Tarentum (Roma)

Il Tarentum (più raramente anche citato come Terentum) era una parte del Campo Marzio nella Roma antica, alla sua estremità occidentale, vicino al fiume Tevere e al Trigarium.

I suoi limiti erano costituiti dall'altare di Dite e Proserpina[1] (rinvenuto presso la Chiesa Nuova nel 1888) e il corso del fiume. Per la presenza di fonti calde fu considerato un luogo collegato agli Inferi e fu legato al culto di Dite e di Proserpina.

In quest'area si svolgevano i Ludi saeculares, precedentemente chiamati Tarentini in riferimento al luogo in questione.

Ludi Tarentini

I Ludi Tarentini ebbero origine con un sabino chiamato Valesius, antenato della Gens Valeria[2]. Quando i suoi bambini si ammalarono seriamente, lui pregò gli dei di curarli, offrendo in cambio la sua vita. Una voce gli disse di portarli al Tarentum e di dargli da bere acqua del fiume Tevere, scaldata su un altare di Dis Pater e di Proserpina, divinità degli inferi. Presumendo di dover viaggiare fino alla colonia greca di Taranto, nell'Italia meridionale, intraprese il viaggio con i suoi bambini. Navigando lungo il Tevere, gli fu ordinato da una voce di fermarsi al Campo Marzio, proprio in un luogo che si chiamava Tarentum. Quando scaldò l'acqua del fiume e la diede ai bambini, essi guarirono miracolosamente e si addormentarono. Quando poi si svegliarono, informarono il padre che era apparsa loro in sogno una sagoma e gli aveva detto di fare sacrifici a Dite e Proserpina. Valesius scavando trovò che un altare a quelle divinità era stato seppellito in quel luogo, e compì il rituale come gli era stato indicato[3][4].

Alcuni storici romani fanno risalire l'origine dei giochi al 509 a.C.[5], mentre gli studiosi moderni considerano che la prima celebrazione ben documentata ebbe luogo nel 249 a.C., durante la prima guerra punica[6]

I ludi duravano tre giorni e tre notti[7] durante i quali si tenevano corse di cavalli in onore di Dite e Proserpina, il cui altare sorgeva sul luogo.[8]

Note

  1. ^ Festo, p. 479: Tarentum locus in Campo Martio dictus, quod eo loco ara Ditis patris terra occultaretur
  2. ^ *Attilio Mastrocinque, Silvia Marastoni, Beatrice Poletti, Hereditas, adoptio e potere politico in Roma antica, Giorgio Bretschneider, 2011 ISBN 887689263X, p. 53.
  3. ^ (LA) Valerio Massimo, Factorum et dictorum memorabilium, Libro II, 4.5, su penelope.uchicago.edu. URL consultato il 14 marzo 2009.
  4. ^ Zosimo, Historia Nova, Libro II, 2, 1ss.
  5. ^ (LA) Censorino, De Die Natali, 17.10, su penelope.uchicago.edu. URL consultato il 14 marzo 2009.
  6. ^ Jörg Rüpke, "Communicating with the Gods," in A Companion to the Roman Republic, Wiley-Blackwell, 2007, 2010), p. 225.
  7. ^ Tribus noctibus, Censorino 17.8 ([https://penelope.uchicago.edu/Thayer/L/Roman/Texts/Censorinus/text*.html#17.8)
  8. ^ See Platner's entry on the Ara Ditis et Proserpina at LacusCurtius online; Livy, Periochae 49 Archiviato il 4 dicembre 2018 in Internet Archive.: Ludi Diti patri ad Tarentum ex praecepto librorum facti.

Bibliografia

  • Samuel Ball Platner e Thomas Ashby, A Topographical Dictionary of Ancient Rome, Oxford University Press, London 1929, pp.508-509 (testo online sul sito di "Lacus Curtius")
  • Attilio Mastrocinque, Silvia Marastoni, Beatrice Poletti, Hereditas, adoptio e potere politico in Roma antica, Giorgio Bretschneider, 2011 ISBN 887689263X, p. 53.
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