Tiro a segno paralimpico
Il tiro a segno paralimpico, o tiro a segno per disabili, è una variante del tiro a segno praticata da persone con disabilità fisica, lesioni della spina dorsale, amputazioni, handicap muscolo-scheletrici, malformazioni congenite e lesioni nervose che costringono all’uso di una sedia a rotelle.[1][2][3][4] StoriaIl tiro a segno è stato inserito per la prima volta nelle discipline previste nei Giochi paralimpici in occasione dei V Giochi paralimpici estivi, nel 1976; solo alle paraolimpiadi successive venne introdotto l'attuale sistema di classificazione.[3][5][6] FunzionamentoLe competizioni sono divise in due specialità: pistola e carabina, in tre categorie funzionali e possono essere femminili, maschili o miste. Sono previsti tiri da tre distanze: 10, 25 e 50 metri; le regole possono variare in base a diversi fattori.[3][4] ClassificazioneGli atleti vengono divisi in 3 classificazioni basate sulle loro capacità:[1][5]
I tiratori SH1 possono competere sia utilizzando pistole o carabine, essendo le loro competizioni simili a quelle degli atleti normodotati, mentre i tiratori SH2 utilizzano principalmente carabine appoggiate su un apposito supporto e possono venire assistiti al caricamento delle armi.[1] Gli atleti SH3 utilizzano solo carabine ad aria compressa, e per centrare il bersaglio utilizzando dei sensori ottici che emanano segnali sonori.[1] Note
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