Smalahove
Lo smalahove (anche chiamato smalehovud)[1] è un piatto tradizionale del Vestlandet, in Norvegia. Etimologia e storiaIl nome del piatto deriva dalla combinazione delle parole norvegesi hove, ovvero una forma dialettale di hovud (hǫfuð), che significa "testa", e smale, ovvero "pecora". Pertanto, smalahove significa letteralmente "testa di pecora". Originariamente un piatto consumato dai poveri,[2] oggi lo smalahove viene generalmente consumato nel periodo natalizio.[3] DescrizionePer la preparazione di uno smalahove, la pelle e il vello della testa di una pecora vengono bruciati e il cervello rimosso. Successivamente, la testa viene salata e, a volte, affumicata e asciugata. La testa viene quindi bollita o cotta a vapore per circa tre ore. In alcune preparazioni, il cervello viene cotto all'interno del cranio e poi mangiato con un cucchiaio o fritto.[4] Lo smalahove può anche essere accompagnato da vari condimenti fra cui purè di rutabaga e patate, Akvavit,[5] latte acido e birra. Una porzione di smalahove di solito consiste in metà della testa. L'orecchio e gli occhi vengono normalmente mangiati per primi, poiché sono le zone più grasse e hanno un sapore migliore quando vengono consumati caldi.[6] La testa viene consumata mangiando la carne intorno al cranio, cominciando dalla parte anteriore fino a giungere a quella posteriore. Nel dirittoNel 1998 seguito alla diffusione del morbo della mucca pazza, una direttiva dell'Unione Europea vieta la produzione di smalahove prodotto usando carne di pecore adulte[7] per timore della possibilità di trasmissione di scrapie: una malattia prionica mortale e degenerativa di pecore e capre, che tuttavia non risulta essere trasmissibile agli esseri umani. Oggi è permesso produrre lo smalahove usando le teste degli agnelli.[5] AccoglienzaLo smalahove viene considerato dalla maggior parte delle persone poco attraente o addirittura ripugnante.[6] È per lo più apprezzato dagli appassionati, ed è spesso servito ai turisti. A causa del suo status di cibo "estremo", i turisti lo provano per curiosità. La città norvegese di Voss, in particolare, ha beneficiato dei turisti che desiderano provarlo, «non solo come un piatto rurale nostalgico e autentico, ma anche come un trofeo culinario stimolante che attrae i consumatori alla ricerca del brivido».[8] Note
Bibliografia
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