Santuario dell'Arcella
Il santuario Antoniano dell'Arcella, conosciuto popolarmente come Sant'Antonino, è un luogo di culto cattolico situato all'Arcella, quartiere settentrionale della città di Padova. Al suo interno si conserva la cella dove spirò sant'Antonio il 13 giugno 1231. Sebbene la costruzione sia relativamente recente, il luogo di culto ha origini antiche. Oggi la chiesa, santuario retto dai frati minori conventuali, gode di titolo parrocchiale. Storia![]() Le originiNell'area dell'attuale santuario stava nel XIII secolo un ospizio (o xenodochio) retto da una comunità di monache clarisse fondata, secondo la tradizione, da san Francesco d'Assisi nel 1220 dopo il suo rientro dalla Terra Santa. Questo sorgeva in una zona extraurbana, sulla strada che portava verso Porta Molino. La morte di sant'AntonioQuando il 13 giugno 1231 sant'Antonio - ospite dal conte Tiso in Camposampiero - si sentì mancare, chiese di essere riportato a Padova dove desiderava morire. Trasportato verso la città su un carro trascinato da buoi, si dovette fermare presso l'ospizio della clarisse: lì fu portato all'interno di una cella dai confratelli che temevano l'accalcarsi della folla devota. Adagiato a terra, ricevette l'estrema unzione. Recitato l'inno O gloriosa Domina e pronunciate le parole Video Dominum meum (Vedo il mio Signore), spirò all'età di 36 anni. Le vicende![]() La salma del santo fu poi portata in città, alla chiesa di Santa Maria Mater Domini, dove egli voleva essere sepolto. La cella in cui morì Antonio divenne un luogo di culto frequentatissimo. Nello stesso 1231 morì la clarissa Elena Enselmini e fu sepolta nella chiesetta dello spizio: la tomba della venerata francescana attirò ulteriore numero di devoti presso l'Arcella. Il nuovo santuario![]() Nel secondo quarto dell'Ottocento si avviò una campagna di ricostruzione del santuario guidata dal nobile padovano Giovanni Battista Trevisan: su suo progetto si riedificò o ampliò la precedente costruzione secondo il gusto neoclassico. L'edificio fu concluso nel 1842. Si caratterizzava per l'imponente pronao elevato sullo stile corinzio e per due campaniletti gemelli, che affiancavano l'unica piccola navata. Il santuario neogotico si principiò nel 1890 su disegno di Eugenio Maestri come ampliamento della precedente costruzione a cui si innestò attraverso una serliana. L'interno fu interamente dipinto a tempera da Giacomo Manzoni con la collaborazione di Agide Aschieri. Si iniziò a costruire anche un nuovo grande campanile sul sagrato. Si avviò così un cantiere che si concluse solo verso il 1931, quando Nino Gallimberti portò a compimento il progetto di Maestri ma con gusto più puro: si eliminarono le pitture ottocentesche, si demolì il lacerto del santuario neoclassico e si elevò la cupola, con transetto, abside e cappelle che andarono a circondare la cella antoniana. Ne risultò un arioso edificio sui canoni del gotico padano caro ai francescani, giocato sulla cromia del rosso e del bianco (pure colori della città di Padova). Il campanile fu completato sotto direzione dell'ingegnere Agostino Zanovello, rispettando il gusto neogotico della nuova chiesa e fu culminato dalla statua di Sant'Antonio. Sopra il campanile venne eretta nel 1922 una statua del Santo in legno di larice di 5,5 metri, scolpita da Silvio Righetti. DescrizioneLa cellaIl campanileLe campaneSul campanile è installato un concerto di 8 campane finemente lavorate, fuse nel 1922 dalla fonderia Cavadini di Verona. Il concerto copre l'intera ottava musicale (diatonica maggiore) partendo dal "do centrale" (Do3). L'organo a canneStoriaDisposizione fonicaNote
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