Scarpe sulla riva del Danubio
Le Scarpe sulla riva del Danubio (in ungherese Cipők a Duna-parton) sono un memoriale dell'Olocausto, opera del regista Can Togay realizzato insieme allo scultore Gyula Pauer. L'installazione artistica è collocata sul lungo Danubio di Budapest ed è stata inaugurata il 16 aprile 2005 nella Giornata ungherese della memoria per il 60º anniversario della Shoah. OperaL'opera è un gruppo scultoreo che raffigura delle scarpe poste sul ciglio della banchina della sponda del Danubio sul lato di Pest e ricorda un massacro di cittadini ebrei compiuto dai miliziani del Partito delle Croci Frecciate durante la seconda guerra mondiale. Così si chiamava la milizia che collaborò con i nazisti nella deportazione e sterminio di migliaia di ebrei ungheresi. Dopo averli imprigionati nelle loro stesse case all'interno del ghetto di Budapest, i miliziani decisero di assassinare le proprie vittime in città. Gli ebrei venivano trascinati lungo il fiume Danubio, legati a gruppi di tre e uccisi con un colpo alla nuca; i loro cadaveri venivano gettati nel fiume. StoriaDurante l'autunno e l'inverno del 1944, dopo che i tedeschi rovesciarono il governo di Miklos Horthy portando al potere Ferenc Szálasi, il partito di quest'ultimo, la Croce Frecciata, fortemente fascista ed antisemita, introdusse un regno di terrore a Budapest. La maggior parte degli omicidi di ebrei lungo il fiume Danubio avvenne tra il dicembre 1944 e il gennaio 1945. I membri della polizia ungherese del Partito della Croce Frecciata ("Nyilas") prelevarono ben 20 000 ebrei dal ghetto di Budapest, appena istituito, e li giustiziarono lungo la riva del fiume. Sparare agli ebrei nel Danubio era conveniente perché il fiume portava via i corpi. Spesso gli assassini della Croce Frecciata costringevano le loro vittime ebree terrorizzate a togliersi le scarpe prima di ucciderle. Le scarpe erano merce preziosa durante la Seconda Guerra Mondiale, gli assassini potevano usarle o scambiarle al mercato nero. A volte, però, le scarpe delle vittime erano così logore che i miliziani uccidevano gli ebrei con le scarpe ancora indosso. In alcuni casi gli uomini della Croce Frecciata legavano insieme le mani di due o tre ebrei, adulti o bambini. Poi sparavano solo a una delle persone legate insieme per far si che il corpo del morto trascinasse con sé le vittime ancora vive nel fiume. Tutti i corpi, legati insieme da lacci o corde o dal destino, affondavano o galleggiavano lungo il fiume. Se i miliziani si accorgevano che gli ebrei erano ancora vivi, li usavano come bersaglio.[1]
Il dott. Erwin K. Koranyi, psichiatra di Ottawa, scrisse della notte dell'8 gennaio 1945 nel suo saggio Dreams and Tears: Chronicle of a Life (2006).[3] Il 7 aprile 2009 Pal Szalai è stato inserito nei "Giusti tra le nazioni" per aver salvato diversi ebrei ungheresi.[4] Karoly Szabo è stato ammesso il 12 novembre 2012. Note
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