Strage di Farneta
La strage di Farneta fu la fucilazione di dodici monaci certosini[1], effettuata dai soldati tedeschi delle SS appartenenti alla 16. SS-Panzergrenadier-Division "Reichsführer-SS" il 7 e il 10 settembre 1944, in seguito al rastrellamento effettuato nella Certosa di Farneta di Lucca nella notte tra il 1° e il 2 settembre dello stesso anno. I primi due monaci furono uccisi il 7 settembre, mentre gli altri 10 furono trucidati tre giorni più tardi nella più ampia operazione di massacro di prigionieri denominata Strage delle Fosse del Frigido, avvenuta nei giorni 10 e 16 settembre 1944. Per le SS i monaci certosini erano colpevoli di aver dato asilo a un centinaio di perseguitati politici, partigiani ed ebrei. StoriaIl rastrellamentoLe SS irruppero nei locali della Certosa di Farneta alle 23.15 circa dell'ora legale nella notte tra il 1° e il 2 settembre 1944[2], sorprendendo i padri certosini mentre si recavano in chiesa per la recita del Mattutino. Il rastrellamento di tutti i locali della Certosa risultò problematico e di lunga durata: i monaci vennero così rinchiusi nel parlatorio, stretti come sardine e minacciati di morte. Verso le otto del mattino alcuni padri riuscirono a celebrare la Messa[3]. Quasi tutti i monaci furono costretti a svestirsi dell'abito religioso per indossare abiti civili. Il trasferimento a NocchiDalla certosa di Farneta partirono in tre momenti diversi della giornata tre autocarri coperti, sui quali furono caricate tutte le persone catturate tranne un fratello ungherese, Augustin Sztrilich[4]: i tre autocarri ebbero come destinazione un frantoio a Nocchi di Camaiore, dove tutti i prigionieri della Certosa vennero rinchiusi con altri provenienti dalle zone limitrofe. La prigionia nel frantoio durò quattro giorni, dal mezzogiorno del 2 settembre all'alba del 6[5], durante i quali i padri ricevettero un solo pasto giornaliero, subendo varie angherie. Inoltre, per tre volte fu eseguita la decimazione dei prigionieri in risposta alle rappresaglie subite dai tedeschi: la fucilazione con più vittime avvenne il 4 settembre poco lontano da Nocchi, a Pioppetti, quando furono uccise 35 persone, una ventina delle quali provenienti dalla Certosa. Nuovi trasferimenti: il 6 settembreAll'alba del 6 settembre le SS divisero i prigionieri in tre gruppi. Il primo, composto da una quindicina di padri certosini, tra i quali ritroviamo il padre maestro e il vescovo–novizio, ossia coloro i quali furono considerati i veri e propri responsabili, fu trasferito con dei camion vicino a Camaiore e rinchiusi in un locale angusto fino alla mattina del 7 settembre. Il secondo gruppo, composto da tutti gli altri padri, dopo un tragitto a piedi di 4 km e un trasferimento su camion, fu condotto al Sammellager (campo di raccolta) di Carrara dove avvenne una nuova selezione: due padri e sei fratelli considerati inadatti al lavoro furono trasferiti al forte Malaspina di Massa. Il terzo gruppo formato dai più giovani e validi fu deportato in Germania. Le prime due vittimeIl 7 settembre furono fucilati i primi due monaci certosini: il priore Martino Binz e il vescovo venezuelano Bernardo Montes de Oca, durante un trasferimento a piedi dalla prigione di Camaiore al Forte Malaspina di Massa, alle pendici del Montemagno: i loro corpi furono cosparsi di benzina e dati alle fiamme per poi essere coperti da un po' di terra[6]. Il resto del gruppo raggiunse il Forte dove si ricongiunse con gli altri padri certosini che si trovavano già lì dal giorno precedente. La strage del 10 settembreI due monaci rimasti del gruppetto dei responsabili, insieme agli altri otto selezionati a Carrara e considerati inadatti al lavoro, furono uccisi nella giornata del 10 settembre con altre 27 persone, sette delle quali provenienti dal rastrellamento della certosa: furono mitragliati due/tre per volta e in orari diversi della giornata, nell'ambito di quella operazione di eliminazione dei prigionieri voluta dai tedeschi ormai in ritirata, denominata strage delle Fosse del Frigido, che ebbe luogo proprio il 10 e 16 settembre. I primi a trovare la morte furono i padri Costa ed Egger, lungo la strada che da Massa va a Ponte Forno. Verso mezzogiorno toccò ai fratelli laici Michele Nota e Giorgio Maritano. I monaci Adriano Compagnon e Adriano Clerc morirono verso le 13. Alle 17 fu fucilato il fratello laico Raffaele Cantero. Poco dopo le 18, lungo la strada che da Massa porta a Torano, furono uccisi padre Benedetto Lapuente e i fratelli laici Bruno d'Amico e Alberto Rosbad. La sepolturaI corpi dei dieci certosini fucilati il 10 settembre furono tumulati in un primo momento nei cimiteri di Mirteto e Turano, per poi essere trasferiti il 22 e 23 maggio 1945 presso la certosa di Farneta. Le ossa dei padri Martino Binz e Bernardo Salvatore Montes de Oca furono ritrovate solamente il 7 febbraio del 1947: padre Binz fu sepolto a Farneta due giorni dopo; i resti di Montes de Oca invece furono trasportati in Venezuela. Processi ai responsabili della stragePer le responsabilità individuali della strage sono stati accertati i nomi di Hermann Langer, Eduard Florin ed Helmut Loos. Il tenente Hermann Langer, diretto superiore di Florin, assolto nel 2004 in primo grado dall'accusa di essere responsabile della strage, in appello fu riconosciuto colpevole e condannato in contumacia all'ergastolo[7], sentenza emessa nel 2005 da un tribunale militare italiano a Roma e mai attivata. Il giornale La Nazione commentando la sua morte iniziava l'articolo dal titolo E’ morto il criminale nazista condannato per la strage di Farneta del 13 set 2016 con la seguente constatazione del giornalista Paolo Pacini che ironizzava sull'"ergastolo virtuale" subito da Langer: «Lucca, 13 settembre 2016 - È morto serenamente nei giorni scorsi alla bella età di quasi 97 anni a Giessen, a due passi dalla sua cittadina di Linden, in Germania, dove si era ritirato da tranquillo pensionato. Una bella e lunga vita. Non si può dire lo stesso, purtroppo, delle decine di vittime innocenti che quest’uomo aveva sulla coscienza»[8]. Il sergente Eduard Florin, che era conosciuto nel monastero e riuscì quindi a far aprire quel giorno dai monaci i cancelli agli uomini delle SS[9], fu processato a La Spezia nel settembre 1946 e assolto "per non aver commesso il fatto", in quanto sarebbe stato presente al solo rastrellamento della Certosa ma non avrebbe avuto parte agli eventi successivi che portarono alla strage[10]. Il nome del maggiore Helmut Loos, capo del servizio Ic (servizio informazioni della divisione) e comandante della sicurezza, era emerso nel corso dei processi a carico di Max Simon e Walter Reder, e nel 1951 anche il tribunale militare di Bologna era a conoscenza del suo ruolo centrale nelle stragi naziste del 1944. Le dichiarazioni di testimoni e imputati, tuttavia, fecero ritenere che Looss fosse scomparso in Austria al termine del conflitto: in realtà era sopravvissuto alla guerra e si era dato alla clandestinità per sfuggire all'arresto[11]. Le vittime![]()
OnorificenzeDei dodici monaci certosini, sei padri e sei conversi, uccisi nella Strage di Farneta, undici hanno ricevuto, il 5 settembre 2001, la Medaglia d'Oro al Merito Civile, concessa dal Presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi, mentre a padre Antonio Costa è stata conferita la Medaglia d'Oro al Valor Militare. «Comunità conventuale sempre occupata nel soccorso dei più deboli, durante l'ultimo conflitto mondiale, con spirito cristiano ed encomiabile virtù civile, si prodigava offrendo aiuto ai perseguitati politici, agli ebrei e a quanti sfuggivano ai rastrellamenti. Subiva la feroce rappresaglia da parte dei soldati tedeschi che pure aveva accolto, sacrificando la vita di numerosi suoi certosini, separati dai confratelli, deportati e dispersi. Nobile esempio di grande spirito di sacrificio e di umana solidarietà.»
— 1943/1944 - Lucca «Dopo aver reso alla lotta di liberazione servizi veramente eminenti costituendo, ed in se stesso impersonando, un importante centro di raccolta, vaglio e trasmissione informazioni e dando, con cristiana pietà, asilo nel Monastero di Farneta a molti perseguitati dalla furia tedesca, cadeva, per delazione, nelle mani delle SS. germaniche. Duramente interrogato e sottoposto a tortura manteneva nobile ed esemplare contegno, molti salvando col silenzio e dando, con la sua eroica morte, nobile esempio di fedeltà alla Religione ed alla Patria.
[12].»
— Certosa di Lucca, settembre 1943 - settembre 1944. Note
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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