Shorinji Kempo![]() Lo Shorinji Kempo (少林寺拳法?, Shōrinji Kenpō) è un'arte marziale nata ufficialmente nel 1947 a opera del giapponese Dōshin Sō (1911-1980), al quale è succeduta la figlia Yūki Sō, che fondò il tempio principale (tuttora esistente) a Tadotsu, cittadina della prefettura di Kagawa.[1] DescrizioneLo Shorinji Kempo è basato sull'unione di insegnamenti filosofici e tecnici; entrambe le componenti mirano allo sviluppo di individui abili nell'autodifesa, in buona salute e capaci di collaborare tra loro, con lo scopo di migliorare se stessi tecnicamente e caratterialmente.[1] Il praticante viene chiamato kenshi (拳士).[2] L'emblema della disciplina è il so-en (due cerchi sovrapposti che simboleggiano armonia e coesione), introdotto nel 2005.[2] Sul piano organizzativo, lo Shorinji Kempo è formato da 5 sezioni che insieme costituiscono lo Shorinji Kempo Group.[3] Allo Shorinji Kempo risale l'origine della disciplina Byakuren Karate. Storia della disciplinaLo Shorinji Kempo è stato fondato a metà del XX secolo, ma ha origini antiche: deriva dallo Shaolinquan, insieme di stili frutto degli insegnamenti di Bodhidharma, un monaco buddhista indiano che esportò in Cina le proprie conoscenze marziali intorno al 520 d.C.[4] Doshin So, stabilitosi in Manciuria all'età di 18 anni, studiò numerosi stili cinesi;[1][5] rimpatriato nel 1946, avvertì la necessità di contribuire al risollevamento di un Giappone devastato dalla seconda guerra mondiale, e realizzò un sistema educativo, basato su quanto aveva appreso in Cina, che svolgesse una funzione spirituale attraverso le tecniche marziali.[1] Dopo essersi sviluppata in Giappone, la disciplina iniziò a diffondersi nel resto del mondo nella seconda metà degli anni 1960; al maggio 2014 era praticato in 36 paesi.[6] Fondamenti tecnici e filosoficiDa un punto di vista tecnico, lo Shorinji Kempo prevede un vasto repertorio di atemi, comprensivo di pugni, calci e parate, che si possono racchiudere nella categoria Goho (tecniche "dure"); è previsto anche l'utilizzo di tecniche "morbide" (svincoli, leve, torsioni e proiezioni), categorizzate come Juho;[1] tali tecniche, animate da un principio esclusivamente difensivo,[7] possono essere combinate tra loro al fine di realizzare un unico sistema.[8] La disciplina prevede inoltre lo studio di numerosi punti di pressione.[1] Uguale importanza viene attribuita all'aspetto filosofico dell'arte marziale, comprendente aspetti meditativi mutuati dal Buddhismo Zen nonché norme di comportamento come la priorità della difesa rispetto all'attacco, il rifiuto della violenza e la propensione a una pratica collaborativa.[1] Video sul Shorinji Kempo
Note
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