La fortificazione fu edificata verso la fine del 1800 e si trova lungo la strada statale 46 del Pasubio, tra la località di Sant'Antonio e quella di Guarda all'interno del territorio comunale della Valli del Pasubio ad un'altezza sul livello del mare pari a circa 600 metri. Quest'opera, assieme al forte Monte Maso, costituiva lo sbarramento per interdire l'accesso dal Pian delle Fugazze.[1]
La tagliata stradale è stata costruita in pietrame per poter resistere alle granate utilizzate nel combattimento ravvicinato. Essa presenta una casamatta disposta su due livelli di cui quello inferiore è posto sotto il livello della strada.
Vi si trovano anche l'attraversamento stradale, parzialmente coperto, e il piazzale adiacente, anch'esso scoperto. Questi due sono posti in posizione defilata in modo tale che non sia visibile dall'esterno una copertura in muratura. Entrambi i fossati, quello del fronte e quello di gola, sono attraversati da ponti levatoi. Gli spalti, sia quello di fronte che quello della gola, sono a "scarpa piatta", mentre quello sui lati esterni è a angolo smussato.[1]
Durante la prima guerra mondiale non fu mai coinvolta in azioni belliche e perse ogni importanza strategica dopo l'esaurirsi della Strafexpedition nel giugno 1916 e il successivo consolidamento del fronte.
Negli anni 1930 fu parzialmente demolita in modo tale da agevolare lo scorrere del traffico. Più recentemente sono stati messi al sicuro tutti i possibili accessi in modo che non è più possibile entrare nella fortificazione.[2]
Tra il 2006 e il 2008, la regione Veneto ha risistemato la vegetazione che vi era attorno alla fortezza e l'ha messa in sicurezza dai detriti che si stavano staccando da essa.
Armamento
Armamento principale
4 cannoni a tiro rapido Nordenfelt da 42 mm su affusto a candeliere in casamatta.[3]
Per giungere alla tagliata si parte dalla città di Schio prendendo la strada statale 46 del Pasubio che attraversa la val Leogra sino ad arrivare alla località di Sant'Antonio; da qui si devono percorrere due tornanti e una salita rettilinea fino a giungere la tagliata.[1] Arrivati li si possono scorgere l'intatta facciata, i resti di un fossato e alcune feritoie per la difesa ravvicinata.[3]
Luca Girotto, Forte Tombion. La sentinella del Canal di Brenta. Storia ed immagini per la visita alla più antica tra le opere permanenti della "Fortezza Brenta-Cismon", Associazione Storico Culturale della Valsugana Orientale e del Tesino, Borgo Valsugana 2008, ISBN 978-88-903488-0-8.
Robert Striffler: Da Forte Maso a Porta Manazzo. Storia sulla costruzione e impiego dei forti delle batterie italiani dal 1883 al 1916, Edizioni Atelier Grafico, Schio 2015, ISBN 8894090213.