Stemma di Reggio Calabria

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Stemma di Reggio Calabria

Le origini della devozione a San Giorgio nella città di Reggio Calabria sono antichissime e risalgono all'inizio dell'XI secolo. Tutti gli studiosi sullo stemma della città di Reggio Calabria trattano dell'origine antichissima del culto del santo, delle tradizioni di gloria e religiosità circa il santo, della sua vita di cavaliere dalle singolari tenzoni col favoloso drago; nulla però che riguardi lo stemma cittadino vero e proprio, a parte discussioni e capricciose ipotesi su quello che potrebbe essere secondo l'una o l'altra descrizione, ma nessun riferimento figurativo ai capolavori del Carpaccio, del Giorgione, di Raffaello ecc. Nessun riferimento dunque a capolavori d'arte o a fonti storiche, tanto che all'esposizione di Firenze del 1861, si inviò uno stemma variopinto e grottesco prelevato da un quadro di una chiesetta rurale senza avere conoscenza dello stemma adottato ufficialmente dal comune dal 1600 in poi.

Studi sull'origine

Storia di Reggio Calabria
Stemma
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Culto nella polis
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Il Poseidonio
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Il Ducato di Calabria
La «Canzone d'Aspromonte»
Madonna della Consolazione
Giangurgolo, Maschera di Reggio
Gran Sigillo dell'Urbe Rhegina
Sindaci dal Medioevo ad oggi
Vescovi da San Paolo ad oggi
Terremoto del 1908
La «Grande Reggio»
I Fatti di Reggio del 1970

Il metodo di ricerca moderno ha usato una strada differente, chiedendo il riconoscimento di ciò che fu ed è nel "Gran Sigillo dell'Urbe Reggina"; non di ciò che si sarebbe foggiato in disegni, senza elementi storici ed araldici.

Infatti senza dubbio sin dal XVI secolo, Reggio che era città indipendente, autonoma e ligia solo alla monarchia per privilegi sovrani nonché libera dal feudalismo precipuamente per il diploma II Maggio 1465 di Ferrante d'Aragona)[1], aveva nel suo sigillo la figura equestre di san Giorgio, col motto assonante quasi in rima:

(LA)

«Urbs Rhegina Mater Provinciae Prima»

(IT)

«Città di Reggio Prima Metropoli della Provincia»

Anche se le vicende degli archivi cittadini, per i terremoti del 1509, 1638 e 1783, e per le invasioni turche, non hanno lasciato molte tracce di documenti; dal 1757 troviamo con certezza adottato costantemente e definitivamente usato lo stemma che reca anch'esso la leggenda gloriosa:

(LA)

«Urbs Rhegina Nobilis Insignis Fidelissima Provin(ciae) Prima Mater Et Caput»

(IT)

«Città di Reggio la più Fedele tra le Nobili Insigni Metropoli, Prima Madre e Capitale della Regione»

derivazione accresciuta da quella del 1522 che ha la sua storia e la sua ragione[3] ed è la intestazione degli atti dell'Università, della Corte locale e della Bagliva di Reggio, conservati nell'archivio di stato, roborati dal gran sigillo coll'arme cittadina.

Testimonianze

Gonfalone della città

L'illustre storico reggino Domenico Spanò Bolani scrive:

«Non è quindi meraviglia, che Giovanna, in quei tempi (1362) abbia dato ai Reggini contrassegni della sua real benevolenza. Il Capitano di Reggio ed il Magistrato si recavano ogni anno in quella terra quand'era la festa di sant'Antonio, col vessillo regio e della città.»

Ed ancora scrive:

«Come si rileva da un Diploma di Carlo III Durazzo del 9 gennaio 1382, la fiera franca di agosto fu conceduta ai Reggini da Ludovico e Giovanna nel 1357. Ad ogni quindici agosto, allo sparo del cannone (dal 1500 in poi) si usò innalzare una bandiera di color cremisi (rosso nobile), sulla quale erano ricamate ad oro ed argento le regie armi da una parte, e dall'altra quelle della città. Sotto questa bandiera veniva messo un baldacchino, anch'esso di color cremisi, con tre seggiole di cuoio, su cui sedevano i tre sindaci pro tribunali, assistiti dal loro consultore. I quali durante la fiera decidevano in ultimo termine non solo degli affari di commercio, ma altresì di tutte le contravvenzioni e delitti anche criminalissimi; e ciò per privilegio speciale di Giovanna II

Decreto di riconoscimento

Il decreto di riconoscimento dello stemma e del gonfalone del Comune di Reggio Calabria da parte del capo del governo è del 22 dicembre 1934[4]:

Stemma:

«D'azzurro al san Giorgio in atto di ferire con la lancia il drago, sinistrato da una donzella genuflessa in manto e corona reale, sormontata da raggi di luce uscenti dal capo, il tutto d'oro, con la scritta intorno allo scudo: Urbs Rhegina Nobilis Insignis Fidelissima Provinciæ Prima Mater Et Caput. Capo del Littorio.[5] Lo scudo sarà cimato da corona reale aragonese.»

Gonfalone:

«Drappo colore cremisi riccamente ornato di ricami d'oro e caricato dello stemma sopra descritto con l'iscrizione centrata in oro: "Città di Reggio Calabria". Le parti di metallo ed i nastri saranno dorati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto cremisi con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della Città e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali, frangiati d'oro.»

L'antico culto di san Giorgio

L'origine dell'antichissimo culto reggino a san Giorgio risale agli inizi dell'XI secolo ed è legato all'episodio che portò Reggio a infliggere una sconfitta ai saraceni che, occupata la vicina Sicilia, insidiavano le coste calabresi. Nel 1086 il saraceno Bonavert di Siracusa sbarcò a Reggio distruggendo il monastero di San Nicolò sulla Punta Calamizzi e la chiesa di San Giorgio danneggiando le effigi dei Santi. Ma il Duca Ruggero Borsa contrattaccò e inseguì Bonavert, lo uccise in battaglia e conquistò Siracusa. Per questa vittoria i reggini adottarono san Giorgio a loro protettore, la leggenda popolare legata all'episodio di per sé reale vuole infatti che Ruggero sia stato assistito dal Santo contro Bonavert. Proprio a questo periodo corrisponde del resto la devozione della città a Giorgio, il "cavaliere dei santi, santo dei cavalieri".

L'arcivescovo Antonio Maria De Lorenzo documenta l'antichissima tradizione della città di Reggio nel culto verso il suo patrono san Giorgio, è scritto infatti che al santo furono dedicate molte chiese della città (San Giorgio di Sartiano in La Judeca, San Giorgio di Lagonia, San Giorgio intra moenia e San Giorgio extra moenia).

In particolare nella chiesa di San Giorgio al Corso, tuttora esistente nel cuore della città, con un solenne atto ai piedi dell'altare del santo patrono si chiudevano ogni anno le elezioni municipali. Pubblicate le liste elettorali al palazzo di città, venivano poi sorteggiati i consiglieri. Quindi tra questi si decidevano sei nomi che venivano chiusi dentro palline di argento e messi in borsette separate secondo i ceti, che a loro volta erano poste sull'altare di San Giorgio. L'ultimo giorno dell'elezione, dopo la messa dello Spirito Santo, avveniva per mano di un bambino l'estrazione dei tre sindaci che avrebbero governato per un anno il comune. Nella chiesa di San Giorgio extra moenia (San Giorgio fuori le mura) ancora oggi esistente nel quartiere omonimo di San Giorgio Extra, è custodita un'icona del Santo.

Curioso è inoltre il legame del termine drago (legato all'iconografia di san Giorgio) con il greco draco ("serpente"), termine che designava la zona di Punta Calamizzi prima dello sprofondamento della stessa nel XVI secolo.

Galleria fotografica sul culto reggino di san Giorgio

Note

  1. ^ Privilegio II Maggio 1465 di Re Ferrante d'Aragona, nel "Repertorium" dell'Archivio provinciale di Stato, pagg. 126 a 132:
    "Ferdinandus Dei gratia Rex Siciliae Hierusalem et Hungarie. Universis et singulis presentium seriem inspecturis tam presentibus quam futuris. Nullam virtutem magis in Principe laudandam existimamus quam qua in subditos benemeritos liberalitatem gratitudinem clementiam atque mansuetudinem recto libramine ostendit et impartitur… Propterea et justum censemus ut buiusmodi civitatem et cives dignis gratiis prosequamur, faveamus et augeamus; etiam propterea reputantes ipsam civitatem in ipsa provincia famosam, insignem, atque principaliorem, et ob ejus situm et conditionem Nobis et nostro Statui non modo perutilem sed valde necessariam; nos ab experto videntes et recognoscentes eam per Retroprincipes Regni bujus fuisse in Regio Demanio immediate retentam et conservatam, esseque de illis civitatibus peculiaribus et insignibus, quae juxta Regni buius infeudationis Ritus et Constitutiones a praedicto Demanio separari vel alienari non debent. Volentes in omnibus et per omnia praenarrata Capitula observare et observari facere tenore praesentis nostri privilegii in perpetuum valituri, de certa nostra scientia deliberate et consulto, motuque proprio praenarrata Capitula … confirmamus … ipsamque civitatem nobilitamus ac nobilem facimus, creamus et nominamus. Itaque de cetero in cunctis contractibus et scripturis aliis agendis ipsa civitas Regii nobilis nominetur et intituletur … Ipsam civitatem utique dignam, insignem et antiquam, caeteris insignibus et peculiaribus civitatibus aggregamus et annumeramus, quae uti membra a corpore, sic illa a Corona et Demanio nostris separari vel alienari non possit, promittenctes atque curantes semper et omni futuro tempore per nos omnes beredes nostros dictam Civitatem cum omnibus ejus juribus territorio pertinentiis universis in perpetuo nostro Demanio et Corona retinere et conservare".
  2. ^ (EN) Aneilya Barnes e Mariarosaria Salerno, Symbols and Models in the Mediterranean, Cambridge Scholars Publishing, 21 agosto 2017, p. 239, ISBN 9781527502710.
  3. ^ In un diploma 30 agosto 1514, di Ferdinando il Cattolico, si legge:
    “Il Placet Regiae Majestati dicfam Civitatem matrem et caput civitatum dictae Provintiae preclaram habere dictum privilegium ..."
    (Archivio di Stato di Reggio, Repertorium privilegiorum nobilis civitatis Rhegii, pag.155).
  4. ^ D.C.G. di riconoscimento del 22 dicembre 1934 (PDF).
  5. ^ Il Capo del Littorio fu soppresso con Decreto Legislativo Luogotenenziale del 26 ottobre 1944 n. 313 anche se sullo stemma attuale continuò a sussistere con la sola l'eliminazione del fascio littorio.

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