gaeta, passando poi a quello di La Spezia, dove, dietro il suo personale interessamento, fu istituita la Scuola Magistrale per Maestri di scherma. Dopo aver partecipato alla Marcia su Roma,[3] tra l'inizio del 1926 e l'estate del 1928 ricoprì la carica di Podestà di Casalvieri. Tra il 1935 e il 1937 prese parte, con il grado di capitano del C.R.E.M., alla guerra d'Etiopia, al cui termine fu collocato in posizione di riserva con il grado di 1º Capitano.[2] Dedicatosi all'attività commerciale, nel 1941,[N 4] dopo la campagna di Jugoslavia, si trasferì a Zara, in Dalmazia per impiantarvi degli allevamenti di militi.[3] In seguito all'inizio delle ostilità con l'Unione Sovietica, in Dalmazia iniziarono le operazioni della guerriglia partigiana, dapprima presero le armi i cetnici fedeli alla monarchia in esilio, e poi gli aderenti al partito comunista.[4] Per contrastare tali attività fu costituita la Milizia Volontaria Anti Comunista della Dalmazia, formata da due distinte unità,[N 5] inquadrate nella Divisione "Dalmazia". Dietro sua richiesta rientrò in servizio attivo con il grado di maggiore del C.R.E.M., assumendo il comando della 2ª Banda Anticomunista (BAC) "Novegradi".[2][5] Si distinse particolarmente nel novembre-dicembre 1942, quando nella zona di Sebenico contrastò[N 6] efficacemente l'attività di una formazione partigiana[N 7] meritandosi la concessione della Medaglia d'argento al valor militare.[6] All'atto dell'armistizio dell'8 settembre 1943 si trovava impegnato in un'azione di rastrellamento, e rientrato immediatamente a Zara, trovò i reparti del Regio Esercito in stato di discioglimento.[6] Assunto il comando militare della città collaborò con i tedeschi al mantenimento dell'ordine pubblico, continuando anche le attività antipartigiane, ma sempre sotto la bandiera italiana.[6] I brillanti risultati ottenuti dal suo reparto diedero fastidio al comando militare tedesco,[N 8] che approfittò di una sua visita in Italia a Benito Mussolini, impedendogli di rientrare in Dalmazia al termine della stessa.[7] Entrato nella Guardia Nazionale Repubblicana con il grado di tenente colonnello, Mussolini lo nominò comandante del "Gruppo Servizi Autonomi", il servizio di controspionaggio della RSI, costituito a Roma[3] Sotto il nome di copertura di Dott. De Santis, costituì[N 9] una speciale unità femminile, denominata "Allevamento volpi argentate",[5] che operò in attività di spionaggio e sabotaggio oltre le linee nemiche.[2] Il carteggio Churchill-MussoliniConsiderato un intimo di Mussolini, nell'aprile 1945[3] quest'ultimo lo convocò a Gardone e gli affidò una borsa contenente importanti documenti[N 10] e segreti di stato,[8] tra cui il carteggio intercorso tra il duce e Winston Churchill.[9] Al termine del conflitto, nel luglio 1945 si nascose, sotto il falso nome di professor Luigi Grossi,[8] a Merano,[10] dando lezioni di scherma e interessandosi anche ad altri sport. Per evitare di essere catturato[N 11] ed estradato in Jugoslavia,[11] a partire dai primi mesi del 1948[10] si trasferì da un nascondiglio all'altro, rientrando a Merano solo nel novembre dello stesso anno.[11] Si avvicinò agli ambienti democristiani e nel 1949 cercò di farsi registrare all'anagrafe con il suo vero nome, ma fu immediatamente denunciato. Nel novembre 1951 fu sottoposto a processo per aver fornito false generalità, ma egli si difese, asserendo di avere agito così per sfuggire alla vendetta dei partigiani jugoslavi, e disse di essere sottoposto a processo per il fatto di essere tuttora in possesso del carteggio Churchill-Mussolini.[8][11] Il pretore di Merano dichiarò estinto il fatto per sopravvenuta amnistia. Dopo l'assoluzione delegò un proprio fiduciario, Giacomo Stufferi, per trattare con il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi: secondo l'autore Teodoro Francesconi, David avrebbe consegnato personalmente la borsa con i documenti a De Gasperi, pretendendo in cambio l'aministia per i detenuti fascisti e la concessione della Medaglia d'oro al valor militare per i combattimenti sostenuti a Zaton l'8 dicembre 1942.[8] Nel giugno 1956, dopo la morte di De Gasperi, gli fu concessa l'ambita decorazione[N 12] a vivente,[N 13] in commutazione della precedente Medaglia d'argento.[12] Ritiratosi definitivamente a vita privata, si spense a Genova il 12 novembre 1959.[12] Onorificenze«In congedo assoluto, spinto da grande amore di Patria si arruolava sebbene sessantasettenne. Al comando di un gruppo di volontari da lui organizzato ed addestrato operava in uno scacchiere particolarmente delicato. Durante un violento combattimento contro forti bande ribelli infliggeva loro sensibili perdite e ne conteneva l’impeto offensivo. Successivamente conosciuto la fine gloriosa di un figlio combattente nello stesso scacchiere rifiutava di lasciare il suo posto e dopo aver portato l’ultimo saluto al congiunto tornava tra i suoi volontari ed assumeva il comando di una formazione ragguardevole e complessa, continuando a combattere. In una azione di grande rilievo, ferito al petto, rifiutava ogni soccorso e rimaneva tra i suoi dipendenti fino ai felice esito delle operazioni per guidarli prima ed organizzarli dopo.Fulgido esempio di romana virtù. Zaton - Gospa - Srimska (Balcania), 8 dicembre 1942.»
— Decreto Presidenziale n.886 del 28 giugno 1956 — Regio Decreto giugno 1943
«Con sangue freddo e coraggio provvedeva, noncurante del pericolo e perfettamente isolato, ad impedire che materiali utili potessero cadere in mano al nemico. Palazzolo, 29 ottobre 1917.»
— Decreto Luogotenenziale 17 febbraio 1918. «Sempre in ogni attacco, con la sua iniziativa e il suo coraggio fu esempio ammirevole ai compagni sotto il fuoco nemico. Il giorno seguente allo scontrò guidò un drappello nelle pericolose ricerche degli uomini scomparsi. Derna, 24 gennaio 1911.»
— Regio Decreto 3 aprile 1913. NoteAnnotazioni
Fonti
Bibliografia
Voci correlate |
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