Tessuti anti-UVI tessuti anti-UV sono stoffe che offrono una determinata protezione dai raggi ultravioletti del sole, misurabile secondo il parametro UPF (Ultraviolet Protection Factor, fattore solare di protezione UV). Tutti i tessuti hanno una impermeabilità parziale ai raggi solari; se questa è elevata il tessuto in oggetto può essere preso in considerazione nell'ottica di una protezione dai raggi ultravioletti. In tal caso, è opportuno l'abbinamento con occhiali da sole avvolgenti, cappelli a tesa larga ed alto UPF, creme solari per le parti scoperte.[1] TessutiIl fattore UPF è influenzato da numerosi fattori: densità dell'intreccio, colore della stoffa, natura della stessa:
Tessuti più protettiviOffrono maggiore protezione i tessuti:
Tessuti meno protettiviForniscono minore protezione:
Il fattore UPFTale fattore è una stima della capacità di schermo del tessuto. Per esempio, per un tessuto classificato come UPF 30, si stima che su 30 unità di UV irraggiate soltanto una riesca a passare, e 29 siano schermate; l'efficacia sarebbe pertanto del 96,7%. Il UPF è misurato in laboratorio usando uno spettrofotometro (oppure uno spettroradiometro), unitamente ad una sorgente artificiale di luce. In seguito si valutano le risultanze attraverso un grafico ponderato misurante la probabilità che si produca l'eritema (spettro d'azione eritemale) con una metodica analoga al metodo Diffey Robson per la misura strumentale del SPF[5] Si ritiene che sia i test per la misura dell'SPF, in vivo e strumentali, che i test strumentali per la misura dell'UPF generino dati attendibili in merito alla capacità di un prodotto di proteggere dalle scottature. La tabella seguente riporta lo standard ASTM[quale?] per l'abbigliamento con protezione solare e costumi da bagno:
Secondo i test della rivista Consumer Reports, un UPF ~30 è un valore normale per tessuti da sole protettivi; mentre se il UPF è circa 6 la protezione è la norma per i tessuti estivi. Origine della normativaL'abbigliamento è una delle prioritarie modalità per ripararsi dal sole, tuttavia contrariamente all'opinione comune, i tessuti estivi offrono spesso una protezione insufficiente ai raggi UV.[6] Da una ricerca pubblicata sul International Journal of Dermatology nel 1997 emerse che su 28 tessuti bianchi prelevati sul mercato, 19 offrivano una protezione inferiore a quella di un cosmetico solare con SPF 15.[7] Il Comitato europeo di normazione (CEN) ha sviluppato una nuova normativa sui requisiti per i test e l'etichettatura degli indumenti. Il gruppo di lavoro CEN/TC 248 WG14 - UV protective clothing interno al CEN iniziò i lavori nel 1998, includendo 30 esperti di svariate discipline inerenti (dermatologi, fisici, tecnologi tessili, produttori di tessuti e rivenditori di prodotti tessili per abbigliamento) provenienti da 11 paese membri. Questo gruppo ha valutato con procedure consensuali i vari aspetti del problema (medici, etici, tecnici, economici), tenendo presente la letteratura scientifica disponibile.[8] La prima parte della normativa: EN 13758-1, stabilisce i dettagli dei metodi di prova (come le misurazioni spettrofotometriche) dei tessuti. La seconda parte: EN 13758-2, stabilisce la classificazione e la marcatura dei tessili. Un tessuto anti-UV deve quindi soddisfare la norma, offrendo un UPF maggiore di 40 (40+), penetrazione media agli UV-A minore del 5%, e progettazione in ottemperanza alla parte 2 della normativa.[8] Se conforme alla norma, il capo deve avere in allegato il pittogramma del sole a forma stellata, la scritta EN 13758-2, e la specifica di un UPF 40+.[8] Normativa italianaIn Italia l'Ente nazionale italiano di unificazione (UNI) ha recepito la norma tecnica europea EN che asserisce che per essere considerato anti-UV un capo di abbigliamento deve riportare in etichetta il simbolo di un sole giallo con ombreggiatura, il numero della norma ovvero: EN 13758-2, ed il numero del fattore protettivo misurato (che dovrà essere 40+, o superiore)[9]. Nella etichetta, oppure in altre parti del prodotto, si dovrebbero trovare anche informazioni generali ed avvertenze, come ad esempio:
DermatologiaSecondo Torello Lotti, presidente della Società Italiana di Dermatologia (SIDeMaST) l'impiego di tessuti anti-Uv dovrebbero essere presi in considerazione soprattutto da:
Note
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