Testamento di IsaccoIl Testamento di Isacco (in etiopico classico:ገድለ ፡ ይለሐቅ traslitterazione: Gädlä Yǝsḥaq) è un apocrifo dell'Antico Testamento pervenutoci in copto (sia in dialetto sahidico che in dialetto bohairico), arabo e ge'ez a partire da un prototesto perduto (probabilmente in greco), databile tra il II-V secolo d.C. StoriaÈ il secondo dei cosiddetti "Testamenti dei Tre Patriarchi", tra i quali sono annoverati anche il Testamento di Abramo (dal quale esso deriva) e il Testamento di Giacobbe. Nonostante l'autore di tali testi sia identificato, negli incipit dei tre "Testamenti", nella figura di Atanasio di Alessandria tale attribuzione è puramente fittizia, in considerazione del fatto che dei testi in questione non appaiono trascrizioni al di fuori delle chiese Copta ed Etiope Ortodossa. Il testo era conosciuto anche presso i Beta Israel; della versione in lingua ge'ez in uso presso questo gruppo sopravvivono alcune copie risalenti al XVIII-XX secolo. ContenutoIl testo sebbene fortemente connotato in senso cristiano nell'enfasi che pone sulla commemorazione delle morti di Abramo ed Isacco, eventi chiave nella chiesa copta, è di incerta origine. Alcuni studiosi supportano l'ipotesi dell'origine cristiana, piuttosto che giudaica diversamente dagli altri Testamenti dei Patriarchi, altri attribuiscono la composizione originaria ad elementi ebraici egizi.[1] Contiene dialoghi di natura morale di Isacco morente con l'arcangelo Michele, cui segue il resoconto del suo viaggio attraverso l'inferno ed infine in paradiso dove incontra Dio e Abramo. Al termine dell'incontro Isacco viene trasportato nel suo letto, dove muore; la sua anima viene quindi portata su un sacro cocchio in paradiso. L'opera si caratterizza per l'enfasi posta sull'ascetismo e le opere buone. Note
Bibliografia
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