Sciuscià (fumetto)
Sciuscià è una serie a fumetti italiana di genere avventuroso pubblicata dall'Editrice Torelli dal 1949 al 1956. Scritto dall'editore e sceneggiatore Tristano Torelli e da Renzo Barbieri, fu il primo e più importante esempio di fumetto neorealista.[1][2][3] Ambientata in Italia subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, la serie racconta le avventure del giovane lustrascarpe napoletano Nico e dei suoi amici.[2] Fu uno dei principali successi dell'editore.[4][5] Storia editorialeLa serie esordì, dopo i successo del film "Sciuscià" diretto da Vittorio De Sica nel 1946 (soggetto di Cesare Zavattini), il 22 gennaio 1949 con testi di Tristano Torelli e illustrazioni di Ferdinando Tacconi e ottenne un successo immediato. In seguito la serie venne affidata a Gianna Arguissola e Renzo Barbieri come autori delle storie e a Franco Paludetti e Gianluigi Coppola come disegnatori.[3][6][7] Gli albi venivano pubblicati nel formato a striscia caratteristico dell'epoca e ospitavano un episodio autoconclusivo.[3][8][9] Inizialmente ricche di elementi realistici, le storie gradualmente persero originalità e credibilità, con il gruppo di adolescenti inviati in improbabili missioni in Africa, Cina o Canada, e la qualità nonché il successo commerciale della serie cominciarono a declinare.[8] La serie venne chiusa nell'aprile del 1953, tuttavia nuovi episodi della serie continuarono ad essere pubblicati in appendice a Il Piccolo Sceriffo fino al 1956.[3] La saga di Sciuscià terminerà quindi troppo presto, ma quegli anni furono sufficienti a decretare il successo di un eroe, per così dire, nostrano, che tuttavia dovette cedere il passo ad altri esotici eroi del fumetto: Tex, Il grande Blek, Capitan Miki, Il Piccolo Sceriffo, per citare solo i più famosi di un vero e proprio esercito di eroi di carta tutti ambientati oltre Atlantico, prima dell’esplosione di altri fumetti “per adulti” (i "neri" prima con Diabolik, Kriminal e Satanik con i loro epigoni, gli erotici con Messalina e le sue epigoni dopo) troppi dei quali nati con intenti molto meno umanitari e sociali di quelli del primo dopoguerra e privi di quegli ideali di amicizia e solidarietà che avevano caratterizzato per lungo tempo questa letteratura per ragazzi. La serie è stata brevemente riesumata nel 1965 nella rivista a fumetti Commandos, con nuove storie ancora scritte da Torelli e illustrate da Lina Buffolente.[3] , la quale nel 1965 ridisegnò i primi 34 albi a strisce, già usciti nel 1949. In tal modo si verificò, anche se i personaggi erano gli stessi, come invariate rimasero le sceneggiature, una netta differenziazione di stile con il disegnatore storico, Ferdinando Tacconi. La serie ha anche ispirato un romanzo, Sciuscià (1952), scritto da Tristano Tirelli e Gianna Arguissola.[3][8] Da notare che proprio nel 1946, anno di uscita del film, uscì il primo e unico esempio di cartone animato neorealista italiano, cioè “L'ultimo sciuscià”, di Gibba, pseudonimo di Francesco Maurizio Guido. Note
Bibliografia
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