Semiotica del visibileLa semiotica dell'arte visiva è quella disciplina che si occupa di studiare le qualità significanti di un'opera artistica visiva.
La disciplina si sviluppa fondamentalmente grazie alle ricerche e alle riflessioni condotte dal semiotico Greimas, e in particolare attraverso un suo specifico saggio: "Semiotica plastica e semiotica figurativa".[1] Valutazione semiotica di un'opera d'arteL'immagine artistica planare o tridimensionale va analizzata tenendo presente che esistono due tipi di linguaggio visivo:
Ne consegue dunque che l'analisi di un'opera visiva si scinde in due sotto-semiotiche.[1] Analisi figurativaSecondo Greimas, per analizzare un'opera artistica, occorre innanzitutto stabilire se essa è di tipo figurativo o di tipo astratto, quindi se rappresenta icone relative al mondo naturale (esseri, fenomeni, oggetti) oppure non ha referenti figurativi.[1] Infatti, nel caso in cui l'oggetto visivo preso in esame abbia una qualche forma di figuratività, l'analisi va cominciata attraverso l'analisi delle figure. Le figure vengono definite da Greimas come formanti figurativi: ciascuna figura è un formante, ossia produttrice di significato. Esistono quadri che hanno figure più "realistiche" di altri quadri, e dunque hanno una più alta densità figurativa. Qualora la figurazione risultasse totalmente assente si avrà una densità figurativa nulla (astrattismo), mentre se tale figuratività è molto densa, cioè realistica, si avrà una rappresentazione iconica.[1] Analisi plasticaIn seguito all'analisi figurativa si può procedere all'analisi plastica. Essa consiste nell'individuazione di tre componenti fondamentali:[1]
Una volta individuate queste tre caratteristiche, bisogna ricavarne i formanti plastici: non tutti gli innumerevoli tratti grafici, tutte le zone colorate o tutte le linee sono necessariamente formanti plastici, perché lo sono soltanto se esprimono qualcosa, se evocano un significato all'interno della composizione pittorica.[1] Anche il linguaggio dell'immagine cinematografica o quello di una fotografia, o di una scultura presentano categorie plastiche, ma esse sono ovviamente diverse da quelle citate da Greimas, perché queste ultime riguardano essenzialmente la pittura.[1] Il testo visivo plastico deriverà dunque il suo significato dalla sintagmatica dei formanti plastici.[1] Il formante plastico può rimandare ad un contenuto in due modi:
Il linguaggio plastico è monoplanare (come quello dei numeri, delle note musicali, del gioco degli scacchi, in cui l'espressione corrisponde indissolubilmente al contenuto), perché ad un colore corrisponderà sempre quel colore, ad una linea sempre quella linea, ecc. Tuttavia, la semiotica plastica è pur sempre interpretabile (solitamente sono interpretabili quelle semiotiche dette biplanari, in cui il significante viene utilizzato per richiamare un significato appartenente ad un altro tipo di oggetto, codice o linguaggio, come nel caso della lingua umana in cui mediante una parola scritta si richiama qualcosa d'altro: un oggetto reale, ipotetico o astratto), in quanto attraverso le correlazioni simboliche e semisimboliche è possibile ricavare dal piano plastico un "linguaggio altro", che si colloca direttamente sul piano dell'espressione.[1] NoteVoci correlate |
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