Il primo incrocio di successo ottenuto da Strampelli fu il grano "Carlotta", dedicato alla moglie e assistente Carlotta Parisani. La scarsa resistenza alla "stretta" di questa varietà lo condusse dopo anni di ricerche al triplice incrocio ("Rieti"x" Wilhelmina") x"Akakomugi" dal quale ottenne il grano "Ardito".
Fu la svolta: la creazione del grano "Ardito" consentì di realizzare la prima cultivar che riuniva tutti i caratteri desiderabili dei vari grani del tempo: il grano "Rieti" era infatti resistente alla ruggine, l'olandese "Wilhelmina Tarwe" aveva un'alta resa per ettaro e infine il grano rosso giapponese ((JA) 赤小麦, Akakomugi) - altrimenti di scarso o nullo valore commerciale - era resistente all'"allettamento" per lo sviluppo breve del fusto e grazie alla sua maturazione precoce sfuggiva alla "stretta". L'introduzione delle varietà a basso fusto tramite il gene Rht8 proveniente dall'"Akakomugi" è considerata una delle più importanti mutazioni del grano indotte nel XX secolo[1].
Dal successo dell'"Ardito" Strampelli proseguì realizzando oltre ottocento incroci, dei quali una sessantina di valore commerciale.
Sulle sue sementi - inizialmente osteggiate per l'atteggiamento conservatore della cultura contadina - puntò invece Benito Mussolini, che ne aveva colto il valore fin dal 1925. Con lo scopo di far raggiungere all'Italia l'autosufficienza nella produzione cerealicola, il dittatore lanciò la cosiddetta "Battaglia del Grano", con la quale le "sementi elette" vennero diffuse grazie ad una capillare opera di propaganda e di istruzione.
Vennero raddoppiati gli stanziamenti per la sovvenzione delle Cattedre ambulanti che furono tutte motorizzate affinché potessero recarsi anche nelle località più remote a fare istruzione e propaganda. Cinque milioni di lire del 1925 vennero erogati agli Istituti Sperimentali perché intensificassero gli studi. Altri cinque milioni furono assegnati direttamente alla sovvenzione e alla diffusione delle varietà nuove di grano e furono istituiti mille posti di selezione del grano da seme allo scopo di raffinare la semente. Per intensificare la propaganda a favore delle nuove cultivar furono realizzati migliaia di campi dimostrativi in tutto il Paese dove mostrare ai coltivatori l'efficacia delle "sementi elette"[2].
Nel giro di un decennio le sementi Strampelli erano le cultivar più diffuse nel Settentrione del paese.[3] Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, anche il Mezzogiorno - dove più lenta era stata la penetrazione delle nuove tecniche produttive a causa della resistenza o dell'incuria dei latifondisti reazionari - aveva ampiamente adottato queste varietà.[3] È stato sostenuto che le "sementi elette" abbiano consentito all'Italia di superare la crisi del conflitto mondiale senza subire le catastrofiche carestie che invece avevano colpito altri paesi, come la Grecia[4].
Nel dopoguerra diversi paesi mondiali avevano introdotto le varietà Strampelli, fra cui la Cina, l'Argentina, il Messico, il Portogallo e la Jugoslavia. In altri paesi, a partire dalle esperienze di Strampelli, erano state realizzate cultivar locali, come in URSS e Australia. Dal Messico - dove lavorava l'agronomo Norman Borlaug - la presenza di coltivazioni di grani Strampelli[5] consentì allo scienziato americano (che tuttavia era all'oscuro delle ricerche del suo predecessore italiano) basi su cui realizzare la cosiddetta Rivoluzione verde degli anni Sessanta.
Caratteristiche
Vennero ottenute in massima parte per ibridazione con lo scopo di selezionare i caratteri desiderabili delle diverse varietà di frumento. Oltre a perseguire una maggiore produttività per ettaro ottenuta non solo riducendo l'impatto di questi flagelli sulle coltivazioni, ma anche selezionando le varietà più fruttifere In particolare Strampelli si impegnò sui seguenti obbiettivi immediati:
la ruggine bruna, per la quale ricercò varietà resistenti ai funghi che ne sono causa;
il cosiddetto "allettamento", contro il quale puntò ad una riduzione dell'altezza relativa delle spighe;
la "stretta", causata dalla siccità e dall'aumento repentino delle temperature nel periodo finale del riempimento delle cariossidi, per evitare la quale puntò alla precocità di maturazione del seme.
Classificazione
Le varietà di frumento che Strampelli produsse sono:[6]
Nomi vari a carattere storico e patriottico: Dante (dedicato al Sommo Poeta), Stamura (dedicato all'omonima eroina anconetana)
Il frumento "Bruno" fu anche denominato "San Pastore" (nomenclatura con cui è universalmente noto oggi), dalla tenuta dove Strampelli lavorò a lungo.
Note
^Borlaug, Strampelli and the Worldwide Distribution of RHT8 di
M. Ellis, D. Bonnett e G. Rebetzke, in Wheat production in stressed enviroment. Developments in Plant Breeding, Springer, 2007, Volume 12, 787-791
^Mario Ferraguti, Per l'agricoltura italiana, in Mussolini, CEN, Roma, 1958, p. 513
^Cirillo Maliani, Nazareno Strampelli: conferenza commemorativa (conferenza tenuta presso il Rotary Club di Camerino (MC) il 26 ottobre 1978). Pubblicata in: Notiziario Economico n.12, dicembre 1978, Camera di Commercio Industria Agricoltura e Artigianato di Macerata; Cirillo Maliani. Opera e figura di Nazareno Strampelli. Ricordi ed attualità. In: Atti del convegno di studio “Ricordo ed attualità di Nazareno Strampelli” (a cura di Gianpaolo Sartori e Lauriano Donin), Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Rovigo, Istituto padano di arti grafiche, Rovigo, 18 settembre 1982, pp. 13 e 14. In particolare fu Maliani a dover spiegare personalmente agli incaricati delle forze d'occupazione alleate i motivi per i quali in Italia non vi era stata una carestia catastrofica come vi era stata in Grecia, con oltre mezzo milione di morti per fame.
^Pioneers in scientific discoveries di Kalayya Krishnamurthy. p. 81, Mittal Publications, Nuova Delhi, 2002
Roberto Lorenzetti, La scienza del grano. Nazareno Strampelli e la granicoltura italiana dal periodo giolittiano al secondo dopoguerra, Pubblicazioni dell'Archivio di Stato, Saggi 58, Ufficio centrale per i beni archivistici, Ministero per i beni e le attività culturali, Roma, 2000
Sergio Salvi, Viaggio nella genetica di Nazareno Strampelli, Tipografia S. Giuseppe, Pollenza (MC), 2008 (Volume fuori commercio, reperibile gratuitamente presso l'Autore)
Sergio Salvi, Quattro passi nella scienza di Nazareno Strampelli, Tipografia S. Giuseppe, Pollenza (MC), 2009 (Volume fuori commercio, reperibile gratuitamente presso l'Autore)
Benedetto Strampelli, Nazareno Strampelli come pioniere e scienziato nel campo genetico, Istituto Nazionale di Genetica per la Cerealicoltura "Nazareno Strampelli", Stabilimenti tipografici "Carlo Colombo", Roma, 1944
Giuseppe Tallarico, Nazareno Strampelli, Colombo, 1942