«Quannu l’autri carusi ammizzigghiati Vannu a la scola senza studiari, iddu abbuscannu cauci e garciati già travagghiava intra li surfari.»
(IT)
«Quando gli altri ragazzi viziati vanno a scuola senza studiare, lui ricevendo calci e schiaffi già lavorava dentro la solfara.»
(Alfredo Rutella, Civiltà)
La solfara Gessolungo o miniera Gessolungo è una miniera di zolfo sita in provincia di Caltanissetta nel bacino minerario della Valle dell'Imera. Di proprietà del barone Calafato Giuseppe ed eredi è stata una delle maggiori solfatare del comprensorio minerario di Caltanissetta; tra le più profonde con i suoi 300 metri.[1]
La solfatara era già attiva nel 1839;[2] ed è stata chiusa nel 1986, dopo otto anni di inattività.[3] Dal 1919 fino alla sua morte (1954), uno dei principali azionisti della miniera fu il noto boss mafioso Calogero Vizzini[4][5].
Incidenti
Il 12 novembre 1881 vi morirono 65 operai e vi furono 31 feriti a seguito di uno scoppio di grisù, innescato da una lampada ad olio[6], e del successivo incendio della solfara.[7]
Tra le vittime in questa circostanza vi furono 19 carusi, di cui nove rimasti senza nome e il loro cimitero, detto Cimitero dei carusi, è ancor oggi visitabile nelle vicinanze della miniera di Gessolungo. Questa è stata una delle più gradi tragedie minerarie di tutto il comprensorio minerario del centro Sicilia.[8]
Nel 1958 per un'esplosione da grisou vi furono 14 morti e 58 feriti.[3]
^Cimitero dei carusi, su amicidellaminiera.it, Associazione Amici della Miniera - Miniere di Zolfo a Caltanissetta - (archiviato dall'url originale il 1º novembre 2013).
^La zolfara, su ildeposito.org. URL consultato il 30 settembre 2023.
Bibliografia
Barone & Torrisi,Economia e società nell'area dello zolfo secoli XIX-XX, Caltanissetta, Salvatore Sciascia Editore, 1989 p. 1-524