Squadriglia Bianca
La Squadriglia Bianca (in rumeno Escadrila Albă), in seguito ridesignata Escadrila 108 Transport uşor, è stata un'unità di aeromobili sanitari inquadrata nella Forțele Aeriene Regale ale României, l'aeronautica militare del Regno di Romania, pilotata da sole donne e che hanno prestato servizio durante la seconda guerra mondiale. La squadriglia utilizzava i monomotori monoplani RWD-13S, versione aeroambulanza, di fabbricazione polacca. Il nome deriva dal fatto che gli aerei erano stati dipinti interamente in bianco avorio. La livrea aveva dipinte croci rosse sulla fusoliera e le ali. Malgrado questi evidenti segni distintivi, i sovietici non ne tennero conto e li attaccarono come ogni altro aereo militare. Quindi, dalla fine del 1941 gli aerei della squadriglia vennero dipinti con normali colori mimetici.[1] Storia![]() L'istituzione di uno squadrone sanitario fatto di donne pilota fu un'idea della principessa Marina Știrbei. Venne presa a modello l'organizzazione finlandese Lotta Sward, ed iniziò ad operare a seguito della richiesta presentata da Marina Știrbei al Ministero dell'aviazione nel 1939.[1] Al momento della costituzione della Squadriglia Bianca vi facevano parte le seguenti aviatrici: Mariana Drăgescu, Virginia Duţescu, Nadia Russo, Virginia Thomas, Marina Știrbei e Irene Burnaia.[1] Nel mese di agosto 1942, la Squadriglia Bianca venne rinominata 108ª Squadriglia di Trasporto Leggero e si trasferì a Stalingrado, nel campo d'aviazione di Kotel'nikovo e poi a Plodovitoje. Altre aviatrici si aggiunsero all'unità: Victoria Pokol, Maria Nicola, Stela Huțan e Smaranda Brăescu.[1] La Squadriglia Bianca era molto conosciuta sia a livello nazionale che internazionale.[1] La Squadriglia Bianca nei mediaSu questa unità dell'aviazione rumena sono stati scritti articoli da tutta la stampa europea del tempo. Sono stati realizzati un libro ed un film intitolati "Squadriglia Bianca": il libro scritto da George Acsinteanu; il film fu una coproduzione italo-rumena ed ebbe come protagonisti Mariella Lotti, Tino Bianchi e Lucia Sturdza-Bulandra.[1][2] Note
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